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Zia Bianca, scrittrice per caso

Pubblicato il: 08/02/2023 04:44:07 -


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Innamorata dei libri

Libri e gioco: cibo per la mente. E’ stata precoce e insaziabile divoratrice fin da piccola e appassionata dei giochi di banda, come quella da lei formata con il ruolo di Sandokan alla guida delle sue piccole amiche in Sardegna. Bambina vivace, privilegiata – per la sua appartenenza a una famiglia colta di forti lettori – e curiosa, a dieci anni scoprì l’Iliade e si innamorò di Achille, avvertendo subito che il “suo Omero” era quello della guerra di Troia e dell’accampamento dei Teucri sulle rive dello Scamandro e non quello delle navigazioni di Ulisse; alla scuola media giocava alla guerra di Troia nel ruolo di Agamennone, di cui sapeva a memoria molti discorsi. Già alle elementari si era impadronita del manualetto di suo nonno dei miti greci e aveva capito che non erano storie qualunque, ma che anzi avevano un significato profondo, “che ci riguardano nella nostra essenza umana più nascosta, ma più autentica”.

In casa tutti leggevano Salgari e si parlava a volte il salgarese, ripetendo le battute più celebri e rappresentando le storie più pericolose e entusiasmanti dei pirati della Malesia, che Bianca conosceva a memoria e le riempivano la testa: “Le letture salgariane a casa della nonna paterna erano le più amate dagli zii, che le citavano nella vita quotidiana come se fossero amici o parenti”.

In epoca di guerra, quando non c’erano libri di lettura per bambini, se non il sillabario, “che era di prima della guerra e raccomandava di onorare e obbedire il Re, la Regina e i principini Savoia, anche se ormai erano fuggiti e c’era la Repubblica”, c’erano, invece, i giornalini, come “Il monello”, “Tarzan”, “Mandrake” e “L’Uomo mascherato”, che dai bambini venivano collezionati e scambiati, mentre dagli adulti venivano considerati nemici dei libri. Un immotivato pregiudizio, secondo Bianca, che vi si dedicava con passione, leggendoli per strada, seduta sul marciapiede, nell’intervallo tra i giochi con le biglie o i tappi di birra, tra i giri in bicicletta, le scalate sugli alberi a rubare la frutta e l’esplorazione delle fogne con le amiche.

Lettrice incompresa

Giunge alla scuola media con “la testa piena di un guazzabuglio intricato di letture frivole e altre serissime” e entra subito in conflitto con la sua professoressa di lettere, una contesa accanita perché l’insegnante credeva di dover cancellare dalla testa della giovanissima Bianca l’idea di mondo che si era fatta e di imporre con metodo letture e idee che riteneva più giuste per la sua età: la svergognava di fronte a tutta la classe per il suo innamoramento per Achille, e non per Ettore, e la disincentivava dal continuare a leggere quell’”imbrattacarte” di Salgari.

Il carattere di Bianca era già improntato a determinazione e fermezza e non si lasciava certamente condizionare dai brutti voti in italiano a causa delle sue “cattive letture”. Se da un lato non si sottraeva alla lettura dei libri consigliati dalla professoressa, quando doveva farne una relazione, continuava comunque le letture scelte personalmente, senza curarsi degli appelli insistenti della prof. alle ragazze: “Appartenete a una stirpe eletta, non fate fare brutta figura a Grazia Deledda!”.

I soldi messi da parte con le mance natalizie e delle altre feste venivano interamente impiegati nell’acquisto di libri tascabili, “un oceano in cui tuffarsi”, ma a Bianca piaceva annaspare “come un naufrago in un mare tempestoso”, quando soltanto tredicenne si dedicava alla lettura dei classici della letteratura mondiale, in particolare Tolstoj e Dostoevskij.

Così Bianca Pitzorno ha trovato la sua voce di scrittrice, come racconta nel suo recente memoir di riflessioni sui libri che in epoche diverse sono entrati nella sua vita, l’hanno influenzata e hanno ispirato le protagoniste avventurose, audaci e ribelli dei suoi romanzi, giovani guerriere che inseguono i propri sogni e si oppongono a ingiustizie, prepotenze e condizionamenti[1].

