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La profonda radice del declino sociale: la stupidità

Pubblicato il: 27/11/2014 11:52:21 - e


Leggendo Carlo M. Cipolla: riflessioni in merito alla stupidità e come difendere la propria ‘ragione’.
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La stupidità è un potere oscuro, difficile da comprendere, contro il quale si scaglia – determinata – l’educazione e, per essa, tutta la forza dell’istruzione.
In una celebre battuta, Forrest Gump esclama “Mia madre dice sempre: stupido è chi lo stupido fa!”.
La battuta era una risposta ai supponenti che dinanzi a comportamenti che non capiscono dicono “quel tipo è stupido” oppure “quel tipo fa così perché è stupido”. Ma, Forrest Gump sottolinea che è esattamente il contrario.
Chi ha ragione?
La stupidità, purtroppo, non si evita con una battuta. Analizziamo la stupidità con più attenzione.

La stupidità non è (come una prima impressione fa pensare) una questione superficiale. Lo insegna il grande Carlo M. Cipolla in “Allegro ma non troppo” (e, ovviamente, non può esserlo più di tanto… allegro) quando enuncia “le cinque leggi fondamentali della stupidità umana”. 1) La prima legge sulla stupidità umana stabilisce che si sottovaluta sempre il numero degli stupidi (che è sempre superiore alle aspettative) e che la percentuale degli stupidi è sempre la stessa ovunque la si cerchi, tra ricchi o poveri, tra istruiti e ignoranti, tra cafoni o educati, tra belli e brutti, e così via.
2) La seconda legge, infatti, enuncia l’incontestabile realtà che la stupidità è innata, quindi indipendente dalle altre caratteristiche umane (ad esempio quelle acquisite come l’istruzione o la povertà) e difficilmente la si può cambiare.
3) La terza legge (quella aurea) offre una importante definizione dello stupido: lo stupido non realizza vantaggi per nessuno, provoca, invece, perdite a tutti e, soprattutto, anche a se stesso.
4) La quarta legge stabilisce che sottovalutare la stupidità implica sempre un errore costosissimo (che, prima o poi, si paga).
5) La quinta legge postula la pericolosità dello stupido (più pericoloso del bandito) e definisce la performance della stupidità attraverso i suoi direttissimi effetti sociali, nocivi e devastanti, sul declino e l’impoverimento della società.

I dati virtuali di Cipolla sono molto convincenti perché diretti, scontati, serviti su un piatto atteso, tanto che ognuno di noi vi riconosce l’immediata verità, l’incontestabile oggettività.
Risultato?
Nella vita occorre individuare chi sia in grado di offrire vantaggi a se stesso e agli altri (senza perdite per nessuno). E con costoro collaborare.

La persona “ragionevole” non riesce a capire la stupidità perché comincia a pensare (proprio, in quanto, ragionevole) che dietro certi comportamenti, scelte e decisioni, ci siano necessariamente delle ragioni. E, nella maggior parte dei casi, appunto, quando succede qualcosa di sbagliato, pensa che la “colpa”, la responsabilità di quel che accade, sia proprio la sua per non aver capito. Si corrode, soffre, si ostina a pensare che c’è qualcosa in lui che non va.
Gli esseri razionali (più rigorosi dei ragionevoli), per il bisogno di una convivenza equilibrata, magari, anche ispirata da un profondo rigore morale, sono portati sempre a credere di sbagliare rispetto ad altri quando le cose vanno storte, di aver fatto qualcosa che ha generato tensioni o comunque di non aver fatto abbastanza per poterle evitare. Di aver fatto male a non imitare chi accanto a se raggiunge risultati con mediocrità e furbizia, di sbagliare a non omologarsi per essere accettati. Insomma, gli esseri razionali sono molto autocritici prima di essere critici e soffrono quando non sono capiti perché le loro intenzioni sono sempre costruttive, subiscono e si torturano quando non si sentono capiti.
E fanno male, molto male! Perché?
La persona che ragiona deve capire che i limiti della ragione sono indipendenti dalla sua natura razionale ma dettati, invece, da cause esterne, e cioè dalla stupidità imperante, arrogante e inconsapevole. Sì, assolutamente inconsapevole: lo stupido non sa di esserlo.

Un piccolo manoscritto quello di Cipolla che dona molta serenità alla persona che ragiona perché lo stupido è inafferrabile e imprevedibile e pertanto non può essere educato, mai, anzi avere contatti con lui è pericolosissimo e se ne pagano sempre le conseguenze. Meglio tenersene lontani.

Lasciamo al lettore, cosa e quanto questo saggio insegni sulla politica, sulla democrazia e sul potere, ma anche sulle persone e sui rapporti umani. Cipolla dice: “In un paese in declino, la percentuale di individui stupidi è sempre uguale a ‘K’ tuttavia, nella restante popolazione, si nota, specialmente tra gli individui al potere, un’allarmante proliferazione di banditi con un’alta percentuale di stupidità e, fra quelli non al potere, una ugualmente allarmante crescita del numero degli sprovveduti. Tale cambiamento nella composizione della popolazione dei non stupidi, rafforza inevitabilmente il potere distruttivo della frazione K’ degli stupidi e porta il Paese alla rovina”.

Questo piccolo saggio di raffinato umorismo è un grido di allarme, sempre attuale, ma anche uno strumento di grande aiuto in quanto, credo, rappresenti un interessante e intrigante esercizio di analisi, utile a guardare quel che ci circonda con occhi diversi dai soliti, intorpiditi e stanchi dalla quotidianità. E perché no, anche l’occasione per farsi una bella risata. Una consapevole risata!

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Arturo Marcello Allega e Anna Maria Colagiovanni

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