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ClanDESTINI (decima puntata)

Pubblicato il: 26/03/2010 11:48:50 - e


Il Compratore Nero fece un cenno d’assenso diretto al suo uomo che lavorava al computer e poi rivolto al suo interlocutore disse “Testa di bambino dà inizio all’operazione trasporto.” Il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale fa tappa in Africa e svela un nuovo ruolo per il suo piccolo protagonista, Didier, bambino soldato.
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Il ragioniere siciliano scrollò la testa “Non sono professionali! A caccia di ombre, a caccia di fantasmi e poi noi dobbiamo finirgli i lavori.”

“La pianti di fiottare? Ci conviene che sono così. Sono entrati da noi i soldi o tu e quest’altro ci state ancora giocando a ping pong?”

Il Compratore Nero parlava con l’interprete, mentre il Venditore Bianco cercava di scrutare lo sguardo preoccupato del suo uomo, poi sbottò “Voglio che traduca il mio d’interprete, parola per parola.”

Il sudafricano iniziò “Ha detto che l’approdo deve rimanere segreto fino al giorno della partenza della flottiglia di finti pescherecci con le armi, anzi l’approdo verrà comunicato via radio, sulla lunghezza d’onda che stabiliremo noi quando i dieci pescherecci saranno nel Golfo di Aden. Per raggiungere l’approdo da quel momento ci vorrà meno di un giorno di navigazione… ma soltanto cinque delle dieci navi devono raggiungere quel giorno il posto indicato, le altre cinque devono arrivare solo il giorno successivo. Poi, hanno detto, con le navi e il carico che ancora rimane a bordo ci fate quello che volete, ma per questo dovete pagare un supplemento.”

“Perché?” chiese il Venditore Bianco.

“Perché lo dice lui,” sbottò l’interprete, poi proseguì “Ma io lo so perché… Gli secca che le coste africane siano il vostro secchio dell’immondizia…”

“Volevo sapere perché tutte queste regole coi pescherecci. Lo so bene che per scaricare qui i rifiuti bisogna pagare qualcosa, era negli accordi preventivi.”

“Il fatto è che …” l’interprete scambiò qualche battuta col compratore nero “Dice che l’approdo consente di scaricare le casse soltanto da cinque navi alla volta.”

Il bianco lo guardò senza credergli. “E in una giornata riescono a fare tutto?”

“Non è certo la mano d’opera che manca.”

Il Venditore Bianco era perplesso, ma dopotutto poteva andar bene anche così. Anche l’approdo, tenuto segreto con le navi nel Golfo di Aden, aveva una logica ben comprensibile… eppure il fiuto gli diceva che c’era qualcosa che non andava.

Il capo dei bianchi si rivolse all’interprete nero. “Comunicate al vostro padrone che accetto le richieste avanzate: il carico sarà in mare nel giorno che fisseremo dopo l’eliminazione del vostro problema e, va bene, la consegna avverrà in due tempi a ventiquattrore di distanza l’una dall’altra. Contestualmente alla seconda consegna deve avvenire il saldo, le stesse modalità che stiamo usando oggi per l’anticipo… più la gratifica e meno qualcosa per il disturbo dei rifiuti. Poco.”

La traduzione sembrò eccessivamente lunga e, fu certo, particolareggiata.

Il Compratore Nero fece un cenno d’assenso diretto al suo uomo che lavorava al computer e poi rivolto al suo interlocutore disse “Testa di bambino dà inizio all’operazione trasporto.”

Dopo alcuni minuti il ragioniere siciliano distolse gli occhi dallo schermo e guardò il Venditore “A posto. La transazione è avvenuta regolarmente e l’accredito dell’anticipo è entrato nei conti criptati… il ping pong è finito, ma la partita per ora non è in pareggio,” poi precisò a fior di labbra “certo, per ora.”

Una delle guardie dell’aeroporto irruppe nella sala, s’accostò all’uomo-pertica e gli comunicò qualcosa.

L’interprete avvisò i tre bianchi “State qui, che è sicuro. Non uscite! Ci sono soldati bambini, piccoli, devono essere Hutu, sono pericolosi, con loro c’è un adulto, forse un mercenario bianco. Per fortuna non si sono potuti avvicinare tanto da capire che cosa stiamo facendo.”