Scrittrice per caso

E’ un piacere accompagnarla come lettori in questo suo rapporto intimo e particolare con i libri che sono stati protagonisti della sua vita, a partire dalla fascinazione esercitata su di lei da Grazia Deledda, conosciuta attraverso la collezione Omnibus Mondadori della nonna materna, vera fan della scrittrice, perché sarda, donna e vincitrice, nonostante l’origine isolana e il sesso, del premio Nobel per la letteratura. Con gli anni Bianca se ne distaccò, non senza fatica, perché convinta che si trattasse di una scrittrice le cui opere vanno lette e poi dimenticate, se si vuole cominciare a scrivere davvero con un proprio stile originale: “A noi ce la propinavano a colazione, a pranzo e a cena. Ci si è appiccicata addosso con una tenacia tale che poi per scrollarcela e trovare una nostra voce personale abbiamo dovuto fare una fatica bestiale[2]”.

Bianca ha compiuto da poco 80 anni e merita da tutti noi un augurio speciale, perché con i suoi libri ha saputo essere una “zia” per generazioni di giovani lettori e ha continuato a rivolgersi negli ultimi vent’anni a un pubblico adulto: “Uno scrittore, per chi lo legge, assomiglia a uno zio o a una zia. E’ una figura che vuole bene al nipote, che lo ama senza pensare di possederne l’anima. Zio è Paperino. Zio è Topolino. I romanzi di Jules Verne sono pieni di zii e zie. E poi lo scrittore per l’infanzia non è necessariamente un perbenista”[3], non deve vestire i panni di una madre, o di un padre, in genere troppo normativi e potenzialmente castranti.

Autrice di decine di libri, ricorda di essere diventata scrittrice per caso, cogliendo un’occasione imprevista, quando era stata assunta alla Rai e era decisa a lavorare nel mondo del cinema: “Un giorno, mentre uscivo dal bagno, il mio capo ufficio, che poi era il grande Raffaele Crovi, mi ha fermata e mi ha chiesto se me la sarei sentita di scrivere, in un mese, un romanzo per ragazzi di 120 pagine. C’era un buco in una nuova collana, così ecco che mi trovai ad accettare la sfida, provando a scrivere. Scrissi Sette Robinson su un’isola matta e da quel giorno non ho più smesso”. Era il 1973.

“Il talento di uno scrittore è un dono degli dei, ma il talento di scrivere per i bambini e essere capito e apprezzato da loro è un doppio dono” – come ha scritto il romanziere e giornalista irlandese John Banville – e questo è il talento di Bianca Pitzorno, che dal Settanta ha pubblicato circa 50 opere di narrativa per bambini, che in Italia hanno venduto più di due milioni di copie e sono stati pubblicati anche in moltissimi altri Paesi.

Diritto di non leggere un libro per intero e piacere di rileggere

Quello che oggi la spaventa è l’enorme quantità di libri che escono e poi scompaiono.

Non c’è più una critica letteraria a livello popolare e scrivono tutti, dal calciatore al chirurgo.
L’unico consiglio che si sente di dare ai lettori è di avere il coraggio di lasciare un libro a metà, perché la lettura deve essere un piacere. E confessa candidamente di non essere mai riuscita a leggere l’Ulisse di Joyce, nonostante i ripetuti tentativi: “E sospetto che non ci riuscirei nemmeno se me lo portassi, unico libro, in ospedale, come avevo fatto con L’uomo senza qualità. Mentre ho letto volentieri e mi sono piaciuti i racconti della raccolta Gente di Dublino”.

Le riletture distanziate sono consigliate vivamente dalla Pitzorno, perché riservano sempre una o molte sorprese, come se si leggessero storie diverse. Parafrasando Umberto Eco, il libro è sempre quello, ma siamo noi a essere cambiati. Il testo è una macchina pigra e ha bisogno del lettore per mettersi in moto. Il lettore come coautore. Un lettore diverso produrrà un diverso risultato.

Forse per molti di noi è giunto il momento di rileggere i libri di Bianca Pitzorno e di scoprire anche i suoi ultimi lavori, come La vita sessuale dei nostri antenati, Il sogno della macchina da cucire e Sortilegi.

[1] B. PITZORNO, Donna con libro. Autoritratto delle mie letture, Salani, 2022.

[2] In “Il fatto quotidiano”, 10/03/2021

[3] In “La Repubblica”, 4/10/2015

Rita Bramante Già Dirigente scolastica, membro del Comitato Nazionale per l'apprendimento pratico della Musica

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