Home » Politiche educative » Funzionerà l’organico funzionale? (nuova versione)

Funzionerà l’organico funzionale? (nuova versione)

Pubblicato il: 18/11/2014 09:52:55 -


Il piano governativo esposto nel documento “La Buona Scuola” prevede, con l’assorbimento del precariato, la sostituzione dell’organico di fatto con l’organico funzionale all’autonomia scolastica.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

L’assunzione di circa centocinquantamila docenti, programmata nel piano governativo La Buona Scuola, andrà a saturare l’intero quadro organico delle scuole italiane nel loro fabbisogno complessivo per il breve periodo e fino all’arrivo dei vincitori del futuro megaconcorso. Il piano, con la generalizzazione dei contratti a tempo indeterminato, intende sostituire, come ho scritto nel mio precedente articolo su Education 2.0
, l’organico di fatto con l’organico funzionale.

Quest’ultima è una figura già presente nell’ordinamento italiano dal 2012 (alla fine degli anni ’90 fu introdotta soltanto in via sperimentale), ma finora non ha mai superato la prova del fuoco, ovvero quella di realizzare significative economie sul versante delle supplenze.

Le risorse professionali dell’organico funzionale o dell’autonomia (in gran parte i neo-assunti) saranno impiegate, come prevede il piano, per il potenziamento dell’offerta formativa, per l’estensione del tempo pieno, e per le tante e importanti attività complementari all’attività didattica, ma saranno principalmente a disposizione della singola scuola o di una rete di scuole per supplire i colleghi assenti a vario titolo.

A questo punto vale la pena di fare una prima valutazione sulle potenzialità del nuovo organico e sulla funzionalità delle reti di scuole.
Infatti, al di là degli aspetti di dislocazione territoriale dei docenti, il nuovo assetto organico è concepito come strumentale ad una più avanzata realizzazione dell’autonomia organizzativa e didattica dell’istituto e al connesso tema di un più razionale e proficuo impiego delle risorse professionali esistenti.

E nella fascia d’istruzione primaria, dove le risorse professionali non sono ordinate in classi di concorso, l’organico funzionale può certamente privilegiare meglio quest’ultimo aspetto con un impiego più razionale e meno frammentato dei docenti.

Mentre nella fascia d’istruzione secondaria di primo e secondo grado l’attribuzione delle risorse alle diverse classi di concorso, effettuata in modo da assicurare gli insegnamenti previsti dai quadri orario dei corsi di ordinamento e dei corsi sperimentali, non trova un facile utilizzo per l’organico funzionale. L’attribuzione delle classi di concorso alle risorse di organico funzionale è comunque effettuata con riferimento alle specifiche competenze richieste dagli insegnamenti integrativi e dalle attività previste dal P.O.F..

Le risorse disponibili sono assegnate per lo svolgimento d’insegnamenti integrativi, di attività didattiche in copresenza o che prevedano l’articolazione del gruppo classe, per la programmazione, per l’organizzazione e la realizzazione d’iniziative di raccordo con le realtà socio-economiche, per esperienze di orientamento, riorientamento e scuola-lavoro e per tutte le attività inerenti i progetti che l’istituzione scolastica ha previsto nell’ambito del piano dell’offerta formativa.

La potenzialità delle risorse assegnate si giocherà, dunque, nel bilanciamento di questi tre compiti:
– insegnamento curricolare;
– altre attività individuate nel Piano dell’offerta formativa;
– sostituzione docenti assenti.

Le reti di scuole sono state disciplinate per la prima volta dall’articolo 7 del Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche n. 275/99, secondo cui le istituzioni scolastiche “possono promuovere accordi di rete o aderire ad essi per il raggiungimento delle proprie finalità istituzionali.”

L’accordo di rete ha per oggetto il complesso delle attività scolastiche espresse in tutta la loro ampiezza. Con l’istituzione di reti di scuole gli organici d’istituto possono essere definiti in modo da consentirne l’affidamento a personale dotato di specifiche esperienze e competenze nell’ambito di tali attività.

