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Alle radici dell’innovazione. Riflessioni su La Scuola – Città Pestalozzi di Ernesto e Anna Maria Codignola

Pubblicato il: 16/05/2018 18:51:32 -


Scuola – Città Pestalozzi, una scuola - comunità per ‘ragazzi socialmente pericolanti’.
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Sembra che gli esperimenti pedagogici più significativi preferiscano germogliare in ambienti piccoli  e deprivati. Spesso nascono nelle periferie sfidando la precarietà della situazione sociale e culturale originaria, nutrendosi di un’autentica motivazione ad apprendere.

 

“Fu così che  con mezzi irrisori  e con molto coraggio  nel gennaio del ’45 la Scuola-Città  aprì per prima a Firenze  le porte di una efficace difesa  educativa ai ragazzi dai 6 ai 14 anni del desolato rione S. Croce  in via S. Giuseppe 9”.

 

Scuola – Città non nasce come una sperimentazione didattica per i figli della borghesia fiorentina, ma  come una scuola che assiste i ragazzi più poveri, immersi nel disagio sociale del primo dopoguerra. Quella che appare oggi come una zona benestante era a quei tempi “uno dei quartieri più poveri e malfamati di Firenze,  Santa Croce.” Così  la descrive il suo fondatore, Ernesto Codignola, pedagogista,  collaboratore di Gentile per la riforma, animatore culturale e promotore della Nuova Italia editrice e della rivista Scuola e Città.

 

La spinta di Codignola è sociale: la sua scuola è organizzata come una comunità di vita e di lavoro dove ci si forma attraverso la socializzazione.

Senso di comunità e cura del clima risultano centrali per “ragazzi socialmente pericolanti cui è rivolta  in primo luogo la nostra istituzione”.

Codignola  sente la necessità di una vera comunità tra gli insegnanti  per instaurare rapporti basati sulla  “simpatia spirituale” e sostiene che una scuola organizzata in comunità  è in grado di  non usare la minaccia e può “ fare miracoli” con alunni bisognosi di tutto. In questo  retroterra fonda la sua sperimentazione.

Quello di Scuola – Città è un ambiente non troppo diverso da Barbiana, scuola di campagna per figli di contadini analfabeti, né da San Lorenzo, quartiere popolare romano dove Maria Montessori apre la prima casa dei  bambini né dal mondo contadino del Vho dove Mario Lodi conduce la sua esperienza educativa.

   “Quando sono venuta la prima volta per le vie di questo quartiere […]” scrive Montessori  descrivendo San Lorenzo “ho avuto l’impressione di trovarmi in una città dove fosse avvenuto un gran disastro. […] Mi sembrò che un lutto recente gravasse sulla popolazione che si aggirava per le strade muta, con aspetto stupito e quasi spaventato.  L’alto silenzio sembrava che significasse la vita collettiva interrotta, spezzata: non una carrozza, nemmeno il vocio lieto, popolare dei venditori ambulanti, non il suono di un organetto girovago in cerca del soldo. […] Osservando le vie coi loro avvallamenti, e i sassi sporgenti dal sottosuolo, si poteva supporre che quel disastro fosse stato una grande inondazione che avesse trasportato via tutta la terra; ma osservando le case tutte smantellate negli androni, coi muri scoperti o mancanti qua e là di mattoni, veniva fatto di pensare se fosse stato un terremoto il disastro che aveva afflitto quel quartiere.”  (M. Montessori, 2000, p.143).

 

L’autogoverno 

Tra i principi pedagogici proposti da Codignola  troviamo l’organizzazione di  una sorta di autogoverno. Riflettendo sul difficile senso della legge  in Italia, egli condanna il fatto che “oggi punizioni e norme  piovono dall’alto”   e sostiene  che “bisogna  trovare il modo di far partecipare direttamente  maestri e alunni non solo alla realizzazione della legge ma alla sua costituzione.”

 

“Autogoverno significa  interiorizzazione della legge e della disciplina”. Codignola non si limita a teorizzare ma fa funzionare nella  pratica scolastica quotidiana istituzioni come la Giunta, composta da  assessori e funzionari e presieduta dal sindaco.

Per l’amministrazione della ‘giustizia’ e il rispetto delle regole si serve  della Corte d’onore, un tribunale eletto dagli alunni  che risolve i casi più gravi di infrazione della legge.

