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Le parole che uccidono: il bullismo e l’urgenza di un nuovo “alfabeto emotivo”

Pubblicato il: 18/03/2013 11:19:48 -


Nella cura del bullismo la riscoperta del compito educativo delle parole, da armi subdole e dannose a veicolo di emozioni e sentimenti.
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Sentiamo parlare di bullismo ormai da tanti anni, ma quando viene alla ribalta della cronaca un gesto estremo come il suicidio ci domandiamo se e come le parole possano trasformarsi in armi così forti e pervasive da destabilizzare la vita di un adolescente.

Parole usate e abusate in una società che consuma tutto e purtroppo si consuma sacrificando per questo i suoi presupposti valoriali di unicità e ricchezza.

Il mito della sicurezza e della sfrontatezza dei giovani appare una fragile corazza in un mondo di false e ambigue certezze.

Bisognerebbe riscoprire e insegnare il significato della vita e del suo contrario, riempire le parole di amore, vuotarle dal loro inutile e spesso dannoso conformismo che vuole a tutti i costi emarginare e condannare la diversità come fosse una nota stonata.

La morte non è solo una notizia di cronaca che scuote l’opinione pubblica, è un messaggio inascoltato, un dolore inespresso e per questo più insopportabile, un gesto di estrema rinuncia.

Una società che non difende i più deboli è destinata a una mutazione innaturale, una inversione di rotta che porta inevitabilmente alla perdita delle relazioni e del significato che le sottende.

E le parole, in questo contesto, possono diventare armi bianche in mano a bambini prepotenti e irresponsabili.

Il bullismo è una “malattia” curabile se alle parole, queste sconosciute, affidiamo un compito educativo importante insegnando ai giovani un nuovo tipo di alfabeto, quello che restituisce alle emozioni e ai sentimenti il loro senso più profondo e la implicita relazione di appartenenza.

Le parole che uccidono non lasciano tracce visibili e per questo sono più subdole e dannose, inquinano e imbastardiscono la comunicazione, diventano macigni che possono schiacciare, in un attimo, le vite troppo fragili e indifese.

Laura Alberico

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