Il bullismo non va in vacanza: un’occasione per riflettere insieme

Vorrei introdurre un tema educativo che sta diventando un fenomeno preoccupante a scuola, a casa e nei luoghi dove i minori entrano in contatto tra loro, comprese le colonie estive, i centri estivi e le situazioni di aggregazione per il tempo libero.

Vorrei parlare di bullismo.

Di solito viene considerato un problema scolastico e ora le lezioni sono appena finite. I bulli, però, continuano a esserlo anche in vacanza, diventando forse persino più pericolosi, perché possono agire più indisturbati.

La famiglia, la scuola, l’oratorio vedono la presenza di adulti, che generalmente sono attenti, “sorvegliano” la situazione e inibiscono i comportamenti più marcatamente negativi.

Il cortile, la strada, il viale, i parchi gioco, la spiaggia, il campeggio, la piazza della fiera, cioè le zone più frequentate durante l’estate, possono, invece, diventare luoghi di brutte avventure, causate da bulli in agguato.

Sono anni che se ne parla, ma il disagio causato da piccoli violenti sembra in aumento. Forse non si sono indagati abbastanza a fondo i motivi psicologici e relazionali che scatenano i comportamenti prevaricatori.

Forse non è stata predisposta una efficace azione preventiva. Forse le cause socio-economiche sono legate alla crisi che stiamo vivendo. Forse non ci sono abbastanza strumenti in mano a chi subisce le angherie di altri.

Sta di fatto che oltre al classico intervento inibitorio e punitivo, che avviene quando forse è già tardi, non c’è granché, o magari c’è e non si conosce.

Se qualcuno ha esperienze interessanti in merito potrebbe condividerle con tutta la community di Education 2.0?
Volendo, si possono coinvolgere anche i bambini nel dibattito, eventualmente introducendo l’argomento con un racconto o una fiaba. Come, ad esempio, quella di Bullomino.

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Immagine in testata di trixer / Flickr (licenza free to share)

Nonno Marpi