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L’arcivernice: L’eterno ritorno e l’interpretazione dei sogni (settantunesima puntata)

Pubblicato il: 20/12/2013 16:50:06 -


“Ecco, questi accostamenti credo che si possano fare; così, Ramon, tu capisci per un attimo cosa era Apollo, il Dio che mandava i sogni, è l’inconscio, e ha anche il senso d’inconscio collettivo. All'altro capo della scala dei viventi troviamo la bestia, e la bestia che cos’è? È il senso di colpa collettivo”.
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Ma in fondo perché no? Un filosofo vicino, troppo vicino anche emotivamente; ma uno dei pochi dal pensiero originale, non uno dei tanti replicanti del secolo scorso. Proviamo.

“Maestro, La linea e il circolo, perché?”.

“Tu chiamami Enzo, e io ti chiamo Ramon; altrimenti devo darti del ‘lei’, perché sempre le persone devono avere pari dignità; e io do del ‘lei’ solo alle persone che non sopporto.

Ma vengo alla tua domanda. La linea, l’escatologia, il progresso verso un telos, ad esempio la dottrina cristiana: si va verso i ‘novissimi’, verso il giudizio universale, c’è un punto di proiezione nel futuro che dà senso al vissuto. Oppure il circolo, Vico, l’eterno ritorno di Nietzsche, l’anno cosmico dei presocratici e di Platone, il tornare e ritornare sull’eterno presente. Perché nell’eternità tutto si deve necessariamente ripetere, prima o poi. Dunque, il dilemma: la linea o il circolo?”.

“E la soluzione? Ehm… Enzo?”

“La soluzione non c’è. Trovala tu, Ramon, se puoi. L’aporia sta nella contrapposizione antitetica di due paradigmi esplicativi, coerenti in sé, e che tutto spiegano entrambi, ma nell’ambivalenza dell’ontologia seconda, o, se vuoi della semantica”.

Ramon era stato avvisato, il suo prof. glielo aveva detto: Melandri parlava in melandrese, non in italiano. A dir la verità, parlava bene anche in francese, in inglese, in tedesco ecc.; ma sempre in una lingua tutta sua, che provocava più di un crampo mentale. Ramon si fece forza, rimandando ogni riflessione a un momento successivo, e riprese:

“Il sottotitolo rimanda all’analogia. Che c’entra, Maes… Enzo?”.

“Ana – logos; qui logos è prima di tutto ‘rapporto’; uguaglianza di rapporto, di relazione. Analogia come inferenza: ‘a’ sta a ‘b’ come ‘c’ sta a ‘x’, e allora devo scoprire ‘x’; oppure analogia come metafora, come potere semantico e immaginifico: l’erba ondeggia. Cioè: come le onde sul mare, così l’erba sul prato…; le onde stanno al mare come l’erba sta al prato: ci sono sempre quattro termini in relazione conforme. Come quando dico che la coppa sta a Dioniso come la spada sta a Ermes; per cui posso dire che la coppa è la spada di Ermes. E allora si apre la via per la scoperta della conoscenza: che cosa manca perché si riformi l’equilibrio, dove sta la ‘x’? Ecco la logica della scoperta. Non è molto diverso da quanto dice Hofstadter”.

Ramon era un ragazzo intelligente, e portato per la filosofia; ma si sentiva completamente perso. E decise di andare avanti e di riflettere solo in seguito.

“Enzo, so che hai tenuto un corso molto profondo sugli stoici. Che c’entrano gli stoici? Io ne ho tratto solo una dimensione pratico-morale, poca o nulla teoresi…”.

“Questo dipende dalla tradizione latina, da Cicerone e Seneca, che hanno tratto dagli stoici ciò che era più consono alla mentalità assai ‘pratica’ dei romani. Ma la scuola stoica ha una teoresi assai profonda e articolata. Che prevalentemente è andata persa. Per gli stoici la conoscenza è il viaggio dell’informazione di senso fino all’inglobamento nel pensiero: viaggio, viatico, trapasso continuo.

Se la conoscenza la poni invece come un’istanza separata dal reale, se la mente non è il corpo, hai la via platonica. Vedila attraverso il mito: Apollo è il Dio che manda i sogni. Aristotele dice che i sogni vengono o dalla cattiva digestione o risultano dalle combinazioni delle vicende della vita quotidiana o ci sono mandati dal Dio. Apri ‘L’interpretazione dei sogni di Freud’ e leggi che i sogni vengono dalla cattiva digestione o derivano dalle faccende della vita quotidiana, o vengono dall’inconscio. Nessuno che abbia recensito la ‘Traumdeutung’ ha notato che inizia come il libro di Aristotele.

Ecco, questi accostamenti credo che si possano fare; così, Ramon, tu capisci per un attimo cosa era Apollo, il Dio che mandava i sogni, è l’inconscio, e ha anche il senso d’inconscio collettivo. All’altro capo della scala dei viventi troviamo la bestia, e la bestia che cos’è? È il senso di colpa collettivo”.

“Cosa devo studiare, allora, per diventare filosofo, Maestro, Enzo?”.

“Chi lo sa, Ramon; tutto, tutto, o niente. L’importante è che tu pensi, di continuo, ossessivamente, fino a soffrirne…”.

Melandri si tolse gli occhiali dalla montatura metallica, se li pulì con un fazzoletto, lo faceva sempre, per la sua forte miopia. Diceva che si era rovinato gli occhi leggendo tanto…

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Maurizio Matteuzzi

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