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ClanDESTINI (ventesima puntata)

Pubblicato il: 21/01/2011 12:17:44 - e


Don Calogero si slacciò le lunghe scarpe da clown e se le tolse per stare più comodo “Certo è sembrato strano anche a me che la morte di un negretto fosse così necessaria alla riuscita di un affare multimilionario e allora mi sono messo a ragionare...” Il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale. La storia di Didier, bambino soldato sfuggito alla guerra e alla morte.
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L’angelo bruno, ovvero il vice brigadiere Casimirri, guardava l’angelo biondo Salvatore “Secondo te per la Procura chi ci sarà domani, il fumettista, il pistolero o la pezza da piedi?”

“Non lo so, forse viene proprio il capo della procura, con il pentimento di Valaci…”

“Quello che disegna fumetti è un gran rompi… pignolo. Se la prende con tutti per fare carriera, ce l’ha anche con noi…”

“Sai che diceva Hansen?” Salvatore addolcì lo sguardo al ricordo “Il meglio è nemico del bene, quell’anima bella, il dottor Argentino non sopporta qualche scorciatoia e qualche piccola irregolarità che dobbiamo fare! Una brava persona ma ci dobbiamo difendere anche da lui!”

“Più sono pignoli e più sono strani,” disse il sottufficiale che aveva sentito il dialogo “scrivono gialli… fanno politica, vanno in televisione!”

Salvatore alzò le sopracciglia.“Vedremo chi mandano. Io torno dentro.”

Il sottufficiale lo fermò mettendogli una mano sulla spalla. “No. Aspetta che gli si scaldi la memoria. E poi ti affacci per i disegni.”

Nella piccola stanza il pentito stava ancora trafficando con un asciugamanetto per togliersi la mascheratura da clown.

I due erano in silenzio.

“Torniamo al Ragioniere” riprese il maggiore Hansen consultando gli appunti presi sul notes “e agli incarichi che ti affida, incarichi di morte…”

“Non soltanto, ma cosa crede” mentì Calogero Valaci “Questa è stata un’eccezione. Non sono cose di cui mi occupo io.”

“Non interrompermi, quello che mi preme sapere e se tu sei stato sempre in grado di risalire alle ragioni che stavano alla base dei vari incarichi… voglio dire nei casi in cui il Ragioniere,” consultò il taccuino “Gerlando Cascio Ferro, non te li esplicitava con chiarezza.”

“Quasi mai viene detto tutto” don Calogero guardò l’altro scrollando le spalle “come è fatta la pagnotta lo sanno soltanto in pochi, a te tocca solo una fetta di pane e quella ti deve bastare. Neanche questo sapete? Cosa pensavate che l’ordine fosse del tipo: vai ad eliminare il barbiere perché stamattina mentre mi faceva la barba gli ho letto negli occhi l’intenzione di tagliarmi la gola col rasoio? Ammazzamelo perché quel fetuso prima o poi lo farà per obbedire alla Stidda, che mi vogliono sottrarre il traffico di droga che abbiamo all’aeroporto di Palermo… pensate che un incarico sia così?”

“No, credo che ammazzare il barbiere sia più che sufficiente, ma voglio sapere se tu eri in grado di capire chi c’era dietro al barbiere, e i motivi che mettono in moto rasoi e pistole.”

Si guardarono.“I motivi, le ragioni” don Calogero era infastidito “sono sempre gli stessi… il tradimento, lo sgarro, il potere, i soldi e perfino le corna. Gli stessi motivi che armano le mani di voi bella gente incensurata, le differenze sono meno grandi di quel che si crede.”

I due ebbero, in quell’istante, la sensazione che il primo round stesse per finire.

Don Calogero indicò la sua arma sulla poltrona “Quella mi dispiace perderla, era veramente un gioiello, un’arma speciale… In fondo la differenza in fondo sta tutta nel rasoio… comunque meno si sa, più a lungo si campa. Questo è sicuro!”

