Funzionerà l’organico funzionale? (nuova versione)

L’assunzione di circa centocinquantamila docenti, programmata nel piano governativo La Buona Scuola, andrà a saturare l’intero quadro organico delle scuole italiane nel loro fabbisogno complessivo per il breve periodo e fino all’arrivo dei vincitori del futuro megaconcorso. Il piano, con la generalizzazione dei contratti a tempo indeterminato, intende sostituire, come ho scritto nel mio precedente articolo su Education 2.0
, l’organico di fatto con l’organico funzionale.

Quest’ultima è una figura già presente nell’ordinamento italiano dal 2012 (alla fine degli anni ’90 fu introdotta soltanto in via sperimentale), ma finora non ha mai superato la prova del fuoco, ovvero quella di realizzare significative economie sul versante delle supplenze.

Le risorse professionali dell’organico funzionale o dell’autonomia (in gran parte i neo-assunti) saranno impiegate, come prevede il piano, per il potenziamento dell’offerta formativa, per l’estensione del tempo pieno, e per le tante e importanti attività complementari all’attività didattica, ma saranno principalmente a disposizione della singola scuola o di una rete di scuole per supplire i colleghi assenti a vario titolo.

A questo punto vale la pena di fare una prima valutazione sulle potenzialità del nuovo organico e sulla funzionalità delle reti di scuole.
Infatti, al di là degli aspetti di dislocazione territoriale dei docenti, il nuovo assetto organico è concepito come strumentale ad una più avanzata realizzazione dell’autonomia organizzativa e didattica dell’istituto e al connesso tema di un più razionale e proficuo impiego delle risorse professionali esistenti.

E nella fascia d’istruzione primaria, dove le risorse professionali non sono ordinate in classi di concorso, l’organico funzionale può certamente privilegiare meglio quest’ultimo aspetto con un impiego più razionale e meno frammentato dei docenti.

Mentre nella fascia d’istruzione secondaria di primo e secondo grado l’attribuzione delle risorse alle diverse classi di concorso, effettuata in modo da assicurare gli insegnamenti previsti dai quadri orario dei corsi di ordinamento e dei corsi sperimentali, non trova un facile utilizzo per l’organico funzionale. L’attribuzione delle classi di concorso alle risorse di organico funzionale è comunque effettuata con riferimento alle specifiche competenze richieste dagli insegnamenti integrativi e dalle attività previste dal P.O.F..

Le risorse disponibili sono assegnate per lo svolgimento d’insegnamenti integrativi, di attività didattiche in copresenza o che prevedano l’articolazione del gruppo classe, per la programmazione, per l’organizzazione e la realizzazione d’iniziative di raccordo con le realtà socio-economiche, per esperienze di orientamento, riorientamento e scuola-lavoro e per tutte le attività inerenti i progetti che l’istituzione scolastica ha previsto nell’ambito del piano dell’offerta formativa.

La potenzialità delle risorse assegnate si giocherà, dunque, nel bilanciamento di questi tre compiti:
– insegnamento curricolare;
– altre attività individuate nel Piano dell’offerta formativa;
– sostituzione docenti assenti.

Le reti di scuole sono state disciplinate per la prima volta dall’articolo 7 del Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche n. 275/99, secondo cui le istituzioni scolastiche “possono promuovere accordi di rete o aderire ad essi per il raggiungimento delle proprie finalità istituzionali.”

L’accordo di rete ha per oggetto il complesso delle attività scolastiche espresse in tutta la loro ampiezza. Con l’istituzione di reti di scuole gli organici d’istituto possono essere definiti in modo da consentirne l’affidamento a personale dotato di specifiche esperienze e competenze nell’ambito di tali attività.

A questo punto emerge la necessità di un approccio più sistemico alla nomenclatura delle reti scolastiche, che finora hanno espresso soltanto significative ma sporadiche opportunità.

Infatti, nell’ottica di un’estensione delle risorse professionali collocate nell’organico funzionale all’autonomia, la singola rete di scuole rappresenterà uno snodo virtuale per l’organizzazione e l’utilizzazione di tali risorse. E ciò potrà realizzarsi al meglio se le singole reti, sia per le loro attività complementari alla didattica e sia per le attività gestionali, andranno a comporre un sistema sufficientemente esteso, fluido e dinamico.

La scommessa è spostata quindi sull’operatività funzionale di questo nuovo (o quasi) organico che vede, come detto, un’applicazione più agevole nella scuola primaria e molto meno agevole nella secondaria, e che deve registrare meglio tutti gli aspetti complessi del funzionamento organizzativo delle reti di scuole dell’uno e dell’altro settore.

Una scommessa la cui posta è data dalla circostanza che, se le supplenze uscite dalla porta rientrassero dalla finestra, l’intervento potrebbe rivelarsi sovradimensionato; invece un’accorta articolazione e utilizzazione delle risorse, a tutti i livelli decisionali e organizzativi del sistema istruzione, potrebbe riassestare gli attuali squilibri.

In caso contrario i futuri idonei del megaconcorso andranno ad affollare la platea del precariato prossimo venturo.

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Giuseppe Fiori