Alla descrizione del ruolo e del funzionamento di questo organismo per gestire  l’autogoverno della scuola, ripreso dalla tradizione scout, Codignola dedica parecchie pagine. Ideata da Baden Powell in Scautismo per ragazzi, la Corte d’onore è un organo garante della legge scout che ha il compito di dare riconoscimenti e di risolvere problemi, anche di carattere disciplinare nella vita dei gruppi scout.

L’adozione di questo organismo mette in luce le affinità tra i due metodi pedagogici,  entrambi basati sull’autonomia e sull’esplorazione, sull’attivismo  e sulla responsabilizzazione del ragazzo. D’altronde  l’interesse di Codignola per la pedagogia di Baden Powell è segnalato anche  dall’inserimento  dello scoutismo in un volumetto sulle “scuole nuove”, anche se in questo caso si trattava in realtà  di un nuovo metodo educativo non formale.

Autonomia nell’apprendimento e nell’organizzazione

 

Il principio dell’autonomia per Codignola  regola non solo gli aspetti organizzativi e sociali   della scuola attraverso l’autogoverno ma anche quelli cognitivi. Insiste infatti sull’apprendimento autonomo di ciascuno studente, sul suo stile cognitivo e sulle sue caratteristiche individuali. “Una scuola che persegua  come fine ultimo  la formazione autonoma  dell’educando, deve muovere dalle effettive esigenze di lui.”

Autogoverno e autoistruzione vanno a braccetto. Entrambi rappresentano una spinta al potenziamento dell’autonomia del ragazzo e della sua responsabilizzazione attiva a scuola. Sul versante cognitivo l’autoistruzione si configura come una critica al metodo d’insegnamento frontale. Codignola considera assurda “la pretesa che 20 – 25  alunni possano  interessarsi ‘tutti’ nello stesso  momento  ad una determinata parte  del programma.”  Prefigura,  insomma, ciò che successivamente costituirà una delle prerogative di questa scuola: puntare sull’interesse ad esempio attraverso gli Oper learning.

Per quanto riguarda l’autonomia nell’apprendimento, Codignola chiarisce che  “i maestri non devono  imporre dall’alto  precetti e prescrizioni  ma aiutare  i discepoli a fare  effettivamente da sé” utilizzando un’espressione simile al motto montessoriano “aiutami a fare da solo”.

In realtà tra i due metodi troviamo parecchie differenze. Montessori  attacca infatti le pratiche  della scuola tradizionale prevedendo  per l’autoeducazione l’uso sistematico di materiali di sviluppo strutturati, dedicati soprattutto alla mente matematica e geometrica del bambino, mentre  Codignola  fonda la sua autoistruzione sul senso di comunità e sulla cooperazione, sul lavoro e sui laboratori.

Gli aspetti comunitari e sociali e la valenza collaborativa delle attività, non enfatizzati da Montessori,  per Codignola risultano invece importanti.  Ecco come descrive la tendenza individualistica degli insegnanti. “La cosa più grave  fu il riscontrare  la nessuna abitudine alla collaborazione […] mancava un vero  affiatamento, ciascuno, lavorasse più o meno bene, lavorava isolato, geloso detentore  delle proprie risorse didattiche.”

Dopo un attacco  all’individualismo diffuso dei paesi latini, Codignola propone una distinzione tra autonomia della persona e  indipendenza dell’individuo che rischia di sconfinare nell’individualismo e definisce la vita della scuola motivata  dalla partecipazione alla vita sociale.

La stessa critica al “superamento dell’individualismo, egoismo e competizione che ci fa nemici e avversari” si ritrova nelle parole di Mario Lodi nel documentario girato nel 1979 da Vittorio De Seta sul mondo della scuola in Italia, sopra segnalato in un link.

L’autonomia  del ragazzo è strettamente collegata alla responsabilizzazione che diviene fulcro della libertà: “i ragazzi che si sentono trattati da uomini liberi  sono già in partenza conquistati  alla disciplina.” La responsabilizzazione, principio base di ogni metodo pedagogico attivo, sembra risolvere alcuni problemi di comportamento perché “i ragazzi più irrequieti  e turbolenti [rivelano]  eccezionali doti di comando  chiamati a posti di responsabilità.”

