Home » Professione docente » Futuri insegnanti: una (brutta) proposta sulla formazione, nulla sul reclutamento

Futuri insegnanti: una (brutta) proposta sulla formazione, nulla sul reclutamento

Pubblicato il: 08/06/2009 17:22:31 -


Lo schema di Regolamento per l’abilitazione dei futuri insegnanti, recentemente sottoposto dal MIUR al parere dei suoi organi consultivi, non affronta, come sarebbe stato necessario, il tema del reclutamento e prevede un percorso di formazione frantumato tra gli specialismi accademici, lontano dal mondo della scuola.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Da anni, il reclutamento degli insegnanti, secondari e primari, avviene solo attraverso le graduatorie, costituenti ? in teoria ? il “secondo canale”; il primo, regolari concorsi, è inattivo dal 1999. Tali graduatorie sono ora bloccate, “a esaurimento” di chi c’è già. Per i docenti secondari, un anno fa è stato bloccato anche il meccanismo di formazione, fino ad allora costituito dalle Scuole di Specializzazione SSIS; dal settembre 2007 i laureati che vogliano divenire insegnanti non possono abilitarsi.

La legge finanziaria 2008 ha previsto un Regolamento per disciplinare congiuntamente la formazione iniziale (FII) degli insegnanti e il loro reclutamento. Nei giorni scorsi il Ministro Gelmini ha sottoposto agli organi consultivi (CUN per l’università, CNPI per l’istruzione), per il loro necessario parere, uno schema di Regolamento; esso riguarda però solo la FII, mentre nulla si prevede in merito al reclutamento.

Circa gli insegnanti secondari vi è pertanto una clamorosa contraddizione. La Ministra ha motivato il blocco delle SSIS affermando che, chiuse le graduatorie, i nuovi abilitati non avrebbero avuto alcuno sbocco; oggi, verrebbe ripristinata l’identica situazione. C’è chi osserva che il problema non sussiste, perché le riduzioni di organico cancellano la necessità di nuove assunzioni. Non è così: anche se nelle regioni meridionali le graduatorie esistenti basteranno per qualche anno, in alcune regioni settentrionali, in particolare ma non solo per le materie tecnico-scientifiche, le graduatorie sono esaurite e vengono conferite supplenze a neolaureati non abilitati all’insegnamento (per i quali poi si porranno quelle dequalificanti richieste di sanatorie e di trattamenti di favore che in passato hanno sempre avuto successo).

Lo schema prevede:
• Per la scuola primaria, una Laurea magistrale (LM) abilitante, a ciclo unico quinquennale, sostanzialmente analoga all’attuale corso quadriennale.
• Per la scuola secondaria, un percorso disciplinare quinquennale ? Laurea (tre anni) più LM biennale ? seguito da un anno abilitante detto di Tirocinio Formativo Attivo (TFA). Il dibattito che lo schema stesso ha suscitato in varie sedi, e in particolare le forti contestazioni che esso ha ricevuto da parte delle Associazioni dei docenti, ha riguardato soprattutto il modello per gli insegnanti secondari.

Circa gli insegnanti primari ci limitiamo pertanto a un solo rilievo: la scelta, a 19 anni, di una LM quinquennale non dovrebbe rappresentare l’unico percorso possibile. Va esplicitata la possibilità che agli anni terminali del percorso accedano anche, con l’eventuale indicazione di debiti formativi, coloro che abbiano conseguito una Laurea in una disciplina presente nei programmi della scuola elementare.

Circa gli insegnanti secondari le critiche sono molto più sostanziali. In sintesi:
• Il curricolo è totalmente squilibrato: i primi cinque anni sono esclusivamente disciplinari, fatta eccezione per diciotto crediti (su trecento) destinati all’area psicopedagogica nella LM biennale.
• Questa LM non ha una specifica caratterizzazione didattica, e non viene progettata in stretta connessione con il TFA. Fanno eccezione solo le abilitazioni scientifico-tecniche per la scuola di 1° grado.
• Il rapporto con la scuola è limitato a diciannove crediti, tutti all’interno dei sessanta relativi all’anno di TFA. Ciò corrisponde a una concezione arcaica del rapporto teoria/pratica, e rende impossibile un reale scambio culturale e didattico tra i docenti universitari e i tutor di tirocinio.
• Le didattiche disciplinari e i relativi laboratori, che dovrebbero costituire la cerniera tra i saperi e l’ insegnamento, sono ridotte a meno di 18 Crediti, tutti nel TFA.
• Per ogni abilitazione l’intero percorso, incluso il TFA, si svolge all’interno della Facoltà di riferimento. Manca perciò un ambiente formativo interdisciplinare, centrato sulla tematica educativa e sulla futura professione, interagente con il sistema scolastico.
• La Norma Transitoria prevede che per molti anni esista solo il TFA: in assenza del pur debole ruolo delle LM, la formazione diviene una SSIS ridotta a un anno e spezzettata tra le Facoltà.

Davvero una (brutta) proposta sulla formazione.

Giunio Luzzatto

64 recommended

Rispondi

0 notes
1917 views
bookmark icon

Rispondi