A questo punto emerge la necessità di un approccio più sistemico alla nomenclatura delle reti scolastiche, che finora hanno espresso soltanto significative ma sporadiche opportunità.

Infatti, nell’ottica di un’estensione delle risorse professionali collocate nell’organico funzionale all’autonomia, la singola rete di scuole rappresenterà uno snodo virtuale per l’organizzazione e l’utilizzazione di tali risorse. E ciò potrà realizzarsi al meglio se le singole reti, sia per le loro attività complementari alla didattica e sia per le attività gestionali, andranno a comporre un sistema sufficientemente esteso, fluido e dinamico.

La scommessa è spostata quindi sull’operatività funzionale di questo nuovo (o quasi) organico che vede, come detto, un’applicazione più agevole nella scuola primaria e molto meno agevole nella secondaria, e che deve registrare meglio tutti gli aspetti complessi del funzionamento organizzativo delle reti di scuole dell’uno e dell’altro settore.

Una scommessa la cui posta è data dalla circostanza che, se le supplenze uscite dalla porta rientrassero dalla finestra, l’intervento potrebbe rivelarsi sovradimensionato; invece un’accorta articolazione e utilizzazione delle risorse, a tutti i livelli decisionali e organizzativi del sistema istruzione, potrebbe riassestare gli attuali squilibri.

In caso contrario i futuri idonei del megaconcorso andranno ad affollare la platea del precariato prossimo venturo.

Correlati:
I ricercatori più bravi penalizzati al momento dell’assunzione, di Roberto Giuntini
“Fondo premiale” “Meritocrazia” e decadimento del livello di ricerca, di Maurizio Matteuzzi
Merito e carriera universitaria “Questo matrimonio non s’ha da fare …”, di Roberto Giuntini
Il sé e per sé e l’accidentale: i ricercatori invisibili, di Maurizio Matteuzzi
Piano Scuola: un’attesa positiva, video intervista è a cura di V. Gallina a Luigi Berlinguer
La riforma incompiuta del 3+2. L’Università chiede «più Europa», di Luigi Berlinguer
La “buona scuola” guardando alla sostanza, di Vittoria Gallina
La buona scuola che esiste e la valutazione di sistema, di Antonia Carlini
La “buona Scuola”. Seguire il filo di ciò che non c’è, di Fiorella Farinelli
L’istruzione al centro: sarà la volta buona?, di Gian Carlo Sacchi
Sviluppo della professionalità dei docenti è la “buona scuola”, di Walter Moro
Proposte per un patto educativo, di Eugenio Bastianon
Assunzioni: il piano straordinario e l’organico delle scuole, di Giuseppe Fiori
La forza dell’apprendistato e della formazione, di Gian Carlo Sacchi
La Buona scuola esce dall’isolamento, di Simona Chinelli
La “Buona Scuola” sviluppa utilizzatori digitali intelligenti?, di Mario Fierli
L’ignoranza di coloro che credono che tutte le grandezze siano commensurabili, di Maurizio Matteuzzi

Perché accanirsi contro l’Esame di Stato?, di Vittoria Gallina
Archiviata un’altra maturità, di Gian Carlo Sacchi
Maturità: l’incubo dei privatisti e l’atteggiamento vincente, di Veronica Navarra
Maturita’, che ansia! video di Carlo Nati
Luciano e la maturita’ del futuro, di Cristina Dell’Acqua
Maturità sulle tracce dei temi 2014, di Vittoria Gallina
Cronache dall’ultimo esame di maturità (4), di Lidia Maria Giannini e Luigi Calcerano
Sei buone ragioni per dire “no” alle commissioni interne per gli esami di maturità, di Giorgio Allulli
Scampato pericolo per l’esame di maturità, di Luigi Calcerano
Le voci contrarie al documento sulla “buona scuola”, di Anna Angelucci
Decine di mozioni dei Collegi dei docenti delle scuole italiane stanno rifiutando, di Anna Angelucci
Insegnanti qualificati, debitamente pagati, di Anna Angelucci

***
Immagine in testata di Wikipedia (licenza free to share)

Giuseppe Fiori

44 recommended

Rispondi

0 notes
684 views
bookmark icon

Rispondi