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Quale ruolo per i docenti dell’organico potenziato

Pubblicato il: 03/02/2016 09:58:58 -


Le scuole navigano a vista nella strutturazione dei PTOF. La necessità di flessibilità oraria si scontra con la rigidità dei contratti rischiando di relegare il ruolo dei docenti dell’organico potenziato a copertura delle supplenze.
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Ho l’impressione che siamo giunti ad un tornante, quasi ad un momento della verità, in materia scolastica. Ribadisco: il punto di partenza è che bisogna cambiare la scuola e questo non risuona abbastanza nel dibattito culturale e politico in materia. Cambiare la scuola è una necessità assoluta se non si vuole annullare il risultato più rivoluzionario in questo campo che è rappresentato dalla “scuola di tutti”, dal fatto che la società e l’equità chiedono che a scuola possano andare con profitto tutti, effettivamente tutti.

Poiché però un obiettivo del genere non basta conclamarlo, lasciando poi le cose come stanno nell’organizzazione dell’istruzione, è indispensabile che si trovino i modi, i percorsi, le misure che avviino un tale processo. Tra l’altro credo che si debba sciogliere da ora il nodo del rapporto tra il tempo scuola dedicato all’apprendimento disciplinare e quello rivolto ad una più ampia integrazione dell’offerta formativa. Questo vale per l’organizzazione dell’apprendimento ma anche per l’intreccio di funzioni nell’attività docente.

La nuova impostazione normativa recupera la forte idea di un organico funzionale che non esaurisca l’impegno docente nel solo insegnamento disciplinare, inventandosi un “organico potenziato”, a mio avviso provvido ma assai indistinto e tutto da realizzare educativamente. La convivenza però dei due comparti, come separati in casa, rischia, da un lato, di non riuscire a scalfire la rigidità monopolistica dell’iperdisiciplinarismo e, dall’altro, di annullare l’efficacia del “potenziamento” come cenerentola di questo possibile nuovo impianto.

Alcuni segnali poco incoraggianti ci dicono quanto questa ipotesi pessimistica possa essere fondata. Perché è vero che non mancano scuole, dirigenti, gruppi docenti che si sono già sforzarti, specie in occasione dell’elaborazione programmatica triennale, di utilizzare intelligentemente, per quanto possibile, le risorse del potenziamento: lo sappiamo che oggi nella scuola italiana c’è un reale fermento e ci sono avanguardie educative ed esperienze di innovazione didattica di tutto rilievo. Ma sappiamo anche che sono numerosi i casi di docenti sconfortati o delusi o comunque confusi di fronte al rischio di una loro utilizzazione “di risulta” entro il potenziamento, se non, addirittura, di una stasi di questa esperienza.

Come possiamo evitare che chi lavora al potenziamento si disperda, che la sua professionalità si pieghi alle necessità di copertura oraria invece di implementare l’offerta didattica? Quale futuro per un piano dell’offerta formativa che deve barcamenarsi tra la necessità di attuare la flessibilità oraria, tra l’altro prevista dalla legge, e le 18 ore di docenza previste dal contratto? Tenuto conto che non è prevista la compresenza dei docenti nelle ore di cattedra e che l’apertura pomeridiana delle scuole presenta in alcuni casi delle criticità di vario tipo, quale sarà il ruolo dei docenti a potenziamento dell’organico? E, soprattutto, in quale fascia oraria? Il piano dell’offerta formativa triennale prevede la formulazione di progetti interdisciplinari e questo ci porta a fare una ulteriore considerazione, ovvero che la rigidità dell’orario di cattedra, un problema di vecchia data, potrebbe non essere il solo scoglio: quello che dobbiamo evitare oggi è che si perpetui un insegnamento nozionistico, sulla carta ormai superato, attraverso progetti che continuino a puntare su apprendimenti disciplinari.

E poi, consideriamo per un momento anche gli studenti: come permettere a questi ultimi di fruire di un’offerta formativa veramente potenziata? Dividendoli per fasce di livello, per gruppi di competenza? Con quali strumenti e secondo quali criteri fare queste suddivisioni? Occorre per tutto questo che si sviluppi un dibattito, mi auguro propositivo, che individui appunto quelle misure che riescano a ricomporre la comunità educante, le sue nuove articolazioni funzionali, addirittura l’unità del sapere, utilizzando unitariamente ed efficacemente le offerte formative che devono comporre il piano triennale e, comunque, l’attività quotidiana della scuola.

Come si vede, il rilievo teorico culturale del rapporto organico di diritto e organico di fatto, organico disciplinare e organico del potenziamento, offerta formativa tradizionale e le necessarie novità per assicurare la proficua frequenza di tutti gli studenti, prevenendo prima ancora che tamponando la “dispersione”; il rilievo appunto teorico culturale merita che se ne discuta. Mi auguro ed auspico che questo avvenga anche su Education 2.0.

Subito spero in una immediata puntualizzazione della problematica, di eventuali rimedi e delle necessità di interventi di sostegno a questa linea; ma, contemporaneamente e successivamente, spero anche nella proposizione di esperienze innovative in corso, che sono in fondo il modo più efficace di progredire su questa linea. Insisto: cerchiamo di coniugare e declinare che cosa significa centralità dell’apprendimento, evitiamo di continuare a ripeterlo come uno slogan, come la “Città del Sole” della scuola italiana.

Luigi Berlinguer

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