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Riflessioni a caldo sigillando con la ceralacca

Pubblicato il: 13/07/2022 02:25:59 -


Lettera aperta ai componenti delle Commissioni dell’esame di Stato e agli studenti
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Scrivo questa breve lettera indirizzata ai docenti componenti delle Commissioni dell’Esame di Stato appena terminato e ai molti studenti meritevoli, per segnalare una certa delusione riguardo alle modalità tenute da alcune commissioni nello svolgimento e nella valutazione delle prove. Talvolta alcuni studenti, sempre promossi con merito, con crediti scolastici alti, con buone prove scritte, al colloquio orale non hanno riportato valutazioni pienamente soddisfacenti. In realtà, a ben guardare, per molte commissioni più che di un colloquio si è trattato di vere e proprie interrogazioni “vecchio stile”, con la scusante, da parte dei commissari, che gli alunni si bloccano, non riescono a leggere in un’ottica interdisciplinare il passato, il presente e ad ipotizzare il futuro. 

La ricerca di uno spazio comune fra le discipline, nel quale gli studenti si possano muovere agevolmente, per argomentare in maniera competente le proprie idee, le proprie scelte e la loro visione della vita, è ancora una chimera nella nostra scuola.

Non si può pretendere che nel colloquio di esame di Stato uno studente padroneggi una complessità mai frequentata prima nelle aule scolastiche, mai preparata, incoraggiata e richiesta dai parte dei docenti, che sono troppo spesso ancora “affezionati” a un modello di lezione autoreferenziale, vecchio, noioso, ripetitivo, talvolta addirittura superficiale, piuttosto che ad una didattica libera, curiosa, aperta al confronto, creativa, tesa a raggiungere una comprensione profonda e duratura dei saperi e della realtà che ci circonda. La scuola deve invece stimolare quella comprensione che va oltre la risposta esatta, automatica inducendo la produzione di un pensiero argomentativo e riflessivo, necessario sia per condurre un colloquio interdisciplinare di esame di Stato ma soprattutto per affrontare la realtà con la consapevolezza dei valori necessari per una cittadinanza piena e responsabile.   Da segnalare inoltre, che spesso viene riservata poca importanza alla valutazione dei percorsi  per le competenze trasversali e l’orientamento (ex alternanza scuola lavoro) e all’educazione civica. Purtroppo il mondo del lavoro troppe volte è ancora  visto come una realtà distante, in conflitto con le attività ordinarie che la scuola propone agli studenti.

Proprio per questo, sempre più forte è la necessità di una formazione seria su questi temi da parte degli insegnanti; formazione inerente la psicologia degli adolescenti e degli apprendimenti, la didattica delle discipline, la valutazione e la valorizzazione delle attività interdisciplinari e di alternanza scuola-lavoro. Occorre infatti fornire agli insegnanti quelle chiavi di lettura in grado di cogliere l’incisività degli stimoli disciplinari ed interdisciplinari che si propongono agli alunni. Questo tipo di formazione dovrebbe diventare un bisogno vitale per ogni docente, per sviluppare con piena competenza il proprio ruolo; ma questa sensibilità purtroppo stenta ancora a concretizzarsi, perché spesso ci si sente “arrivati” e non bisognosi di un confronto e di una riflessione seria sul proprio operato.

Al di là dei risultati delle prove di esame, credo che sarebbe giusto premiare maggiormente quegli studenti, che oggi, dopo la pubblicazione dei risultati si sentono delusi dalla scuola, perché ci hanno sempre investito, anche emotivamente, dimostrando continuità nello studio e partecipazione attiva. Nella mia lunga esperienza di docente ricordo non pochi casi in cui gli studenti, per tanti aspetti, si sono dimostrati più “adulti” degli insegnanti!

Credo che l’esame di Stato non sia soltanto un momento certificativo finale delle competenze raggiunte dallo studente, ma debba anche rappresentare una tappa del percorso formativo in cui si dovrebbero gratificare tutti gli alunni, soprattutto quelli che hanno sempre dimostrato serietà, partecipazione, impegno, senso di responsabilità e desiderio di apprendere.

Per questo, mi rammarico per quegli studenti seri e coscienziosi, che molti commissari o presidenti di commissione non hanno saputo sostenere e valorizzare nella maniera più opportuna, sia durante l’anno scolastico, sia ancor più in sede di esame, impedendo loro di conservare un buon ricordo della scuola e del periodo della formazione, così importante per un adolescente. Allo stesso tempo chiedo che urgentemente siano attivati interventi formativi di qualità da parte del Ministero dell’Istruzione, rivolti a docenti e dirigenti. 

