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Recensione di La scuola può tutto di Simonetta Salacone

Pubblicato il: 23/06/2021 04:40:17 -


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«La scuola può tutto» diceva Simonetta Salacone e nella sua scuola, la Iqbal Masih di Roma, davvero tutto era possibile.

Simonetta è stata un’instancabile combattente, un esempio, un punto di riferimento per quanti dalla fine degli anni Sessanta si sono battuti e hanno agito per una ‘Scuola di tutti’, democratica, inclusiva e rispondente ai principi della Costituzione.

Simonetta iniziò ad insegnare a Sette Ville nel ’67: faceva parte di quella generazione che viveva e partecipava attivamente ai cambiamenti e alle lotte sociali. Entrò nella scuola come tanti di noi con tanta inesperienza e poca preparazione, influenzata dalle idee e dalle pratiche della scuola di Don Milani e della pedagogia attiva, con l’idea chiara che se  si voleva rispondere alle esigenze della scuola di massa e farne una scuola per tutti e di qualità si dovevano cambiare i percorsi scolastici, le metodologie, i programmi, le pratiche didattiche e soprattutto l’approccio culturale: da una scuola di classe che selezionava a una scuola che non lasciava indietro nessuno. 

Nel’79 diventò dirigente scolastica del 126° Circolo, poi dedicato a Iqbal Masih, e qui lavorò fino al 2010, anno del suo pensionamento. Ha promosso sperimentazioni e innovazioni nella scuola e nel territorio, fondando nel 1999 la prima rete delle scuole del Distretto XIV. Si è impegnata a livello istituzionale, politico e sindacale: ha partecipato ai lavori della Commissione parlamentare per l’elaborazione dei programmi della scuola elementare (1985), è stata dirigente del CIDI, responsabile dell’Osservatorio del Comune di Roma per la prevenzione della dispersione scolastica (1998), negli anni settanta è stata responsabile della Zona tiburtina del Sindacato scuola CGIL, ha presieduto l’IRRSAE del Lazio dal ’97 al 2001, è stata consigliera comunale e responsabile nazionale per la scuola di Sinistra Ecologia e Libertà.

Tra gli anni ’70 e ’90 ha svolto un ruolo importante nella promozione e attuazione di importanti riforme scolastiche dagli Organi collegiali, dall’istituzione del tempo pieno all’inserimento degli alunni disabili, all’istituzione della Scuola materna statale, alla riforma dei programmi.

Come presidente dell’IRRSAE del Lazio ha dato un contributo importante alle riforme promosse dal ministro Berlinguer, in particolare alla definizione e realizzazione dell’autonomia scolastica e alla formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici. È interessante il ruolo innovativo assunto in quegli anni dall’IRRSAE del Lazio il cui principio ispiratore era porre la scuola al centro dei programmi di ricerca e formazione attraverso  la valorizzazione delle esperienze delle scuole e il  sostegno alle loro pratiche educative e didattiche. 

Agli inizi degli anni Duemila il fervore riformista della scuola subisce uno arresto e un’inversione di rotta. È un’altra fase politica e sociale segnata dalle leggi promosse dalle ministre Moratti e Gelmini, di stampo neoliberista: è una fase di ripresa delle lotte e Simonetta non si tira indietro ma combattendo le controriforme di Moratti e Gelmini,  a partire dalla sua scuola, guida con lucidità e coraggio le battaglie in difesa della scuola a tempo pieno e di quella dell’inclusione. Quelle lotte, che dalla scuola  qbal Masih si estendono a tutta Italia, sono state un argine alle politiche liberiste sulla scuola.

Nel volume La scuola può tutto sono raccolti gli scritti, gli interventi e i documenti di Simonetta degli anni più recenti, dal 2009 al 2015   scritti, pazientemente raccolti dalle curatrici Elena Pautasso, Nadia Ferretti, Maura Maurrigli, oltre a importanti testimonianze di quanti hanno collaborato con lei. Non secondaria la sezione delle poesie, una sorta di saluto che Simonetta componeva in occasione del pensionamento degli insegnanti e delle insegnanti della sua scuola, compresa la poesia dedicata a sè stessa pensionanda, che dà il segno della sua vivacità e della ricchezza delle relazioni che sapeva creare.

Il risvolto di copertina ci indica in sintesi il senso del lavoro di Simonetta, i valori su cui si è imperniata la sua vita lavorativa:la difesa della scuola della Costituzione, la diffusione della cultura della pace che dia voce agli ultimi, una scuola integrante e accogliente che promuova il pensiero critico e la capacità dei singoli, dove si insegni la solidarietà e la cittadinanza attiva, che sia aperta ai territori e favorisca l’emancipazione delle classi più deboli».

Simonetta ci ha lasciato a gennaio del 2017. Il ricordo, la memoria e le idee che vivono attraverso questo volume sono sempre attuali e ci offrono un sostegno per la difficile fase che la scuola sta attraversando a causa della pandemia diffusa dal Covid19. Simonetta ci ricorda che la scuola che educa deve «mettere al centro le relazioni educative», perché la scuola è luogo di relazioni. «Non si fa scuola da soli […]  non si impara da soli », né tanto meno isolati in una stanza davanti a un computer. I ragazzi crescono imparando a ricomporre le conoscenze, i saperi, i punti di vista, facendo esperienza insieme tra persone diverse e in contesti diversi (non solo l’aula, ma i laboratori, le biblioteche, l’ambiente esterno). È la scuola che educa alla cittadinanza critica, quella che forma al confronto multiculturale, alla coesione sociale e ad affrontare un mondo globale e complesso.

 

Grazia Napoletano già Dirigente scolastica, alla fine degli anni ’60 ha partecipato all’esperienza della Scuola 725 alla borgata dell’Acquedotto felice insieme a Don Roberto Sardelli;  ha partecipato alla costituzione del Tavolo delle scuole popolari presso il Museo della Scuola e dell’educazione ‘Mauro Laeng’ del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre.

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