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Il rapporto scuola lavoro: una sedicenne nel labirinto della scuola media

Pubblicato il: 15/06/2017 12:27:19 -


Chiamiamola pure Sara.
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Normalmente la discussione sulla continuità scuola-lavoro si sviluppa a partire dalle scuole secondarie superiori, in qualsiasi modo articolate, in quanto si ritiene che solo dopo la scuola superiore si ponga concretamente il problema del lavoro. Credo, invece, che la questione del rapporto scuola-lavoro diventi essenziale già nella scuola media. Questo perché la prospettiva sul lavoro diventa una possibile chiave di soluzione di un problema che spesso la affligge: la presenza di alunni che ripetono fino a raggiungere i 16 anni, come nel caso di Sara.
La pluri-ripetenza è un problema che presenta diversi aspetti:

• è un grave segnale del mancato aggiornamento da parte degli insegnanti della didattica metacognitiva, sia nel senso dello sviluppo dell’inclusione sia nel senso della valorizzazione dell’eccellenza;
• è la testimonianza di una non indifferente, anche se non quantificata nel dettaglio, area di sofferenza degli alunni che a 15/16 anni si trovano a vivere in un contesto che per larga parte non è più il loro, non solo anagraficamente ma anche per esperienze vitali ed emotive: pensiamo agli alunni di prima e seconda media, di tre anni più “piccoli”;
• la pluri-ripetenza, infine, può diventare un rischio per l’equilibrio del sistema scuola, se, come a volte accade, l’alunno quindicenne/sedicenne canalizza la propria situazione scolastica e il proprio disagio personale, magari anche già segnalato da forme di autolesionismo, verso attività di molestie, se non addirittura di bullismo ai compagni e alle compagne più giovani.

È il caso dell’alunna che mi piace chiamare Sara e che ho conosciuto lungo la mia pluridecennale attività di insegnamento nella scuola media. Quando la incontro, Sara ha 16 anni, frequenta ancora la terza media, con disinteresse e apatia, il che le procura continui richiami disciplinari. È seguita dai servizi sociale per motivi familiari, ed è riconosciuta come portatrice di bisogni educativi speciali. Il fatto di essere seguita dai servizi sociali e la particolare condizione che le viene riconosciuta dalla scuola se le sono di aiuto da un punto di vista pratico, sembrano crearle attorno, insieme con le due precedenti bocciature, un clima di emarginazione e di costrizione in una identità e in dei ruoli per lei inadeguati e che avverte come stretti e limitanti.

La svolta avviene quando dall’attività di orientamento apprendo che Sara, dopo la scuola media, intende frequentare una scuola per estetista. A questo punto, sostenuto dal Dirigente, maturo la convinzione che i 16 anni di Sara, da fattore critico, possono diventare un vantaggio. Con l’aiuto dei servizi sociali, che abbiamo consultato, è infatti possibile progettare e attivare per Sara un tirocinio osservativo in un laboratorio di estetica disposto ad accoglierla in queste particolari circostanze. Questo le permetterà di attivare le proprie competenze immaginative, di proiettarsi già al di fuori della scuola media, con la possibilità di anticipare la propria vita lavorativa, e, quindi, adulta.
Per rendere cognitivamente significativo il tirocinio, fornisco alla preziosa Educatrice, che la segue come tutor nel tirocinio osservativo, sia la griglia per l’osservazione della pratica professionale, su cui Sara è tenuta redigere un diario, sia alcune indicazioni su come Sara potrebbe utilizzare la sua originale esperienza in sede d’esame di stato. Naturalmente riconosco all’educatrice la possibilità di adattare le mie proposte al reale svolgimento del tirocinio.
Il percorso, dopo circa un mese, appare già positivo, almeno per due motivi.
Gli appunti di Sara sul tirocinio sono congruenti e completi rispetto alla griglia osservativa: le competenze immaginative hanno attivato le competenze procedurali, che permettono una anche autonoma costruzione dei saperi.

Questo percorso, poi, sembra essere la molla di un più complessivo ed impegnativo cambiamento di Sara, che finalmente adotta per sé l’acconciatura che da molto tempo desiderava. Sara assume finalmente l’aspetto di una donna, ed abbandona quello della ragazzina. È un cambiamento che coinvolge evidentemente anche aspetti più nucleari della personalità. Proprio, per questo, però, allarga ancora il divario già esistente tra lei, le compagne e, soprattutto tra lei e i compagni di scuola.
È Sara stessa a dichiarare la profondità e insieme la paura di questo cambiamento: approfittando del buio della sala di proiezione della scuola durante un caso filmato sul dialogo tra culture, si rannicchia nell’ultimo banco, in posizione fetale, e scoppia in un pianto a dirotto: “ mi piace quello che sto diventando, ma prima mi sentivo molto più sicura”. A bassa voce cerco di spiegarle che cambiare è sempre difficile e doloroso ma che il risultato positivo che lei già intravvede, e che io le riconosco e confermo commentando il suo diario di tirocinio, deve sostenerla e motivarla in questo non facile percorso. Dal canto mio, continuo nel dialogo, cercherò di ridurre il divario psicologico tra lei e i compagni di classe. Del resto ho sempre pensato, sostenuto dalla più recente ricerca sulle teorie formative, che l’apprendimento profondo, e che quindi trasforma la persona dell’alunno, ha sempre a che fare, evidentemente non solo nel caso di Sara, anche con aspetti clinici della personalità.

 

Riferimenti:

Bastianon E., Per una teoria complessa delle scienze della formazione, in “Asprenas” 2005, Volume 52, pp.540-560;

Bastianon E., Personalizzare il percorso scolastico: cosa vuol dire?

Casali V., Un’unica filiera formativa è possibile? Proposte di transizione dalla scuola al lavoro, in “Sviluppo e organizzazione” Milano, Gennaio /Febbraio 2017, n. 274 pp.16-24;

Decreto legge n. 112, 2008;
Margiotta U., Riforma del curricolo e formazione dei talenti. Linee metodologiche ed operative, Roma 1997, pp. 45 ss;

Margiotta U., Riforma del curricolo….cit. p. 47;

Messaggero Veneto, 28 ottobre 2006, La relazione tra insuccesso scolastico e autolesionismo – dalla Regione Friuli Venezia Giulia (IRCSS Burlo Garofalo di Trieste) nel 2005;

Il messaggero.it, 17 giugno 2016, Caso similare;
MIUR, Indagine del Ministero della Pubblica Istruzione del 2000 per l’anno scolastico 1998-1999 l’11,69 % degli alunni italiani erano in ritardo nel percorso della scuola media (nel Veneto la percentuale scendeva all’8,67%);

Kelly G., La psicologia dei costrutti personali. Teoria e personalità Milano 2004 .p. 331-333.

Eugenio Bastianon

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