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Pinocchio 2.0 e i grandi che inventano storie: Sciscì e Sciosciò

Pubblicato il: 12/01/2012 18:21:57 -


Nell’ambito del progetto Pinocchio 2.0 è stato chiesto a mamme, papà, sorelle, fratelli, zie, zii, nonne e nonni di inventare brevi storie che poi vengono lette in classe dalle maestre e illustrate da bambine e bambini della scuola dell’infanzia di Latina e da quelli che fanno parte della rete di progetto. Ecco la storia inventata da Mimmo Martinucci, scrittore.
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Sciscì e Sciosciò erano due coniglietti: Sciscì era tutto nero con le orecchiette bianche e Sciosciò era tutto bianco con le orecchiette nere. Un giorno sentirono parlare del mare e la loro fantasia prese a galoppare, perché non avevano mai visto il mare. Ne parlarono tra di loro e decisero di andare a vederlo.

Era una mattina piena di sole. Le cicale cantavano senza interruzione e le farfalle volavano sui fiori. Presero la strada del mare, senza dire niente ai loro genitori, ai fratellini e alle sorelline.
Cammina, cammina, saltella, saltella, si stancarono un po’ e cominciarono ad aver fame.
Nei campi attorno c’era solo erba secca e l’erba verde era piena di spine. Guarda qui, guarda là, videro un muro che circondava un campo. Era troppo alto per i due coniglietti e non potevano vedere che cosa ci fosse dentro. Ma sentivano un profumino di erbetta tenera. Girarono intorno al muro e trovarono un buco tra i sassi. Diedero un’occhiata e videro tante file di erba verde e tenera, e anche un pezzo di terra coltivato a carotine, quelle che piacevano proprio a Sciscì e Sciosciò.

Passarono per il buco nel muro e cominciarono a mangiare fino a riempirsi il pancino come un pallone. Finalmente sazi, fecero per uscire dal buco nel muro intorno al campicello, ma non ci passavano più, tanto erano pieni di buona pappa. Provarono anche a saltare per superare il muro, ma non ce la facevano proprio.

Allora, sconsolati, cominciarono a lamentarsi della loro cattiva sorte. Non avrebbero più visto il mare e sarebbero rimasti per sempre nel campo, con quel muro troppo alto da scavalcare. A un tratto videro un uomo, che era il padrone del campicello, venir verso di loro.
“Che cosa fate nel mio orto?”
A Sciscì e Sciosciò tremavano le orecchie dalla paura. Finalmente Sciscì, che era il più coraggioso, rispose: “stiamo andando al mare. Non l’abbiamo mai visto. Avevamo fame e siamo entrati dal buco del muro per pappare qualcosa. Ora non ce la facciamo più a uscire. Il buco nel muro è diventato più piccolo e non ci passiamo più…”.
Il contadino si mise a ridere: “Non è il buco che è diventato più piccolo. Siete voi che siete diventati più grassottelli, con tutte le carotine che vi siete mangiate. Lo sapete che non si rubano le carotine? Per questa volta vi perdono, ma la prossima volta state attenti. Piuttosto venite da me che vi do qualcosa da mangiare, e di quella buona. Venite con me”.
Il contadino accompagnò i due coniglietti alla porticina di legno e li fece uscire. “Buon viaggio coniglietti. Salutatemi il mare e divertitevi”.
“Buon giorno contadino, grazie di tutto. Ciao, ciao!”.

E così dicendo, Sciscì e Sciosciò salutarono il contadino e ripresero la via del mare. Camminarono e saltellarono per un buon tratto di strada fino a quando non videro qualcosa che si muoveva al lato della strada. Si avvicinarono, perché la curiosità era molto forte, specialmente per Sciosciò.
“Che cosa sei”, disse Sciosciò a “quella cosa” che si muoveva lentamente.
“Sono… una tarta… ruga…, non… si… veeeede?”
“Sei una tarta? e che cosa è una tarta? Una torta, vorrai dire?”
“Ma… quaaaa… le… torta,… sono… una… tarta… ruga. Mi… prende… te… in… giiiiro?”
“Aaaah, una tartaruga, sei una tartaruga…” disse Sciscì, che era più sveglio del fratellino.
“E me ti chiami?”
“Mi chia… mano… Va… leeenti… na, per… ché… vaaa… do… leeenta”.
“E dove vai sotto al sole?”
“Vaaa… do al maaaa… re?”
“Camminando così lentamente, non arriverai mai”, disse Sciosciò.
“Eeeeeh…, arri… vo, aaaarri… vo traaaa due giooo… rni”.
“Noi non possiamo aspettarti, dobbiamo ritornare questa sera a casa, altrimenti mamma coniglia e i nostri fratellini e le nostre sorelline staranno in pensiero per noi. E papà coniglio ci tira il pelo dalle orecchie. Buon viaggio, Vaaaalentiiiina”.
Così disse Sciscì e, dopo averla salutata prendendola un po’ in giro, ripresero il viaggio verso il mare.