“Belle cose da dirsi per uno che vuole collaborare con la giustizia!” Hansen rimaneva impassibile “Ora però una cosa almeno me la devi dire, come antipasto, che c’era dietro l’incarico di uccidere il ragazzino nero in ospedale?” con questa domanda il maggiore iniziava il secondo round. E come se lo sapesse rientrò nella stanza Salvatore.

“Che vuoi?”disse Hansen.

“Volevo chiedere, maggiore, se i disegni, questa volta, li facciamo. Possono servire?”

“Non ho ancora deciso, te lo faccio sapere più tardi, tu tieni tutto pronto. Ora vattene.”

L’uomo uscì e richiuse la porta.

“Non l’ha detto Cascio Ferro, non mi ha detto niente, ma la sua decisione è arrivata al suo ritorno dall’Africa e alla conclusione dei contratti per lo smaltimento dei rifiuti tossici” poi s’interruppe “che vuole fare quel picciotto coi disegni?”

Il maggiore Hansen abbozzò un sorriso mentre annotava sul suo notes alcune parole “I disegni li ha introdotti uno dei PM. Potrebbero essere utili per una misura aggiuntiva alla tua sicurezza, non sempre la usiamo, è una misura estrema… ne parliamo quando avrò deciso, ora dimmi meglio di questi contratti sui rifiuti tossici, non sono certo dei veri contratti…”

“Cascio Ferro mi disse che l’affare era ormai concluso con tutti, l’ultimo è stato un’industriale veronese che venne fino al casale dell’agrumeto. Ricordo le sue parole: Si conoscono tutti ‘sti vastasi del nord… poi ci riempiono le navi. Ci usano in concorrenza con la ‘ndrangheta, così cercano di tirare sul prezzo.”

“E il tuo incarico era collegato strettamente a quest’affare?”

“Certo! Me lo diede quello stesso giorno, una busta con la foto del ragazzino e una scheda con alcune informazioni. Poi giocammo a bocce. Dovete fare attenzione con lui, potrebbe darvi dei fastidi. Vi conosce e vi stima da quand’eravate tenente. Ma ti farebbe ammazzare con un gesto della mano. Magari dal Chiller Bianco… non so se ne avete sentito parlare.”

Hansen si alzò per sgranchirsi le gambe. Era pensieroso e misurò la stanza con i suoi passi. La porta si aprì all’improvviso ed entrò il sottufficiale con l’altro carabiniere in borghese.

“Che c’è non si bussa nelle case sicure?”

“Ci scusi, volevo solo comunicarle le misure di sicurezza che adottiamo per oggi pomeriggio.”

Hansen serrò la bocca. “Avanti, parla.”

“Una ronda, a turno, in macchina lungo le stradine di campagna intorno alla villetta e una sorveglianza, a piedi, per tutto il perimetro esterno, in collegamento tra loro, ovviamente.”

“Va bene” lo interruppe Hansen “ma i turni sono solo per voi, Salvatore rimane a mia disposizione per l’interrogatorio e il resto.”

I due uscirono a testa bassa richiudendosi la porta alle spalle.

“E che altro hai sentito dell’affare dei rifiuti?” Chiese il maggiore rimettendosi seduto.

“Niente, solo che dovevo ammazzare il barbiere!” Don Calogero si slacciò le lunghe scarpe da clown e se le tolse per stare più comodo “Certo è sembrato strano anche a me che la morte di un negretto fosse così necessaria alla riuscita di un affare multimilionario e allora mi sono messo a ragionare…”

“Come ti sei messo a ragionare?”

Don Calogero fissò il maggiore negli occhi “Ho fatto quello che ha appena detto lei: ho almanaccato su quello che ci poteva essere dietro l’incarico, cioè alle spalle di Didier. I barili con i rifiuti tossici una volta caricati sulle navi non saranno affondati davanti a Girgenti, ci ho già affondato due navi così, nel mare davanti il porto, ma queste devono viaggiare per l’Adriatico con una destinazione africana che solo il Ragioniere e pochi altri conoscono. Una rotta di viaggio lungo il cimitero marino che dovrebbe finire, almeno che io sappia, alle coste somale.”

