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ClanDESTINI (ventiquattresima puntata)

Pubblicato il: 13/05/2011 09:51:26 - e


“Quando il caricatore si esaurì, il silenzio si distese sulla scena come un lenzuolo funebre sotto il sole, mentre il Chiller bianco si allontanava con la borsa marrone del giudice sotto il braccio”. Prosegue il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale. La storia di Didier, bambino soldato sfuggito alla guerra e alla morte.
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La signora Ada Argentino scostò le tendine delle finestra e vide arrivare la macchina blindata. Un motivo di ansia per lei, al marito infatti veniva assegnata con poca frequenza. Per questo scorta e macchina blindata erano un motivo di preoccupazione, difficile da nascondere.
“Sono arrivati”.
Il giudice annuì, non si era ancora vestito, e stava trafficando con le carte sulla scrivania: “Hai visto dove ho messo il mio blocco da disegno con il carboncino?Dopo tutto ho deciso di portarmelo…”
La moglie gli si avvicinò, lo baciò e aprì il cassetto centrale della scrivania: “Stai attento, oggi”.
“Non capisco mai che vuoi dire con questo ‘stai attento’… È solo un interrogatorio, ma è lontano, apposta c’è la macchina”.
In strada i due agenti erano scesi dall’auto e le giravano intorno. “Abbiamo aspettato tanto, Giusè, ma ora questa Fiat Croma 2.0, blindata è veramente meravigliosa… del resto… in un mondo in cui, come dice mio zio, la sicurezza personale è sempre più minacciata, la sua Magliarulo high security offre protezione al bene più prezioso: la vita”.
”Sempre parenti di mezzo, Lu! Tuo zio si è procurato questo contratto perché glielo hai fatto avere tu!”
“La Magliarulo high security, comunque, è un’azienda nazionale specializzata nella realizzazione di automobili blindate… Perfino i pneumatici sono a prova di proiettile. Devi capire, Giusè, la mission aziendale dell’impresa di mio zio poggia, come si dice, su solidi valori: la sicurezza dei propri clienti e un servizio altamente personalizzato… Per merito mio le auto che zio ci ha fornito sono protettissime e costano un pezzo di pane. Questo è un gioiello a prova di bomba!”
“Zitto Lu, che porta male. Se ti vogliono ammazzare non c’è auto blindata che tenga…”
“Ma no, Giusè! Qui siamo coperti. Del resto tutti i prodotti della Magliarulo high security vengono sottoposti a test balistici effettuati dai più importanti istituti internazionali; questa l’ha testata la BKA, che è tedesca. M’ha detto zio che la cellula dell’abitacolo è collaudata e omologata secondo i requisiti della più elevata classe di blindatura… e poi ci sono lavorazioni di alta precisione in tutti i componenti utilizzati nella blindatura!”
“Se ti vogliono colpire, Lu, non c’è blindatura che tenga, basta che sappiano che strada fai…”
“E chi gliela dice? Qui poi hanno realizzato impianti frenanti specifici e sospensioni adeguate per garantire sicurezza e comfort durante la guida… era necessario per far fronte all’aumento di peso che la blindatura comporta sull’automobile. Questa, Giusè, è una vera e propria camera blindata, viaggiamo su una macchina pesante sì, ma tra le più sicure al mondo. Una macchina così è indispensabile nei luoghi a più alto rischio, come in questa parte della Sicilia, ad alto tasso di infiltrazione mafiosa.”
“Tanto più per noi che dobbiamo fare la scorta a questo magistrato pittore”.
“Disegnatore, non pittore. E comunque io finisco l’anno, poi me ne vado, perché La Magliarulo high security ha al suo interno una divisione specializzata nel noleggio di autovetture blindate con conducente. E io, da ex poliziotto, nipote del titolare, potrei fare bene il conducente! Anzi, potresti venir buono pure tu, Giusè, perché l’azienda offre anche servizi di scorta e organizzazione logistica degli spostamenti… che ne dici? Come si dice? Molti capi di Stato, manager, attori, rockstar si affidano alla professionalità della Magliarulo high security per viaggi in tutta sicurezza e comfort”.
“Mi hai stufato coi depliant della Magliarulo, Lu, ma che te li sei imparati a memoria? Oggi abbiamo una destinazione misteriosa… Il dottor Argentino ci dirà dove andare solo quando sale in macchina…”
“E dove dovremmo andare? Da qualche assassino o da qualche pentito, il problema è che purtroppo gli assassini abbondano e i pentiti scarseggiano”.