Da parte mia cerco di contribuire a  questo processo innovativo, portando nell’Istituto Marconi i migliori esperti italiani di psicologia, didattica e valutazione. Infatti, nel prossimo anno scolastico continuerà la formazione sui temi della valutazione degli alunni nelle attività interdisciplinari, negli incontri che si terranno a Rondine “Cittadella della pace” il 2 e 3 settembre.

 

Paolo Cipriani Dirigente scolastico IP “Guglielmo Marconi” di Prato

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2 thoughts on “Riflessioni a caldo sigillando con la ceralacca

  • Caro Paolo, le questioni che sollevi sono molto serie e richiedono approfondimenti che questo breve commento non può permettersi. Purtroppo il legislatore si muove a fatica tra discipline e trasversalità, ed il secondo ciclo ondeggia tra due estremi non augurabili, ovvero quel che denunci tu (ovvero il disciplinarismo) e quel di cui sono stato testimone io e che ho battezzato come “serpentone nientologico”.
    “La scuola deve invece stimolare quella comprensione che va oltre la risposta esatta, automatica inducendo la produzione di un pensiero argomentativo e riflessivo”. Questo occorrerebbe spiegarlo ai fautori dell’Invalsi affinché il sistema si decida su che genere di “comprensione” vogliamo dai nostri studenti (già detto nella tua scuola cinque anni fa se ben ricordi).

    Qualcosa in più si trova qui: http://www.insegnareonline.com/rivista/cultura-ricerca-didattica/discipline-disciplinare-esame

    • Grazie Maurizio della riflessione e delle segnalazione dell’articolo che ho subito letto. Nella mia esperienza, quest’anno, più degli anni pre pandemia, molti studenti bravi, seri ed impegnati ( e ce ne sono) hanno “lamentato” questo. Credo che l’esame non sia solo un momento certificato, ma rappresenta per un ragazzo un passaggio importante ad altre esperienze di vita, Un “bravo” insegnante e per di più interno, deve tener conto di questo e deve anche gratificare gli studenti meritevoli!
      Ricordo bene il tuo grande e appassionato intervento al Buzzi di Prato sulla valutazione degli studenti, in quella specie di “processo ” alla valutazione che facemmo insieme all’ispettore Giancarlo Cerini, alla dottoressa Aiello, al prof. Trincherò e al prof. Franco Cambi.
      Ora sono in una scuola (Marconi, sempre di Prato) più piccola, forse anche più impegnativa, ma più aperta e libera. Mi piace!
      Un caro saluto.

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  • Caro Paolo, le questioni che sollevi sono molto serie e richiedono approfondimenti che questo breve commento non può permettersi. Purtroppo il legislatore si muove a fatica tra discipline e trasversalità, ed il secondo ciclo ondeggia tra due estremi non augurabili, ovvero quel che denunci tu (ovvero il disciplinarismo) e quel di cui sono stato testimone io e che ho battezzato come “serpentone nientologico”.
    “La scuola deve invece stimolare quella comprensione che va oltre la risposta esatta, automatica inducendo la produzione di un pensiero argomentativo e riflessivo”. Questo occorrerebbe spiegarlo ai fautori dell’Invalsi affinché il sistema si decida su che genere di “comprensione” vogliamo dai nostri studenti (già detto nella tua scuola cinque anni fa se ben ricordi).

    Qualcosa in più si trova qui: http://www.insegnareonline.com/rivista/cultura-ricerca-didattica/discipline-disciplinare-esame

    • Grazie Maurizio della riflessione e delle segnalazione dell’articolo che ho subito letto. Nella mia esperienza, quest’anno, più degli anni pre pandemia, molti studenti bravi, seri ed impegnati ( e ce ne sono) hanno “lamentato” questo. Credo che l’esame non sia solo un momento certificato, ma rappresenta per un ragazzo un passaggio importante ad altre esperienze di vita, Un “bravo” insegnante e per di più interno, deve tener conto di questo e deve anche gratificare gli studenti meritevoli!
      Ricordo bene il tuo grande e appassionato intervento al Buzzi di Prato sulla valutazione degli studenti, in quella specie di “processo ” alla valutazione che facemmo insieme all’ispettore Giancarlo Cerini, alla dottoressa Aiello, al prof. Trincherò e al prof. Franco Cambi.
      Ora sono in una scuola (Marconi, sempre di Prato) più piccola, forse anche più impegnativa, ma più aperta e libera. Mi piace!
      Un caro saluto.

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