E camminarono, camminarono, fintanto che non videro tante piccole montagne davanti a loro.
Sciscì disse a Sciosciò: “forse abbiamo sbagliato strada… Andiamo sopra quelle montagnole e vediamo se si vede il mare”.
Così fecero. Quelle piccole montagne erano fatte tutte di sabbia e qua e là c’erano ciuffi d’erba molto alti. Quando arrivarono in cima, videro il mare. Una grande distesa di acqua tutta azzurra, con le onde che, piano piano, arrivavano alla spiaggia e si trasformavano in bollicine bianche come la schiuma delle lumache. Rimasero così per un po’. Erano incantati. Lontano c’era una barchetta con la vela bianca che sembrava piccola piccola.
Si avvicinarono all’acqua e misero una zampina nell’onda che stava arrivando. Sentirono un fresco meraviglioso. Sciscì e Sciosciò entrarono piano piano nell’acqua bassa e fecero il loro primo bagno nel mare. Mentre si divertivano a schizzarsi l’acqua addosso, videro per la prima volta i pesci che facevano le piroette nell’acqua. Sciosciò allora chiese: “ma se state sotto l’acqua, bevete sempre?”
I pesciolini risero da matti, saltando fuori dall’acqua: “Ma noi siamo pesci! Teniamo la bocca chiusa! Aaaahhhh”.
E risero agitando la coda e le pinne. Poi si tuffarono di nuovo in mare.

Sciscì e Sciosciò erano felici di aver visto anche i pesciolini; poi uscirono dall’acqua, sdraiandosi sulla sabbia calda per asciugare la loro pelliccia al sole. Mentre erano stesi, a un tratto Sciscì lanciò un gridolino: “Ahiiiiiiii”.
E saltò su in fretta. Guardò sulla sabbia dove si era disteso e che cosa vide? Un animaletto a sei zampette che agitava due bocche a forma di tenaglia, e protestava a modo suo. “Ma tu chi sei?”, chiese Sciscì.
“Ma non potevi stare attento a dove ti stendevi? Per poco non mi ammaccavi una zampetta! Io sono un granchiolino e mi chiamo Toghino. E voi chi siete con tutta quella pelliccia addosso e le orecchie lunghe come gli asini?”
Sciscì si dispiacque un po’ e rispose: “scusami Toghino, non ti avevo visto. Noi siamo due coniglietti venuti a vedere per la prima volta il mare. Noi conigli nasciamo con la pelliccia, non l’abbiamo comprata, sai?”
Toghino rimase per un po’ in silenzio, con i suoi occhietti sporgenti neri e lucidi. Poi disse: “si vede che siete strani e buffi. Io ci sono nato vicino al mare e non ho mai visto un animaletto con la pelliccia. Me la fate toccare?”
“Basta che non ci mordi”, disse Sciosciò, sempre un po’ fifone.
Toghino si avvicinò e sfiorò le zampette vellutate dei coniglietti.
“Ora siamo amici. Venite che vi faccio conoscere dove ho la mia tanina”. Così dicendo, si mosse in maniera buffa, camminando di lato con le sue 6 zampette.
Si avvicinarono a un sasso che il mare bagnava con le sue onde, e Toghino chiamò: “Ghiozzello, ci sei?”. Dopo qualche istante, fece capolino da dietro il sasso un musetto bagnato, con gli occhietti vispi. Assomigliava a un pesciolino come quelli che Sciscì e Sciosciò avevano già visto prima, ma era più robusto e dalla pelle grigia.
“Che cosa vuoi Toghino?”, chiese.
“Voglio presentarti i miei nuovi amici. Sono due coniglietti venuti a vedere il mare. Abitano lontano lontano e hanno la pelliccia da quando sono nati”.
I coniglietti agitarono le orecchie e bisbigliarono qualcosa con il musetto.
“Oh, che bello, non avevo mai visto i coniglietti. Volete giocare con noi?” chiese Ghiozzello.
“No Ghiozzello – disse Sciscì – dobbiamo ritornare a casa, prima che faccia buio. Verremo a trovarvi presto. Ciao Ghiozzello, ciao Toghino”.
E agitando la zampetta per fare “ciao”, i due coniglietti corsero verso la montagnola di sabbia per tornare a casa.
Correvano tutti contenti della gita al mare, quando videro la tartaruga Valentina che stava sempre sulla strada per il mare.
“Ciao Valentina, sei sempre qui?”
“Ceer… to. E sto cooo… rree… do. In due giooo… rni, dooo… vrei aaaa… rrivaaa… re. Ciaaao”.

Sciscì e Sciosciò raccontarono la loro gita al mare e poi ripresero la via di casa. Arrivati vicino al campo dove avevano mangiato le carotine, videro il contadino che stava per chiudere la porticina di legno per andar via e gridarono: “Ciao contadino, siamo stati al mare ed era bello. Ora andiamo a casa!”.
“Ciao coniglietti, andate piano e state attenti a non cadere mentre correte. Ciao”.
Sciscì e Sciosciò ripresero a correre e, finalmente, arrivarono alla loro tana scavata sotto le radici di un albero di quercia.

Appena entrati, papà coniglio li rimproverò, tirando loro le orecchie e chiedendo dove fossero stati tutta la giornata… Mamma coniglia, tutti i fratellini e le sorelline si erano preoccupati per la loro assenza…
Allora Sciscì e Sciosciò dissero: “Perdonaci, ma siamo stati al mare. Era bello…”
“Ora raccontate tutto”, disse la mamma coniglia. E Sciscì e Sciosciò si misero a raccontare la loro avventura di quel giorno.
E mentre raccontavano, i fratellini e le sorelline incominciarono a chiudere gli occhietti, per il sonno… E sognarono le carotine, la tartaruga Valentina, il granchiolino Toghino, i pesciolini d’argento, Ghiozzello, il mare, la sabbia, la tartaaaa… ruga… Vaaa… len… tina…

Schhhh! Piano! Loro stanno ancora sognando…

***
In testa, I due coniglietti: disegno di Angelica, 4 anni.

Pinocchio 2.0: http://blog.edidablog.it/blogs//index.php?blog=275 e http://www.facebook.com/group.php?gid=139204519436108

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Mimmo Martinucci

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