Il lavoro a Scuola – Città  Pestalozzi

 

Altro principio cardine di Scuola – Città  è la valorizzazione del lavoro.  Senza differenziare quelli intellettuali da quelli manuali Codignola organizza la vita della scuola in forma democratica in modo che tutti partecipino a tutto.  Tra le attività manuali previste troviamo il laboratorio di falegnameria,  i lavori  femminili,  il giardinaggio, l’allevamento di animali,  la calzoleria, la banca, la bottega degli scolari,  la stamperia (sul modello di Freinet),  la rilegatoria , la dattilografia e la biblioteca.

Nella attuale organizzazione della scuola, ovviamente, sopravvivono solo alcune attività. Spazzati via da una nuova concezione della donna i lavori femminili, scomparse  la calzoleria e la banca. La stamperia e la dattilografia vengono invece sostituite dalle tecnologie informatiche e digitali.

Ancora presenti con successo nella scuola la falegnameria, il giornale, il teatro, la biblioteca  e l’orto, riorganizzati negli anni in laboratori e, successivamente, in Open Learning (Angelini V., Bianchi M., Giovannini V., Milli R., 2017).

 

Partecipare alla vita della comunità significa quindi per Codignola  “concepire l’intera scuola come una comunità di lavoro” organizzata in turni, in rapporto alle finalità sociali dell’istituto.

L’attenzione riservata ad una questione che può apparire marginale come quella dei turni è però una conferma indiretta dell’importanza  attribuita all’alternanza del lavoro manuale e intellettuale. Tale organizzazione risulta più complessa di quanto si immagini per il rischio che i turni si  irrigidiscano sulle diposizioni naturali degli allievi con conseguenti ingiustizie e tensioni. I turni dei lavori di vita quotidiana non vanno dati per punizione né si devono meccanizzare, Codignola persegue infatti un’idea di scuola democratica per la quale “tutti partecipano a tutto.”

 

Nell’ambito dell’attivismo pedagogico Codignola valorizza l’autonomia e il lavoro, criticando i privilegi sociali.

“I ragazzi devono imparare per tempo a sbrigare da sé  le cose loro e a non scaricare sugli adulti  tutti gli oneri  della vita in comune , come sogliono  fare specialmente i figli della nostra borghesia.  E’ questo un modo eccellente per  incanalare in forma  redditizia il loro bisogno di attività.”

Un docente che è anche un tutor

 

Il giudizio di Codignola sugli insegnanti  di Scuola – Città appare ambivalente. Infatti non risparmia critiche al loro degrado culturale denunciandone “la inadeguata cultura generale e professionale […], la nessuna abitudine alla collaborazione, la incapacità  di valutazione critica […], la riluttanza  a priori,  quasi divenuta seconda natura, a leggere, a scrivere, a indagare, a ricercare” e la tendenza  a  lavorare in isolamento, gelosi delle proprie risorse didattiche.

Se da un lato li descrive come degli esecutori piuttosto ignoranti che è necessario formare, dall’altro valorizza però le loro attività didattiche, dichiarando: “ fu per noi un’esperienza  interessantissima seguire gli insegnanti nel loro personale  modo di concepire  e di attuare il metodo attivo  e di riuscire a suscitare  lo spirito d’iniziativa  e di creatività  degli alunni  in campi del tutto nuovi.”

 

Come previsto anche da Montessori, il rapporto insegnante/alunno deve evolvere  in senso collaborativo, con vari effetti positivi. Infatti:  “la libera collaborazione sociale cambia radicalmente la posizione dell’insegnante  e dell’alunno, ne fa degli stretti collaboratori, allarga il campo dell’esperienza personale, favorisce e  promuove l’iniziativa del singolo.”

 

A Scuola – Città Pestalozzi “l’educatore  deve farsi cooperatore intelligente  e guida accorta  che aiuta, seconda e indirizza lo svolgimento naturale, lo sboccio spontaneo, la liberazione dell’attività  più specificamente umana del discepolo.”

Con queste riflessioni  Codignola avvia quindi una profonda trasformazione del ruolo del docente  prefigurando la funzione di quell’insegnante tutor che molti anni dopo verrà sperimentata ed inserita nella pratica della scuola.

Il tutor che oggi incontra chi visita la scuola è infatti  un insegnante che non valuta, ma affianca lo studente nel suo percorso scolastico, una figura di riferimento che ascolta, orienta e svolge una funzione di coaching e di mentoring.