“Chi è l’uomo bianco” chiese il Venditore.

La domanda rimase senza risposta.

L’interprete nero si guardò la mano fasciata “I conti tornano: l’inseguitore ha sparato due colpi e l’inseguito uno, quello che mi ha beccato è disarmato.”

“Non è vero che i conti tornano” replicò l’interprete bianco “Che facevano qui attorno? E dove sono inseguitore e inseguito? Scappava dalle parti degli hangar, che fine ha fatto? È scomparso e non abbiamo sentito altri colpi d’arma da fuoco… Forse avremmo fatto meglio a non rientrare…”

La guardia stava ancora informando il Compratore nero. “Li troveremo, i bambini soldato e il bianco.” Fu la loro conclusione.

Nell’hangar C, il più lontano, dove era parcheggiato il cimelio di un Savoia Marchetti S55 con le ruote, tre piccoli guerrieri erano appostati dietro i vecchi galleggianti, al riparo delle casse che dovevano essere ancora imbarcate. L’uomo con il soprabito a quadri era appena entrato e si era subito diretto, nonostante la debole illuminazione, verso l’abitacolo del velivolo, che era finito lì dalla vicina Somalia dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il suo viso era nascosto dal grande cappello e dagli occhiali scuri, nella destra impugnava una grossa automatica nera.

L’aereo e l’uomo proiettavano la loro ombra sul pavimento dell’hangar.

Sul lato opposto alle casse una porticina di servizio si schiuse silenziosamente e la canna di una pistola si affacciò nell’apertura. Mentre la guardia dell’aeroporto volgeva l’arma verso l’ombra del bianco in attesa che comparisse sotto mira, uno dei piccoli guerrieri, silenziosamente infilò la punta di una freccia nella cerbottana, si passò la lingua sulle labbra, e scagliò la micidiale punta avvelenata verso la figura appena visibile.

Il sibilo traversò tutta la larghezza dell’hangar, l’ombra si girò di scatto, in tempo per vedere la guardia accasciarsi mentre la pistola gli rotolava per terra.

I tre pigmei spuntarono dal loro nascondiglio, avevano i piedi nudi ed erano vestiti sommariamente; dopo un cenno di saluto all’uomo col soprabito a quadri, andarono vicino al cadavere della guardia. Quello con la cerbottana sfilò la punta dal collo del contrattista e la ripose, raccolse la pistola e la fece scivolare per terra, fuori dalla piccola porta, lontano, sulla pista di rullaggio.

Poi tutti e tre trasportarono il corpo irrigidito dietro le casse “Ti ringraziamo per essere accorso alla nostra chiamata” si rivolsero all’uomo bianco “Avevamo saputo che oggi i Tutsi avevano un incontro per comprare le armi.”

L’uomo si sbottonò il soprabito a quadri e rimise l’automatica nella fondina al fianco.

“Era tutto a posto? Avete potuto sentire bene dalla ricevente nascosta dentro l’aereo?” il bianco parlava la lingua dei piccoli guerrieri “Hanno funzionato i microfoni direzionali? Siete riusciti a sentire che dicevano?”

Il guerriero più anziano sorrise “I microfoni che ascoltano da lontano e le cuffie senza fili sono una grande magia; hanno funzionato, li avevamo collocati e provati da ieri mattina abbiamo sentito tutto quello che diceva il fratello maggiore della morte. Verranno dieci navi. E sbarcheranno armi terribili in un porto segreto. Didier conosce l’approdo e per questo lo vogliono far uccidere. Poi ti diciamo…”

“Maledizione! Siete stati bravi, questa è un’informazione chiave!”

“Non tanto, oggi si sono accorti di noi! Per fortuna hai disarmato il nostro nemico Tutsi. Forse ci hai salvato la vita.”

“E voi a me, un attimo fa.” rispose l’uomo bianco a bassa voce “E in più non avete fatto rumore… Siete stati davvero bravi. Adesso però dobbiamo scomparire.”

(continua)

Foto dell’Aeroporto Kruger Mpumalanga di Lidia Maria Giannini, studentessa, anni 12.

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Sesta puntata

Settima puntata

Ottava puntata

Nona puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori

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