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La prova d’opera

Pubblicato il: 09/03/2009 12:21:04 - , , e


L’apprendimento è un universo, che entra ed esce dalle aule di scuola e percorre le vite ben più largamente, secondo linee complesse, che nutrono dubbi e fanno scoprire cose.
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Prova d’opera 1. Siamo in una scuola pubblica italiana di seconda occasione per ragazzini e ragazzine napoletani, quindicenni che hanno abbandonato la scuola media da almeno un anno. Sono ‘gemellati’ con loro coetanei che sono nella stessa situazione e che vivono a Bobigny, una banlieu a Nord di Parigi. I ragazzini di S. Giovanni a Teduccio e dei Quartieri Spagnoli prendono l’aereo per la prima volta e vanno a confrontarsi con i loro amici per cinque giorni, sul tema comune: “dove e come cresco io e che mi aspetto dalla scuola e dalla vita”. Il viaggio è preparato da mesi. Si sono conosciuti via e-mail e skype. Aiutati dai loro docenti che si sono fatti traduttori e insieme mediatori culturali. In qualche modo tutti i ragazzi coinvolti hanno messo in contatto l’idioma giovanile delle periferie multi-etniche francesi con un distantissimo eppure analogo gergo post-napoletano. E hanno già iniziato a ragionare sulle differenze e le analogie tra l’essere napoletani da n generazioni e avere genitori del Marocco, dalla Costa D’Avorio, della Reunion e tra vivere fuori Parigi e a Napoli. Hanno fatto storia, geografia, lingue, statistica, ecc. Ma ora devono sostenere l’emozione e la paura del volo. Dormire lontano dal quartiere da cui non sono mai usciti. Mangiare altre cose. Trovare un modo per parlarsi. Abituarsi a un’altra città, immersa nel gelo di gennaio. E, alla fine, devono testimoniare l’accaduto e soprattutto fare un bilancio dell’“imparato”. Con più mezzi. Parola orale. Foto. Video. Infine scrittura.

Prova d’opera 2. Carmen ha sedici anni e ha smesso di andare a scuola dopo le elementari. Ha preso la licenza media mentre lavorava da sciampista i pomeriggi. Sta terminando il corso triennale per estetista. Ora entra in una beauty farm molto à la page. Avrà davanti una signora che non ha mai conosciuto. Più vecchia di lei di cinquanta anni. Che non capisce neanche il dialetto in cui lei è abituata a dialogare. Le farà l’analisi del capello e la pulizia del viso. Le esporrà in italiano le diverse opzioni di trattamento anche a partire da un testo che informa sui nuovi prodotti, di cosiddetta ‘letteratura grigia’, scritto in inglese.

Prova d’opera 3. Arriva da Pratica di mare al centro professionale (CP) di Rovereto un Caproni CA100 sfasciato. È un aereo per addestramento piloti del 1937 solo con l’anima in ferro ma tutta la carlinga in legno e le ali in compensato. Lo attendono dieci ragazzi di quindici anni, 7 italiani e 3 maghrebini. Hanno due anni di tempo per restaurarlo per il Museo Caproni, fino a rifarlo volare, spiegandone tutte le implicazioni teoriche e pratiche. Hanno i progetti originali di Caproni e li devono ri-disegnare al computer. Li aiutano i loro docenti del CP, insieme con un esperto modellista, un falegname, un fonditore.

Prova d’opera 4. I ragazzini di una prima liceo classico ricevono un testo in latino, non troppo lungo ma strappato in piccoli pezzi. Devono ricomporlo con colla e scotch. Tradurlo con l’ausilio di tre diversi vocabolari. Scrivere un’ipotesi argomentata su chi possa esserne l’autore. Possono chiedere solo tre domande alla loro docente, centrate sul testo, e dunque devono insieme decidere quali. Hanno quattro ore di tempo.

La prova d’opera fa vedere quello che si sa fare. E tutto quello che serve per farlo. Le diverse competenze e il sapere messi in gioco vi si intrecciano e si vedono “in situazione”: abilità per la vita e competenze sociali, organizzative ed emozionali, capacità di ricerca e di soluzione dei problemi, competenze di metodo e di merito, sapere pratico, sapere teorico e relativi nessi. Essa non può riguardare un’operazione semplice perché nasconde trame logiche e analogiche e una serie di sotto-operazioni. Vi si mettono in gioco conoscenze tacite, abilità anche inconsapevoli, automatizzate e incorporate. La prova d’opera non è mai l’esecuzione di un protocollo, di una sequenza di regole teoriche e “letterate”, ma è la capacità di agire dentro un contesto preciso mobilitando tutte le risorse necessarie. Nella prova d’opera ci si misura davvero con la complessità e non si può che imparare ad apprendere. La prova d’opera si vede e solo vedendola si racconta. Per questo essa va documentata. Per questo essa deve avere dei “testimoni esperti” che dalla sua effettiva esecuzione traggono una valutazione autentica che è comunque validata dal risultato e dunque autenticamente restituita ai ragazzi. Che si stanno misurando per davvero con se stessi e con il mondo.

Salvatore Pirozzi, Marco Rossi-Doria, Claudio Stedile

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