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Dall’università al lavoro: percorsi dei laureati stranieri a Roma nell’arco di un decennio

Pubblicato il: 23/03/2022 02:55:41 -


Recensione de La carica dei 101 - di P. Lucisano - A. M. De Luca - I. Stanzione - S. Zanazzi.  Roma 2021 - Armando editore.
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Quanti sono gli studenti stranieri che nel decennio 2008-2018 si sono laureati all’università la Sapienza di Roma e quali i loro percorsi di transizione verso il lavoro? In un testo agile, poco più di 200 pagine, gli autori rispondono a queste domande fornendo, nella prima parte, un’analisi del ruolo dell’università all’interno dei processi di internazionalizzazione del lavoro, nella seconda, raccontando le storie di questi 102 attori/protagonisti. L’incremento della “internazionalizzazione” dell’università italiana, il riconoscimento della capacità di attrarre studenti e ricercatori stranieri e la consistenza dei crediti formativi acquisiti dai nostri laureati all’estero, sono ormai indicatori riconosciuti dall’Anvur (Agenzia Nazionale Valutazione Università Ricerca) e dai nuclei di valutazione di Ateneo; a partire dall’assunzione di questi temi, la ricerca analizza  e verifica, entro la Sapienza, lo stato  di quelle attività ( Terza missione  Anvur 2013) che stabiliscono una interazione diretta degli Atenei con i contesti sociali di riferimento. Non si tratta quindi di una mera trasposizione quantitativa dei titoli conseguiti verso i posti di lavoro occupati, ma di interventi volti a cambiamenti socio-culturali, operati nella prospettiva della dimensione educativo-formativa, che si realizza/dovrebbe realizzarsi dentro il percorso universitario. Da un lato si utilizzano banche dati di diversa provenienza e dall’altro si esemplificano casi d’integrazione degli stranieri laureati nel mercato del lavoro italiano.

Le fonti sono riconducibili al progetto UNI.CO (Archivio delle carriere degli studenti –INFOSTUD SAPIENZA  e Comunicazioni obbligatorie dei rapporti di lavoro  del Ministero del Lavoro), in questo modo una collaborazione inter-istituzionale ha messo a disposizione una enorme banca dati: informazioni anagrafiche e curricolari di 176.206 laureate/i e 740.706 contratti di lavoro, sub- para subordinato ecc. stipulati nel corso del decennio sopra indicato. La metodologia adottata nella costruzione della ricerca parte da un “insieme” unico di dati relativi ad andamenti complessivi e, nello stesso tempo, opera alcuni focus su singoli aspetti, dando un senso a narrazioni singole, che forniscono ulteriori stimoli a approfondimenti, anche statistici. Gli autori dichiarano, con giustificata soddisfazione, di avere da un lato, lavorato su Big Data , ma dall’altro, con un approccio narrativo, li hanno osservati nella dimensione del punto di vista di Single Data.

 I percorsi di studio

Nel decennio 2008-2018 la Sapienza ha laureato 176.206 studenti, il 5% di questi, 9.339, sono stranieri ( 61% le laureate italiane, 65% le straniere). I titoli  di studio universitario conseguiti dagli stranieri si collocano nelle 4 tipologie di percorsi: triennale, magistrale, ciclo unico, vecchio ordinamento; 7.969 studenti hanno conseguito un solo titolo di studio, 1.361  due titoli, 9 tre titoli.