Hansen si era rialzato in piedi senza prendere il notes “Questo non spiega ancora che c’entra l’omicidio di un bambino.”

“Magari lo conosce anche Didier il porto d’attracco?”

Don Calogero aveva allungato le gambe e si guardava i calzini color malva. “Oppure c’è qualcosa d’altro. Si stanno facendo sotto fino in Africa i colombiani, per i traffici di droga, e noi abbiamo la droga come primo business. Un obiettivo strano. Un bambino soldato, del Ruanda, così c’era nella sua scheda dopo il nome, un bambino con un’esperienza di guerra in Africa di tre o quattro anni. Non era un incarico facile. Anzi, per me, era un’azione pericolosa, mi esponevo di fronte a gente che poteva conoscermi, e tipi del genere sono sempre armati, anche se giacciono in un letto d’ospedale. Ucciderlo presto, anche davanti a tutti, per il bene degli affari. Dovevo farlo a tutti i costi.”

Don Calogero guardava il maggiore che continuava a passeggiare e non prendeva più annotazioni.

“Quindi, escluso il tratto di mare davanti a Girgenti, nel tuo ragionare, come dici tu, hai capito che c’era altro e hai proseguito la rotta delle navi fino alle coste africane. Ma perché fino laggiù?”

“Più precisamente arriveranno fino alle coste somale, magari in una zona a Sud. ”

“Perché, dico?”

“Perché l’affare è stato concluso a Kigali, in Ruanda…”

“Quindi non con i somali ma con i ruandesi” lo interruppe Hansen “che significa? Le tue sono solo supposizioni? Mi dovrai dare qualcosa di più concreto per incastrare il Ragioniere e per guadagnarti la protezione.”

Don Calogero si alzò a sua volta e gli si piazzò davanti “Con le mie informazioni e con la mia testimonianza sarete in grado di arrivare all’industriale veronese e a quel punto non sarà certo un problema seguire tutto il percorso: i barili caricati sui Tir arrivano nell’Adriatico e poi in Sicilia e da qui cominciano a navigare.” L’uomo si mise a canticchiare “Partono i bastimenti per terre assai lontane, puzzano a bordo e so’… veleni dell’italiani.”

I due uomini sorrisero, poi all’improvviso Hansen indurì il volto “La tua testimonianza va bene: fottiamo qualche industriale, qualche società di trasporti terrestri e navali, tutta gente i cui uffici legali avranno già preparato le contromisure per dimostrare la loro buona fede in tutta l’operazione, ma per beccare il Ragioniere ci vuole lo scarico in mare dei veleni, per effettuare questo scarico il tuo capo deve aver comprato la connivenza dei somali.”

“Dei ruandesi. Anche dei somali, ma più che altro dei ruandesi.” lo corresse Calogero Valaci “Certo, ma non lo scarico, direttamente l’affondamento. Son vecchie carrette che magari trasportano anche altra roba…”

Il maggiore Hansen sedette, riprese il notes e la penna e scarabocchiò qualcosa nervosamente.

“Cascio Ferro, dopo il ritorno da Kigali si sentiva euforico e tranquillo, anche se l’operazione era grossa e con molti rischi. Io, ormai, lo conosco come pochi: quando si muove così, si vede che qualcuno gli ha staccato una polizza.”

“Polizza? Che vuoi dire?”

“Che l’operazione è garantita, che in mare nessuno fermerà le navi, che c’è una copertura su tutto l’affare… Magari viene effettuato sulle stesse navi anche un altro trasporto che potrà essere scaricato prima dell’affondamento.”

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Sesta puntata

Settima puntata

Ottava puntata

Nona puntata

Decima puntata

Undicesima puntata

Dodicesima puntata

Tredicesima puntata

Quattordicesima puntata

Quindicesima puntata

Sedicesima puntata

Diciassettesima puntata

Diciottesima puntata

Diciannovesima puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori

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