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Pinocchio 2.0 e i grandi che inventano storie: Dal latte ai colori

Pubblicato il: 30/11/2011 17:20:33 -


Nell’ambito del progetto Pinocchio 2.0 è stato chiesto a mamme, papà, sorelle, fratelli, zie, zii, nonne e nonni di inventare brevi storie che poi vengono lette in classe dalle maestre e illustrate da bambine e bambini della scuola dell’infanzia di Latina e da quelli che fanno parte della rete di progetto. Ecco la storia inventata da Andrea Lepori, padre di Ilaria e Valentina.
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C’era una volta, tanto tempo fa, un bambino che si chiamava Ali che viveva in una grande città in un paese lontano lontano. Aveva una sorella più piccola che si chiamava Sunya. Lui tutti i giorni andava in giro per la città con suo padre a lavorare. Per la strada c’erano tanti negozi di frutta, di verdura, di carne. C’era anche un negozio di barbiere da cui si sentivano venire tutti i profumi delle creme e delle lozioni che il barbiere usava con i suoi clienti. Un altro negozio vendeva vestiti per le signore, e ad Ali piaceva tantissimo guardare tutte le stoffe colorate. In fondo alla strada c’era un piccolo negozio dove un signore vecchio vecchio preparava dei pezzetti di carne e li cuoceva sul carbone (che profumino!).

Il papà di Ali portava sulle spalle una grande pentola di ferro nero nero e dentro c’era il latte con lo zucchero e il tè. Ad ogni negozio il papà si fermava ed Ali prendeva due o tre tazze, le riempiva del latte che il papà trasportava e, attento a non farselo cadere, portava queste tazze di latte dentro i negozi. Chi voleva prendeva una tazza, ringraziava Ali e la beveva piano piano. Il lavoro di Ali era questo. Dalla mattina fino a ora di pranzo percorreva questa strada e serviva il latte con il tè a tutte le persone che lo volevano. Quando era ora di pranzo, e i negozi cominciavano a chiudere, Ali e il papà tornavano indietro lungo la strada e ogni negoziante pagava le tazze di latte che aveva preso prima.

Nel pomeriggio Ali insieme al papà andava a comprare il latte per il giorno dopo, e doveva camminare fino a casa del contadino e poi tornare a casa con tutto il latte. Ogni giorno faceva le stesse cose.

Quando tornava a casa insieme al papà, erano tutti e due molto contenti che era passata un’altra giornata di lavoro. Certe volte lui era così stanco che il papà lo portava sulle spalle, allora lui, da quella posizione in alto, riusciva a vedere oltre un muro che c’era lungo la strada di casa. Dentro quel giardino c’erano bambini che giocavano e si rincorrevano; a volte cantavano e altre volte facevano merenda. Una volta chiese al suo papà perché gli altri bambini andavano a scuola e lui no, ma il papà gli spiegò che non si deve perdere tempo a disegnare, perché lavorare è più importante.

Allora Ali cominciò a disegnare da solo, la sera, dopo che aveva finito tutti i lavori. Una volta la mamma trovò sotto il letto di Ali tutti i fogli che lui aveva disegnato, e siccome erano molto belli, li portò alla maestra per farglieli vedere.

La maestra chiese chi li avesse fatti e la mamma spiegò che li aveva disegnati e colorati suo figlio, che non andava a scuola perché non aveva tempo e doveva aiutare il padre. La maestra spiegò alla mamma che i bambini devono andare a scuola per imparare tante cose e se non vanno a scuola non imparano niente. Poi quando saranno grandi impareranno a lavorare. Alla fine le disse di portare Ali a scuola il giorno dopo così poteva conoscere tutti i suoi compagni.

La mamma tornò a casa e parlò con il papà. Il papà guardò i disegni con attenzione e vide che c’erano uccelli, campi pieni di fiori, negozi di vestiti, una tigre, un cielo pieno di aquiloni, insomma i disegni erano proprio belli e il papà fu subito d’accordo con la mamma di mandare il piccolo Ali a scuola.

Il giorno dopo la mamma lo preparava per il primo giorno di scuola, ed Ali era così contento che non vedeva l’ora di arrivare. Chiedeva di continuo alla mamma: “Quando andiamo?” “Quando mi metti le scarpe?” “Quando mi pettini?”.

E la mamma rispondeva paziente: “Se mi dai tempo facciamo tutto, se non mi dai tempo non facciamo niente”.

Alla fine furono tutti pronti: il papà e la mamma, che si erano messi il vestito più bello che avevano, Ali e la sorellina più piccola, in braccio alla mamma perché ancora non sapeva camminare.

Andarono svelti svelti a scuola ed Ali era così contento che per tutta la strada saltellava e cantava.

Quando arrivarono a scuola, la maestra salutò i genitori, prese Ali per mano e lo accompagnò a conoscere tutti gli altri bambini. Il papà di Ali decise insieme alla mamma che anche la piccola Sunya sarebbe andata a scuola quando fosse giunto il momento.

Da quel giorno in poi il papà di Ali andò a vendere il latte da solo, ma era molto contento che suo figlio poteva imparare a leggere e scrivere, e ogni sera il piccolo tornava a casa e mostrava felice ai genitori e alla sorellina tutti i disegni colorati che aveva preparato quel giorno.

Il papà, quando aveva un po’ di tempo, attraverso il cancello della scuola guardava il suo piccolo Ali giocare e correre insieme agli altri bambini, e il suo cuore era pieno di gioia.

***
In testa, La casa di Ali: disegno di Valentina Lepori, anni 4.

***

Pakistan: il negozio dei tessuti. Foto di Andrea Lepori


Pinocchio 2.0: http://blog.edidablog.it/blogs//index.php?blog=275 e http://www.facebook.com/group.php?gid=139204519436108

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Andrea Lepori

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