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Quanto conta l’istruzione nel progresso economico di uno stato?

Pubblicato il: 08/07/2010 12:37:00 -


I numeri della ricerca di Robert J. Barro e Jong Wha Lee dimostrano che fine ultimo della formazione dell’individuo è quello di renderlo capace di un contributo personale e costruttivo al progresso sociale.
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Che il capitale umano sia una dei fattori cruciali del processo di sviluppo è una considerazione evidente. Altrettanto ovvio è che una maggiore istruzione comporti una maggiore capacità di assorbire tecnologia e, quindi, una maggiore produttività del lavoro. Elevare il livello di istruzione è dunque la strategia che produce maggiori benefici nel breve e nel lungo periodo non solo per gli individui ma anche per le società. Infatti non solo si valorizzano le risorse umane di una società, ma si innesca un circolo virtuoso che produce vantaggi in varie direzioni: dal rallentamento della crescita demografica alla riduzione dei conflitti, al rispetto dei diritti umani di tutti gli individui e dell’ambiente circostante.

Tutto ciò emerge da un interessante studio di due ricercatori, Robert J. Barro e Jong Wha Lee, riportato sul sito www.lavoce.info (“Quanto conta l’istruzione”), in cui si mette in relazione istruzione e prodotto con un approccio basato sulla funzione di produzione.

Dalle loro stime emerge che un anno in più di scuola comporta un tasso di ritorno economico che varia tra il 5 e il 13%. Lo studio evidenzia che questa oscillazione è condizionata innanzitutto dalla zona geografica: l’Asia orientale e del Pacifico e l’Asia meridionale hanno le stime più alte, con un tasso di ritorno del 13,3% mentre è solo del 6,6% per l’Africa sub-sahariana e del 6,5% per l’America Latina.

I risultati dimostrano anche che il tasso di ritorno dell’istruzione varia per livelli di istruzione: “è più alto per il livello di istruzione secondaria (10%) e terziaria (17,9%), mentre per il livello di istruzione primaria non si discosta significativamente da zero. Ciò implica che, in media, il differenziale salariale tra diplomati di scuola secondaria e primaria è di circa il 77% e che il divario tra un laureato e un diplomato alla scuola primaria diventa di circa il 240%”.

I dati offerti dai due ricercatori ampliano e approfondiscono un tipo di analisi da essi avviato circa vent’anni fa, già rivelatosi utile per una serie di valutazioni e interventi basati sul legame tra l’istruzione e una serie di variabili economico-sociali riguardanti non solo la crescita economica ma anche le disuguaglianze di reddito, le tematiche istituzionali e la libertà politica.

Il che conferma come fine ultimo della formazione dell’individuo sia quello di renderlo capace di un contributo personale e costruttivo al progresso sociale; pertanto l’educazione e l’istruzione costituiscono un importante modo di contribuire alla riconquista dell’autonomia intellettuale della popolazione.

Anna Maria Pani

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