“Dopo la morte di don Calogero” se ne uscì Lu “alla mafia, che si sappia, di killer di serie A è rimasto soltanto quello che chiamano il Chiller bianco”.
“In attesa che quelli di serie B vengano promossi, sì. Chiller bianco è il più spietato e micidiale, ma soprattutto è quello che è riuscito negli anni a tenere segreta la sua identità e a operare indisturbato, neanche un bossolo è mai stato trovato sulle scene dei suoi crimini”.
“Per forza, Giusè, è uno che usa solo armi bianche, apposta lo chiamano così, si è fatto una reputazione anche in America dove lo hanno paragonato a una belva con le zanne lunghe come coltelli”.
La moglie del giudice fece cenno dalla finestra che c’era ancora un po’ da aspettare, così i due agenti rientrarono in macchina a fumare con i finestrini aperti. Poche macchine passavano sulla strada davanti a loro: a Montelusa, all’ora di pranzo, il traffico fa una lunga pausa.
“Hai visto quel grande camper?” Giusè lo indicò mentre si allontanava veloce “È il Minicirco Cutidduzzu che sta facendo spettacoli nei paesetti dell’interno”.
“Ne ho sentito parlare, lo ha visto il mio nipotino e mi ha detto che l’uomo monta in quattro e quattr’otto una tendina al lato del camper, piazza alcune panche, e fa il suo spettacolo di lanciatore di coltelli girando su una di quelle biciclette da circo con una ruota sola, il sellino e i pedali”.
Lu schiacciò la sigaretta nel portacenere: “Uno spettacolo da Chiller Bianco… dovremmo dare un’occhiata se c’è qualche spettatore più frequente di altri… Ecco che arriva il giudice con la solita vecchia borsa. Chi guida oggi?”
“No, torna indietro, mi sa che si è scordato l’album per disegnare. Oggi guido io”. La Croma aveva ormai abbandonato le ultime case della periferia della città e viaggiava ad andatura sostenuta per la strada provinciale in piena campagna.
“Vai più piano, per favore” disse il giudice “siamo nei tempi stabiliti e non c’è ragione di correre”. Lu, dal sedile di dietro, sorrise e guardò la mitraglietta elettrica Uzi che aveva sistemato accanto a sé. Il viaggio era abbastanza lungo, magari al ritorno avrebbe guidato lui. Il paesaggio era monotono: una campagna brulla punteggiata dalle piante dei fichi d’India, interrotta dai colori vivaci di un aranceto e poi ancora una campagna assolata che s’inerpicava su una piccola collina con grandi cespugli di bosso.
“Eccolo lassù il camper del piccolo circo” esclamò Giusè “mica vorrà montare uno spettacolo in questo deserto!”
Lu, istintivamente, allungò la mano verso l’impugnatura della mitraglietta e tolse la sicura.
“Non si vede niente” notò Argentino “mi sa che l’autista si è sistemato fuori dalla strada per farsi un sonno. Ho sentito dire che gira tutto l’interno della Sicilia”.
“Non mi piace questo incontro.”disse l’agente seduto dietro. Il giudice lo ignorò, aprì la borsa marrone e tirò fuori alcune carte e l’autorizzazione per Hansen. In quel momento si sentì un colpo secco che investì con violenza la ruota anteriore dalla parte interna della carreggiata, la pesante Croma sbandò. Il Chiller bianco, appostato dietro una minuscola finestrella del camper, ricaricò la balestra in un istante, poggiò l’occhio sul mirino telescopico e scoccò il secondo dardo d’acciaio che investì la ruota posteriore. La Croma sbandò per la seconda volta e si piazzò di traverso alla strada, immediatamente Lu uscì dalla macchina e vide i due dardi spuntare dalle ruote.
“Frecce da balestra! Minchia, ne parlavamo un attimo fa! Il minicirco Cutidduzzu è una copertura del Chiller bianco!”
L’agente esplose una lunga raffica in direzione del camper.
“A chi spari?” disse Giusè al collega ”Lei giudice si appiattisca sul pavimento dell’auto”.
“Sta nel camper, non può essere altrimenti.” Rispose Lu. “Con questa macchina per fortuna non ci può impensierire”.
“Ma se questa collinetta è piena di cespugli e di alberi… può stare dovunque!” L’agente impugnava una vecchia Beretta calibro 9 corta, un residuato bellico del padre, che però gli aveva sempre dato sicurezza.
“Chiama per i rinforzi…” ordinò Argentino “e perché ci mandino un’altra macchina!”
“Purtroppo manderanno un’auto normale… come questa non ce ne sono più a disposizione!”
“Non mi pare che ci abbia ben protetto, finora!”commentò il giudice guardandosi intorno preoccupato.