Osservazioni conclusive

 

Scuola – Città Pestalozzi è oggi una delle tre scuole – laboratorio, attive nella sperimentazione delle wikischool che che stanno contribuendo a cambiare il modo di fare scuola nel nostro paese, mettendo in piedi “una comunità educativa di apprendimento, che coinvolge il personale, docente e non, gli alunni e i genitori, nella gestione e nella responsabilità” (Angelini V., Bianchi M., Giovannini V., Milli R., 2017).

La continuità col passato vive nel presente. Ad esempio, per la motivazione alla scrittura, gli insegnanti  che nel passato avevano adottato la tipografia di Freinet per il giornale scolastico, oggi l’hanno sostituita con un uso del digitale invisibile e sofisticato: l’utilizzazione di Drive e della piattaforma Moodle hanno permesso alla scuola di rimanere protagonista nella  sperimentazione Wikischool.

 

Ispirandosi alle idee di Codignola,  Scuola – Città rimane fedele ai principi educativi del fondatore, continuando però un intenso lavoro di riflessione e rinnovamento che la vede tuttora in primo piano, ad esempio nelle Avanguardie Educative di INDIRE.

In  continuità con il passato permane l’attivismo pedagogico: gli insegnanti stimolano l’esplorazione e l’autonomia,  la responsabilità e la cooperazione, valorizzano la libera scelta dei ragazzi attraverso le attività laboratoriali degli Open Learning.

Fedeli all’importanza della vita comunitaria e della cooperazione tra adulti, puntano sulla qualità delle relazioni e sull’educazione emotiva (privilegiando le attività teatrali), insistono sul tutoring adulto/bambino, su quello tra pari e su autentiche  forme di vita comunitaria.

Né mancano tra le attività  attuali della scuola l’organizzazione di convegni, la pubblicazione di studi e ricerche didattiche e la documentazione delle esperienze per gli altri docenti.

 

Per approfondire:

E. M. Codignola, La scuola – Città Pestalozzi, Firenze, la Nuova Italia, 1962.

M. Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei BambiniEdizione critica, Roma, Edizioni Opera Nazionale Montessori, 2000, p.143

Filmato prodotto nel 1979 da Vittorio De Seta sul mondo della scuola in Italia Mario Lodi  sul “superamento dell’individualismo, egoismo e competizione che ci fa nemici e avversari.”

Baden – Powell R.S.S., (1908), Scouting for boys, London,  Horace Cox; tr.it. Scautismo per ragazzi,  Nuova Fiordaliso, Roma, 1996.

Giovannini, V., Giuliani, F., Mondini, C., (2017), Imparare a scegliere. In: La Vita Scolastica, 6.

Anichini, A., Caprino, F., Longo, F., Morani, R.M., Parigi, L., Russo, C. et al. (a cura di), “Avanguardie educative”. Linee guida per l’implementazione dell’idea “Apprendimento autonomo e tutoring”, Indire, Firenze, 2017.

Anichini, A., Caprino, F., Longo, F., Morani, R.M., Parigi, L., Russo, C. et al. (a cura di), “Avanguardie educative”. Linee guida per l’implementazione dell’idea “Apprendimento autonomo e tutoring”, Indire, Firenze, 2017.

Bianchini M. , Giovannini V. Scuola – Città Pestalozzi  di Firenze. “Un percorso di innovazione didattica  e organizzativa: dalla scuola laboratorio alla wikischool”, Educazione aperta. Rivista di pedagogia critica, 1, 2017

Lorimer C., Bianchini M. , (2016), “A scuola sto bene perché” La Vita Scolastica, 10.

Zinetti, D. (2017). “Scuola-Città Pestalozzi: une école publique extraordinaire”. Educateur, 8

Zinetti, D. (2017). “Scuola-Città Pestalozzi: l’intégration est surtout une inclusione sociale. Educateur, 9

Zinetti, D. (2017). Scuola-Città Pestalozzi: l’éducation affective et relationelle. Educateur, 10

DIDACTA, Firenze 29 settembre 2017, video sull’ apprendimento autonomo realizzato da Matteo Bianchini

DIDACTA Firenze 29 settembre 2017, video sul tutoring realizzato da Marco Bianchini

DIDACTA Firenze 29 settembre 2017, video sulla conquista dell’autonomia realizzato da Marco Bianchini

Raimonda Morani

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