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10 e lode in civiltà

Pubblicato il: 08/05/2013 11:24:14 -


"La civiltà è ciò che ci contraddistingue, è l’insieme di leggi, tradizioni e cultura che ci fa sentire parte di un’unica Nazione, di un unico mondo: il nostro meraviglioso Pianeta Azzurro. L’inciviltà la paragono a un tappeto di biglie: tutti possono vedere cosa c’è dentro, ma è impensabile non scivolarci sopra."
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Nel tragitto che faccio ogni mattina in macchina con i miei genitori per andare a scuola, ho modo di osservare diversi gesti di inciviltà. Se di quel breve viaggio tralascio le cose positive, come gli alberi in fiore, i giardini che riprendono vita, la strada che brilla al sole mattutino, un gatto che corre lontano, la musica di Mozart emanata dal cd, tortorelle che volano in coppia, restano i gesti di inciviltà degli uomini.
A cominciare dal vicino che con forti colpi di clacson sollecita il figlio a uscire di casa, o altri vicini che lasciano uscire dalle recinzioni grossi cani come pastori tedeschi e maremmani, con pericolo per le persone e con la conseguenza che i sacchi dei rifiuti differenziati vengono rotti e il loro contenuto sparpagliato.
Ma ce n’è per tutti i gusti, c’è chi lascia giorno e notte decine di lampioni accesi, neanche dovesse illuminare un campo di calcio durante una partita notturna, chi non rispetta in strada il limite di velocità e, correndo e sorpassando, suona spazientito a chi invece lo rispetta. Da non molto su quella strada c’è stato un incidente mortale a causa dell’alta velocità.
C’è poi chi non rispetta la precedenza in prossimità di una rotatoria; vedo anche ciclisti che sulla strada stretta camminano affiancati per parlare, spostandosi a destra e a sinistra per schivare una buca, quasi inconsapevoli della fila di automobili che li segue; ci sono cartacce e bottiglie di plastica lungo i canali e i bordi della strada.

Poi arriviamo all’incrocio e ci fermiamo allo stop per attendere il nostro turno, ma nel frattempo da dietro un’altra automobile ci si affianca ostruendo la visuale a mio padre che guida. Arrivano poi le strisce pedonali, che la mattina sembrano le righe di un tiro al bersaglio; infatti mio padre si ferma per far attraversare i pedoni ma fa loro cenno di fare attenzione perché c’è spesso chi ne approfitta per sorpassare di corsa l’auto che si ferma. Allora bisogna calcolare in pochissimi secondi, in base alla situazione allo specchietto retrovisore, se è un bene per il pedone che noi ci fermiamo in quel momento. E molti lo sanno, specie i più anziani, infatti ringraziando con un cenno del capo indicano di passare, e attendono che non passi più nessuno.

Ci fermiamo poi, qualche volta, per acquistare la merenda. Inutile dire che capita, non sempre, ma spesso, che gli adulti tentino di passarmi avanti, non rispettando la fila, facendo finta di non vedermi.
Taccio di quelle volte, poche in verità ma dolorose, in cui qualche negoziante mi dà per resto qualche moneta delle vecchie lire o gettoni per il lavaggio delle auto.

Ecco, sono questi i momenti in cui mi si fermano le parole in gola e provo vergogna per te, adulto, che non hai rispetto per i miei dodici anni, per la mia vita, per la mia città.

Arrivo poi a scuola, parcheggiamo nel grande parcheggio vicino, semivuoto, attraversiamo sulle strisce salutando e ringraziando il volontario che ogni giorno è lì per noi, per farci attraversare in sicurezza, ma la scuola è ancora al di là di file di auto in seconda, terza fila, sportelli che sbattono, persone che litigano perché si ostacolano a vicenda con le auto, parcheggiate anche sugli scivoli, impedendo il passaggio ai bambini con i trolley, o a mamme con passeggini, o a persone diversamente abili. Ci sono gruppi di genitori che schiamazzano nel cortile della scuola.

La scuola è quasi vicina, tutti entrano più o meno correndo, senza neanche salutare i collaboratori scolastici che incredibilmente conoscono tutti i nostri nomi – e siamo più di mille – e non risparmiano invece a noi saluti, sorrisi, battute scherzose, quasi facessero un primo appello.

Sono in classe, la professoressa entra e deve chiederci quel silenzio che noi dovremmo donarle a piene mani, ringraziandola per tutte le nozioni e gli insegnamenti di vita con cui lo riempirà.

Io abito in campagna a soli 2 chilometri e 600 metri da scuola, ma ne vedo e ne sento abbastanza tutti i giorni.
Tutte queste cose, e molte altre, sono evidenti atti di diseducazione e di inciviltà, ma non li ritengo normali per il fatto che li vivo tutti i giorni, anzi sono un quotidiano motivo di amarezza.
Ciò che mi colpisce è che parlando con le persone, mie coetanee o adulti, tutti sono consapevoli di questi cattivi comportamenti, ma ne danno sempre la colpa agli altri, tutti colpevoli e nessuno colpevole.

Ma allora chi è il colpevole? È veramente qualcuno da smascherare con le tecniche investigative?
Io credo di no.

Dobbiamo partire da noi stessi, io parto da me, ora dobbiamo imparare i nostri doveri e rispettare i diritti degli altri.
È evidente che il piccolo spaccato di vita quotidiana che ho descritto è una piccola chiave di lettura dell’inciviltà.

L’inciviltà è una malattia presente in tutti gli strati della società, va dalle azioni meno gravi a quelle gravissime, e tutte insieme hanno causato una grave crisi socio-politico-economica nel nostro Paese.

Credo che la cura non possa venire dall’alto, lo Stato è lo specchio della società, siamo noi.

