Home » Racconti ed esperienze » ClanDESTINI (quarta puntata)

ClanDESTINI (quarta puntata)

Pubblicato il: 16/10/2009 14:03:17 - e


Il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Senza accorgersene era arrivato proprio davanti alla camera della suora. Provò ad aprire la porta e non era chiusa. Prudenza, suor Annunciazione, prudenza, ti potrebbe entrar gente in camera! Per la prima volta da tanti anni gli venne da ridere. Accese la luce. Il letto era intatto.

Suor Annunciazione non aveva dormito quella notte: immaginò che in un’altra corsia ci fosse una vita che rischiava di andarsene, un bambino nei guai oppure, come una sula, le sue ali avevano avuto un fremito improvviso ed era volata via sopra gli alberi, dietro i magazzini dell’ospedale.

Sul comodino c’era una fotografia, un uomo, in tuta accanto ad un piccolo aeroplano.

Una vecchia fotografia.

Spense la luce e trasse di tasca una pila elettrica, l’aveva presa nel comodino vicino al suo, ma l’avrebbe rimessa a posto.

Ispezionò con lo sguardo tutta la stanza e vide un grosso armadio con sopra una valigetta. Cominciò a curiosare, si sentiva un po’ un traditore, ma dopotutto era più che giustificato: una attenzione inevitabile, fino a tre giorni prima non aveva mai visto suor Annunciazione e lei lo teneva d’occhio, dopo tutto sarebbe rimasto lì ancora un bel po’, forse più d’una settimana, doveva assolutamente frugare nella sua stanza.

“L’unico guaio di avere una stanza tua” disse a bassa voce “è che poi qualcuno ti ci viene a guardare come sei fatto!”

Una fitta al piede lo fece vacillare, aveva camminato troppo, dopotutto. Si mise a sedere davanti alla bella scrivania e osservò attentamente la fotografia dell’aviatore. Gli pareva che quella scrivania se la fosse portata appresso, che tutta quella roba avesse sempre seguito la suora nei suoi viaggi.

Nei cassetti c’erano solo cartacce tenute in disordine, roba dell’ospedale e di religione. Sotto alcune cartacce c’era un’altra foto dell’aviatore accanto ad una giovane coi capelli lunghi e biondi. Di corpo pareva lei, snello e vigoroso, ma non era sicuro di riconoscere suor Annunciazione con trent’anni di meno.

Ora la gamba gli batteva, si alzò con difficoltà ed aprì l’armadio, in basso lenzuola, federe e una coperta, sopra quei grandi grembiuli bianchi, vestiti civili appesi alle stampelle ed anche due divise scure, da monaca.

Didier scosse la testa, non era quello che cercava, prese uno dei pesanti sgabelli della mensa e lo accostò all’armadio, poi con grande sofferenza tirò su il piede sano e ci salì, tenendo l’altro a penzolone.

Mise la pila in bocca, con la sinistra si afferrò alla parte alta dello sportello e con la destra tastò il ripiano sopra l’armadio alla ricerca della valigetta. Ecco! Acchiappò il manico e la tirò giù, ma squilibrato com’era, perse la presa dallo sportello e lo sgabello gli si mosse sotto i piedi. Cadde a terra con tutta la sua preda.

Il dolore gli fece perdere conoscenza per un attimo, come quando la scheggia lo aveva azzoppato.

Rimase steso per terra col bottino stretto tra le mani, poi si alzò da terra col busto, si piazzò la valigetta davanti e fece scattare le due serrature, che non erano chiuse.

Dava le spalle alla porta e raggelò quando la luce inondò la stanza.

“Didier! Che ci fai qui, buttato per terra con la mia valigia?”

Didier alzò la testa e fissò gli occhi di suor Annunciazione insolitamente severi. Aveva accettato la possibilità che lo trovasse a curiosare.

“Volevo sapere se c’è un’arma qui dentro.” s’inventò lì per lì.

La suora rimise a posto la fotografia che era caduta e poi prese il bambino sotto le ascelle e lo aiutò a mettersi sul letto. “Ora chiamo l’infermeria e ti faccio trasportare lì, guarda che hai combinato! Hai le fasciature piene di sangue, il dottore ti aveva pur detto che era meglio che non ti alzassi dal letto.”

“Cosa c’è nella valigia?”

La suora sollevò il ricevitore del telefono e parlò brevemente, poi si rivolse di nuovo al bambino. “Figurati se c’è qualcosa che assomigli a un’arma! È questo che volevi sapere?” chiese dura.

Didier la guardò senza rispondere.

Suor Annunciazione raccolse la valigetta, la mise accanto a lui sul letto “Guarda pure!” gli disse sorridendo, con quel caratteristico cambio d’espressione che piaceva a Didier.

Dentro c’era una mescolanza disordinata di cose ancor più grande di quella nei cassetti della scrivania. A una prima occhiata vide solo lettere, fotografie, libri e pezzi di stoffa a quadretti dai colori vivaci.

“Tra un po’ vengono a prenderti per portarti dal dottore.” esitò un attimo.

“Queste sono le cose che mi sono sempre portata appresso nei miei viaggi.”

Didier fece l’atto di mettere le mani nella valigetta, poi rinunciò.

“Sei contento adesso?” La suora tentò di richiudere la valigetta, ma il ragazzo la trattenne.

“Aspetta. Questa è la casa che porti appresso… come la corazza della tartaruga…”

Suor Annunciazione lo guardò colpita da quelle parole sagge. “Hai ragione, ma come vedi è ancora più leggera della casa di una tartaruga. Ti piacerebbe fare visita a casa mia?”

Il ragazzo rise, completamente conquistato e si mise a frugare nella valigia. Trovò un foulard di seta e lo mise accanto a sé sul letto con una smorfia. C’erano un sacco di vecchie cartoline, con un lago di montagna, fotografato nelle varie stagioni, considerati i colori delle piante e degli alberi.

“Casa è sempre stata ancora più leggera della tua” disse battendosi sulle spalle “Tanto leggera dopo che hanno incendiato il mio villaggio. Mi sono salvato scappando nella foresta”

La suora scosse la testa e cominciò a riordinare approssimativamente i suoi ricordi davanti a lui. Unì in gruppo prima le lettere, dopo sistemò sul fondo della valigetta, ben ripiegato, il foulard che le aveva regalato il giovane aviatore.

Didier la intralciava tirando fuori dal mucchio le cose che lo interessavano, una penna stilografica e un gruppo di libri e giornaletti.

Le figure lo attrassero, cominciò a sfogliare un vecchio giornaletto ingiallito.

“Belli! Ma non è roba da bambini?”

La suora sorrise “Mica è detto, dipende dai gusti… quelli che stai guardando adesso, quand’ero piccola, li leggevano soprattutto i maschi.”

Didier era affascinato da un fumetto speciale. Quasi in ogni striscia c’era un uomo possente con una calzamaglia rossa ed una maschera nera sugli occhi, lungo i fianchi gli pendevano due enormi fondine che non lasciavano intravedere il calcio delle pistole. Quando, improvvisamente, intorno a lui comparvero i pigmei!

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori

11 recommended

Rispondi

0 notes
572 views
bookmark icon

Rispondi