Il 62% [1]di questi laureati proviene da un paese europeo; il 16,7% dall’America; il 13%,2% dall’Asia; il 7,2% dall’Africa, lo 0,3 dalla Oceania. Cercare una maggiore precisazione nella classificazione degli stranieri appare difficile, con buona approssimazione si possono definire immigrati, i nati all’estero ed anche  nati in Italia da genitori stranieri, mentre vengono definiti studenti internazionali quelli che si iscrivono all’università la Sapienza con un titolo di ammissione conseguito all’estero; sulla base di questo criterio i laureati immigrati sarebbero il 49% contro il 51% degli internazionali, è interessante notare come, dallo stesso paese di origine, spesso provengano sia gli immigrati sia gli internazionali. Non è invece possibile avere informazioni precise sulla tipologia di permesso di soggiorno dei laureati alla Sapienza, perché questo è rilevabile solo per chi ha avuto un contratto di lavoro nel nostro paese. Nei 10 anni studiati sono 53 i tipi di permessi rilevati nelle comunicazioni obbligatorie, ma così come si presentano danno informazioni poco significative. Le scelte di studio sono simili tra stranieri e italiani per scienze mediche, scienze dell’antichità, ingegneria e architettura, ingegneria industriale e dell’informazione, scienze giuridiche, scienze chimiche, scienze della terra; mentre gli stranieri, più degli italiani, scelgono le scienze economiche, invece per le scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche si verifica il fenomeno contrario.

L’impatto col mercato del lavoro

26.967 ( 4 milioni di giornate lavorative) questo il numero di contratti attivati dai laureati stranieri, che evidenzia la precarietà della domanda di lavoro  con cui si sono misurati, una osservazione più ravvicinata  ed un confronto con i laureati italiani mostra tuttavia che questi trovano sicuramente maggiori difficoltà a collocarsi rispetto ai laureati italiani, perché seguono itinerari più complicati, ma sostanzialmente simili a quelli dei loro colleghi “nativi”. Su questi punti la ricerca approfondisce la descrizione della miriade di tipologie dei contratti vigente nel nostro paese e  conclude che,  su questo punto, piuttosto che di “esiti occupazionali”  si osserva  la “qualità” di un  mercato del lavoro, che penalizza in misura maggiore  gli  immigrati, ma  anche gli italiani e gli studenti internazionali. Questa penalizzazione si nota nella coerenza tra titolo di studio e tipologia di lavoro. Se si prende come riferimento ISCO ( International Standard Classification of Occupations) si vede che nelle professioni più qualificate gli italiani hanno un vantaggio del 20% rispetto agli stranieri, in quelle meno qualificate gli stranieri registrano un “vantaggio” del 5%. Sul processo di transizione verso il lavoro pesano, a svantaggio dei laureati stranieri, molti altri fattori quali, per esempio, il dover comunque lavorare durante gli studi ed il voto di laurea; inoltre la sovra qualificazione rispetto al lavoro riguarda più del 10% degli immigrati, producendo così una sorta di “intrappolamento” di questi in  lavori poco qualificati  che richiederebbero bassissimi livelli di qualificazione

Centouno storie di giovani stranieri entro la Sapienza

La seconda parte della ricerca ricostruisce centodue racconti di laureati- laureate nel decennio studiato, la scelta dei casi non è costruita sulla base di un campionamento rappresentativo statisticamente, ma della efficacia di queste nel presentare tipi di percorsi, scelte di studio, difficoltà e successi che hanno segnato le esperienze di un gruppo di giovani che dalla Sapienza, i centouno, richiamati nel titolo, si sono mossi verso il lavoro. Le storie seguono la stessa sequenza: anno di nascita, arrivo in Italia,

ovvero nascita in Italia da genitori stranieri, titolo di studio conseguito per l’accesso all’Università (Roma o altro Paese), anni di studio impiegati per il conseguimento della laurea, lavori svolti, coerenza o non coerenza rispetto al titolo di studio conseguito, spostamenti in Italia per motivi di lavoro, raggiungimento o non raggiungimento di un contratto a tempo indeterminato. Alcune di queste storie sono illustrate in una forma graficamente significativa che ne sintetizza efficacemente gli itinerari.

 

[1] Gli  Europei sono per il 53% di un paese UE 27, 40% dell’Europa centro orientale, quasi 7% di altri paesi Europei. Gli americani sono per l’ 83 % dell’America meridionale; più del 50% degli asiatici provengono  dall’Asia occidentale; il 30% di quanti provengono  dall’ Africa sono dell’Africa centromeridionale e circa il 40% dell’Africa settentrionale.

Vittoria Gallina

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