La nostra città è nel centro Italia e, come prima idea che mi sono fatta, durante i viaggi al nord e al sud con la mia famiglia, il nostro Paese viaggia a velocità diverse, va sempre più rallentando via via che scendiamo lo stivale.
E allora dobbiamo applicare una cura in base alla propria “velocità”.

Dicevo che parto da me, mi impegno a rispettare le regole, non è difficile, è sufficiente fare il proprio dovere, non pensando solo a sé, ma al bene di tutta la comunità.
Credo che dovremmo passare dall’egoismo, dall’io, al noi. Le mie azioni mi sembrano a volte isolate, perse nel nulla, ma mia madre mi ha fatto l’esempio dei cerchi concentrici sull’acqua, un’azione piccola si può amplificare e coinvolgere più persone.

Le regole vanno applicate dal primo strato della società, che è la famiglia, e così in ogni sfera del vivere quotidiano. Alle regole e alla legalità non guasta aggiungere gentilezza e cortesia.

La civiltà è ciò che ci contraddistingue, è l’insieme di leggi, tradizioni e cultura che ci fa sentire parte di un’unica Nazione, di un unico mondo: il nostro meraviglioso Pianeta Azzurro.

L’inciviltà la paragono a un tappeto di biglie: tutti possono vedere cosa c’è dentro, ma è impensabile non scivolarci sopra. Se ci guardo dentro vedo chi non paga le tasse ma pretende i servizi, chi non rispetta le file, chi passa con il rosso, chi non cede il passo a una signora o a un anziano, chi entra o esce senza salutare, chi non fa i compiti, chi sporca il proprio quartiere, chi deturpa con scritte muri e strade, chi getta i rifiuti dall’auto, chi parcheggia in doppia fila o nei posti non consentiti. Nelle biglie vedo anche chi agisce sempre e solo per il proprio tornaconto personale, chi dice sempre “io” e mai “noi”.
Ci sono poi le biglie più opache dentro cui ci sono cose più grandi che non comprendo ancora bene, sono gli atteggiamenti di inciviltà fatti negli strati più alti della società, della Nazione.
Non mancano infine le biglie leggere come bolle di sapone, piene di “grazie” non detti o di taciute “scuse” o vari “permesso”, “per favore” o “insieme tu e io, noi”. Queste ultime sono biglie leggere e delicate, ma renderebbero più bello il mondo.
Ci sono sopra tutte le biglie grandi, enormi, lì ci sono impolverati molti articoli della nostra Costituzione, diritto allo studio, diritto al lavoro, diritto alla salute… mi chiedo cosa penserebbero i grandi padri del passato, gli stessi che passarono notti insonni per scrivere la nostra Costituzione, se ci vedessero, noi uomini del duemila… Penso alla delicatezza con cui hanno scelto tutte le parole e tutti i verbi, è evidente che pensavano agli italiani di domani, alle generazioni future, a noi, loro figli.

Vorrei allora spezzare un anello nella catena della inciviltà e farmi portavoce di tutti i miei coetanei, compagni, concittadini, connazionali e dire con la voce, dire con i comportamenti, che siamo fieri di loro, li ringraziamo, raccogliamo a piene mani la loro eredità e la portiamo avanti con orgoglio, con senso di appartenenza all’Umana famiglia, con senso civico, senso del dovere, etico e morale. Perché penso che il fine dell’uomo è salvaguardare l’umana famiglia, custodirla, accrescerla, proteggerla e con essa le sue peculiarità come tendere al progresso, alle arti, alla scienza. Sarebbe bello rivivere un nuovo Rinascimento che rimetta l’Uomo al centro di ogni interesse.

Disse Giovanbattista Vico che una volta toccato il fondo si può solo risalire, credo perciò che possiamo uscire insieme dalla crisi che stiamo vivendo, e ridare al nostro Paese il lustro che merita.
Lo dobbiamo ai patrioti, agli eroi morti per la giustizia, ai poeti, ai padri della Patria.
Lo dobbiamo a tutte le persone che “senza voce” e senza essere eroi, vivono ogni giorno nel rispetto delle regole e della legalità, nell’indifferenza assoluta o nel rischio della propria vita, o anche indicati per scherno.

Voglio usare questo megafono per risvegliare, là dove sopita, la coscienza civica di ogni donna, di ogni uomo.
Lo dobbiamo a noi, affinché a nostra volta lasceremo nelle mani dei nostri figli la più preziosa delle eredità: un mondo civile, giusto, perché vive nella legalità. Dove ognuno fa il proprio dovere con onestà, altruismo, spirito di sacrificio e rispetto dell’altro. Io mi impegno con tutte le mie forze a ottenere, in quella grande scuola che è la vita, 10 e lode in… civiltà!

Se soltanto per un istante potessimo guardare il nostro mondo dallo spazio, come per la prima volta lo vide Gagarin, resteremmo tutti a bocca aperta per la sua azzurra bellezza. Allora immaginiamo anche una musica.
È inutile, la nostra natura tende al bello, al buono, al sapere, perciò stringiamoci intorno a questa immagine e cominciamo tutti insieme a riportare il bello nella nostra casa, nel nostro quartiere, nella nostra città, nella nostra Italia, nel nostro mondo. Avremo tutti insieme 10 e lode in… civiltà!

Questo deve essere il nostro obiettivo.

**
Questo tema della studentessa Martina Di Perna della classe 2^ D ha avuto un riconoscimento speciale come lavoro fuori concorso a X CIVIC.
Per approfondire:
• Il concorso X CIVIC
• La pagina dell’IC Don Milani di Latina dedicata al Concorso X CIVIC
• Le immagini delle premiazioni e dei vincitori di X CIVIC

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Martina Di Perna

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