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Il femminismo in Italia, la storia e l’oggi

Pubblicato il: 31/05/2012 18:15:40 -


“Asincronie del Femminismo. Scritti 1986-2011”, il nuovo libro di Paola Di Cori nella recensione di Antonella Petricone.
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Un’immagine epocale apre il testo e lo cosparge di quel simbolismo caro alle donne, che le unisce e le rende protagoniste di storie incredibili in cui la forza costruttiva di una diventa il motore rivoluzionario di tutte. L’immagine raffigura delle donne berlinesi alla fine della seconda guerra mondiale, intente a spolverare mattoni, recuperati dagli edifici distrutti di una città allo stremo delle forze, mentre li estirpano dalle macerie, li sistemano in pile, affinché vengano riutilizzati. Paola Di Cori prende da questa significativa immagine il senso di un cambiamento forte, radicale, sempre sostenuto da una rete sociale, culturale e politica che animerà l’intero suo testo. Il senso che le donne danno alla ricostruzione, come farla, come trasmetterla, sono parole chiavi che emergono continuamente e ci interrogano. Il significato che questo ha nelle generazioni future, ciò che ha lasciato, ciò che ha sedimentato, che ha animato vite, memorie, narrazioni, autobiografie, esperienze, condivisioni. Le asincronie del Femminismo contengono tutto questo, il mattone di ieri che sorregge il mattone di oggi e viceversa. Un insieme variopinto di riflessioni, di scritti, di punti di vista, estrapolate dalla memoria di un patrimonio personale e individuale, quello dell’autrice, che ripercorre gli echi delle battaglie di ieri, per collocare nuovi soggetti politici, nelle odierne politiche del femminismo, per recuperare, rimettere in discussione, riattraversare le riflessioni che sorreggono il senso politico di dirsi femministe oggi, con la consapevolezza di una visibilità e di una riconoscibilità che va ri/conquistata. Ognuna, nel piccolo della propria quotidianità, per ritrovare un progetto condiviso entro cui sentirsi portatrice di pratiche politiche differenti ma efficaci, all’interno delle università, dove gli studi delle donne stanno scomparendo del tutto e sono considerati ancora “saperi specialistici” e non, come dovrebbe essere, saperi strutturati all’ interno di qualsiasi percorso di studio, o in qualsiasi altro campo in cui l’apporto di una può muovere e concretizzare la volontà di molte. Occorre pensarsi all’ interno di un sistema di “micropolitiche”, teorizza l’autrice, di un sistema in cui si parta dalle differenze tra noi, per arrivare a pensare collettivamente “trasformazioni radicali grandiose e improvvise”, è il tempo delle nuove forme di resistenza nel quotidiano, che non devono sostituire le altre forme di iniziative politiche, ma affiancarsi ad esse.

Le asincronie affrontano anche i diversi tempi della politica delle donne e il rapporto con il tempo stesso, l’averne stravolto i ritmi e la scansione regolare ha creato movimenti insospettati che le donne hanno analizzato a partire dalla propria differenza e dal proprio corpo, diventato nuova misura, nuovo punto di riferimento. La relazione tra il tempo esterno, il tempo del fuori, e il tempo interno, quello dell’“autocoscienza”, quel partire da sé che ha rivoluzionato un modo di concepirsi e di stare al mondo.

Temi, suggestioni, analisi che l’autrice attraversa per l’intero volume, tenendo legati a sé, in una sorta di dialogo costante, interventi tra loro molto diversi. Parole antiche rimescolate con parole nuove.

Il passato ci chiede di aprirsi a nuovi scorci su cui porre nuove verità, “lavorare sui resti vuol dire fare attenzione a dettagli a prima vista impercettibili, a ciò che sta a margini, alle trasformazioni di ciò che sembrava immutabile e invece muta continuamente sotto i nostri occhi”. Questo continuo mutare è alla base di ciò che attraversa e si attraversa come indefinito e indefinibile, discontinuo e irregolare, contingente e asincrono, tratti che sono stati propri di quell’esperienza femminista degli anni Settanta e che dicono ancora di una politica tra donne che si vive nella propria quotidianità con la stessa incertezza, che cerca ancora risposte, che si nutre di questa logica del frammento. E di quel frammento l’autrice rende conto, come se tra ieri e oggi una linea sottile ne tracciasse un filo di memoria, segnandone la continuità, in termini di lotta, di riconoscimento, di visibilità.

La storia del femminismo ha ancora bisogno di soggetti che sentano di appartenere a un progetto condiviso. Non solo, la storia del femminismo ha bisogno di soggetti che sentano il desiderio di andare avanti, come scriveva la teorica femminista anglo-americana Joan Scott in un saggio del 2004, che sentano “il desiderio come fonte di energia e di proiezione verso il futuro, elemento fondamentale dell’agentività”, perché “le femministe non sono soltanto soggetti politici, ma anche soggetti desideranti, e come tali, soggetti che fanno storia. In anni più vicini a noi, c’è stato un addomesticamento del desiderio fervente, ma è tempo di fare ritorno a quella visione del desiderio fervente. Dobbiamo tenere conto dell’elemento desiderante, delle passioni che guidano i comportamenti umani; da questo dipenderà la nostra capacità di agire e di immaginare il tempo davanti a noi”.

Io concordo con questa visione del desiderio come motore primario della politica delle donne e ritengo che “Asincronie del femminismo” sia uno di quei testi, che in un epoca di passioni, riaccendano quel “desiderio fervente” e aiutino a immaginare il tempo davanti a noi.

L’AUTRICE
Paola Di Cori è nata e cresciuta a Buenos Aires; abita a Roma. Ha studiato e insegnato in diverse università italiane ed estere. Ha scritto su femminismo, studi di genere, storia della cultura, pratiche didattiche, antidiscipline. Tra le pubblicazioni recenti: “Insegnare di storia” (1999); “Generi di traverso” (2000), con A. Bellagamba e M. Pustianaz; “Studi delle donne in Italia” (2000) con D. Barazzetti; i saggi “Slittamenti di Hegel oltre la filosofia” (2000); “Porte girevoli”, “Postfazione a Michel de Certeau”, “L’ invenzione del quotidiano”, (2000), con D. Borrelli. È tra i curatori della pagina web: www.micheldecerteau.eu

Antonella Petricone

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