“Ho mandato il messaggio cifrato… tra poco sono qui. Non abbia paura. Mi secca anzi non profittare dell’occasione per prendere il Chiller bianco…”
I due agenti si erano nascosti dietro gli sportelli dell’auto con le armi spianate, ma un pesante silenzio avvolgeva la scena. “Ancora giri con quel ferro vecchio !?” Nelle due ruote dell’auto erano conficcate le corte e potenti frecce della balestra, ma le gomme non si erano sgonfiate.
“Perché non spara?” chiese il giudice sottovoce.
“Perché” risposero all’unisono i due agenti “perché è il Chiller bianco”. “Comunque qui dentro siamo al sicuro… con le blindature non ci può nuocere”. Si guardarono negli occhi, poi Lu propose “Non mi va di morire infilzato da una freccia, esplodi qualche colpo verso il camper che io mi accosto a zig zag”.
“Bene, però ti fermi al primo riparo, poi sventagli con l’Uzi, dato che ti piacciono i ferri nuovi, e mi accosto anch’io dall’altro lato”.
“Ma mi lasciate così?” volle sapere Argentino. “Non abbia paura, le dico. Dentro la macchina è al sicuro” lo incoraggiò Lu.
“Chiller bianco non usa bombe, esplosivi o armi da fuoco…”
“Come Diabolik!” osservò il giudice “Conosco bene quel fumetto! Solo armi bianche?”
“Sì. E questa è una Magliarulo! Non c’è arma bianca che la possa trapassare… ci vorrebbe un bazooka per impensierirci! E ora arrivano i rinforzi!” Il giudice si distese, seccato da quella raccomandazione.
“Se qui siamo al sicuro per me sbagliate ad allontanarvi dalla macchina!”
I due della scorta non lo ascoltarono. Giusé azionò il telecomando, rialzò i vetri e bloccò le portiere. Mentre i due procedevano a brevi marce di avvicinamento, intervallate da spari, il Chiller bianco si era allontanato pedalando velocemente sul monociclo dal retro del camper e al riparo dei cespugli stava aggirando la Croma. Dietro una grossa pianta di fichi d’India, a una decina di metri dall’auto, tirò fuori dalle maniche del camicione un telecomando e premette due pulsanti. Le serrature della Fiat Croma high security si sbloccarono e contemporaneamente i vetri scesero. Steso sotto ai sedili anteriori, il giudice si stringeva la borsa marrone al petto. Inarcò le sopracciglia sorpreso e si sollevò appena. Guardò la morte negli occhi mentre il killer gli lanciava un corto coltello senza manico. Una fitta acuta al collo gli soffocò il lamento.
Giusè era più vicino di Lu alla Croma e aveva appena avvertito un sommesso rumore proveniente dall’auto, così si voltò di scatto con la sua arma spianata, vide il Chiller bianco con la balestra imbracciata pronto a lanciare un dardo. Premette il grilletto. La vecchia calibro 9 corta s’inceppò e gli cadde di mano quando il dardo gli tranciò la carotide. Guardò la Beretta per terra con disappunto e si accasciò.
Lu si voltò, fece qualche passo ed esplose una raffica rabbiosa, ma il Chiller bianco aveva fatto a tempo a rifugiarsi nella Croma e ad accendere il motore.
“Ecco” mormorò tra sé “insieme al telecomando c’è la chiave d’accensione! i hanno condannato!”
L’agente infilò un altro caricatore nella mitraglietta e si scagliò verso la macchina sparando una grandinata di proiettili. Il parabrezza si scheggiò soltanto, la Magliarulo high security offriva al Chiller bianco la protezione al bene più prezioso: la sua vita.
L’assassino vide l’agente che gli correva incontro sulla strada e premette con forza l’acceleratore. L’impatto fu terribile e l’agente ricadde di lato, battendo violentemente il capo a terra.
Il Chiller bianco uscì dall’auto e vide il corpo esanime con il dito che ancora stringeva il grilletto dell’”electric machine gun” e sparava. Quando il caricatore si esaurì, il silenzio si distese sulla scena come un lenzuolo funebre sotto il sole, mentre il Chiller bianco si allontanava con la borsa marrone del giudice sotto il braccio.

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Sesta puntata

Settima puntata

Ottava puntata

Nona puntata

Decima puntata

Undicesima puntata

Dodicesima puntata

Tredicesima puntata

Quattordicesima puntata

Quindicesima puntata

Sedicesima puntata

Diciassettesima puntata

Diciottesima puntata

Diciannovesima puntata

Ventesima puntata

Ventunesima puntata

Ventiduesima puntata

Ventitreesima puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori

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