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Oh bimbe! Le ragazze di Adriana

Pubblicato il: 16/06/2015 12:20:43 -


Sono le undici donne della Seroni, che lei rimbrottava con il suo toscanissimo “Oh bimbe!” (da cui il titolo del libro). Ognuna si racconta nei flashback più importanti rimasti immutati nella memoria più intima, dai tempi della scuola all’esperienza politica e familiare.
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Un libro dedicato alle ragazze della sezione centrale del Pci. Undici donne che hanno ricoperto ruoli di responsabilità nella sinistra italiana e nelle istituzioni nazionali ed europee: Bianca Bracci Torsi, Anita Pasquali, Isa Ferraguti, Silvana Dameri, Romana Bianchi, Lalla Trupia, Alida Castelli, Pasqualina Napoletano, Grazia Labate, Livia Turco, Francesca Izzo, vengono raccontate prima e dopo la collaborazione con Adriana Seroni, nella complessità delle loro personalità, nelle sfumature dei loro caratteri e dei propri orientamenti nel misurarsi con il welfare, tra conflitti, battaglie per la rappresentanza, nei tentativi di modificare i tempi per realizzare la possibilità di vivere meglio. Hanno lottato per far uscire la donna dalla condizione tradizionale, hanno proposto nuove relazioni tra uomini e donne, hanno rivendicato una diversa collocazione sociale e pubblica gridando “il personale è politico”.

Il libro nasce da una serie di domande dell’autrice, Graziella Falconi: resterà memoria del lavoro di queste donne? La loro passione può aiutare a far comprendere come quell’universo si sia espanso, contratto e collassato? La loro storia prima e dopo la collaborazione con la Seroni qual è stata? Può essere la storia della militanza politica di una vita, ridotta a quel decennio nel quale Adriana Seroni è stata responsabile femminile nazionale? Ecco dunque che Graziella Falconi le tira fuori, una per una, dall’ombra che il tempo, inesorabile, ha gettato su di loro. Ed ecco che Marianna Madia coglie le intenzioni dell’autrice e ne fa una prefazione, dove centra subito il cuore del libro: “Se non avessimo avuto l’impegno delle donne politiche di quella generazione – scrive il ministro – non avremmo molti dei diritti che oggi riteniamo acquisiti se non scontati”.

Erano anni in cui le donne non potevano entrare in magistratura o in diplomazia. Le loro vite hanno attraversato la contestazione studentesca, l’autunno caldo e lo stragismo, il compromesso storico e la solidarietà nazionale, la crisi monetaria e Bretton Woods, il terrorismo, l’assassinio di Moro, l’esplosione della questione morale, il declino della Prima Repubblica, ma anche la guerra in Vietnam, i carri sovietici a Praga, la fine di Allende, l’invasione dell’Afghanistan, Cernobyl, la fine del comunismo, le Due Torri.

Sono donne che vengono quasi tutte dalla provincia, quasi tutte di formazione cattolica, con un orizzonte riformista. Ricorda Livia Turco: “Andai da Natta a reclamare la democrazia paritaria nel partito e nelle liste elettorali. Facciamo il 25%, disse lui, prudentemente. No – ribattei – facciamo il 30%”. Natta provò a trattare: “diciamo che occorre almeno il 25% delle donne, con quell’”almeno” allarghiamo, potresti acconsentire”. “No”, mi impuntai, deve essere il 30%”. “Ah si – concluse Natta per niente spazientito anzi quasi divertito dalla trattativa – allora devi conquistartelo in Comitato Centrale il tuo trenta per cento. E cosi andò”.

Racconta Silvana Dameri: “Quarant’anni fa, venivo a Roma per la prima volta a Botteghe Oscure per la riunione della Commissione femminile nazionale del Pci in vista del referendum sul divorzio. C’erano grandi dirigenti politiche e sindacali da Nilde Jotti a Marisa Rodano, Giglia Tedesco, Lina Fibbi, Nella Marcellino, Gisella Floreanini. Donne straordinarie che a me, che stavo per compiere ventidue anni, incutevano grande rispetto, persone da cui capivi che c’era molto da imparare, donne che avevano già scritto con lotte e conquiste la storia d’Italia. C’erano poi le componenti della sezione femminile, le collaboratrici più strette di Adriana, un nucleo eterogeneo di personalità che formavano una squadra affiatata, ciascuna con il suo particolare apporto (Anita, Bianca, Licia, Isa e tante altre che seguiranno).

C’erano le parlamentari già affermate, allora un numero ancora ristretto: Adriana Lodi, Eletta Bertani, Erias Berardi sono le prime che mi sovvengono. Un gruppo particolarmente combattivo era quello delle compagne dell’Udi che agivano a stretto contatto con il movimento. E poi c’eravamo noi: le responsabili femminili delle Federazioni di cui un folto drappello della generazione del Sessantotto, animate da una forte domanda di partecipazione, idee e speranze di cambiamento e…(parlo per me) di inesperienza. Era una sorta di orchestra di voci e volti diversi per esperienze, forza, età, personalità. Ebbene, quell’orchestra Adriana Seroni la sapeva dirigere con grande perizia e passione. Mi conquistò subito”.

Un libro da leggere per capire meglio il nostro complesso presente, ma anche per comprendere in quanti modi si declini l’essere donna.

Oh bimbe! Le ragazze di Adriana
, di Graziella Falconi, Memori editore

Anna Maria De Luca

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