ClanDESTINI (undicesima puntata)

“Noi degli sparamenti all’aeroporto di Kigali, con tutto il rispetto, altamente ce ne fottiamo.” Fu la conclusione del Venditore rivolto al Ragioniere. “A noi non ci toccano davvero! Tanto qui finito abbiamo.”

I computer vennero chiusi e gli addetti si alzarono, mentre il fratello maggiore della morte dopo un cenno di saluto si avviava verso la porta.

I suoi uomini lo seguirono, ma arrivato alla porta l’interprete nero volle ancora tranquillizzarli. “Non ci sfuggiranno, i nostri circondano l’aeroporto. E poi non hanno potuto sentire niente, possiamo stare tranquilli. L’aerotaxi che vi deve riportare ad Addis Abeba non verrà prima di un’ora. Sorvolerete il Lago Vittoria, vedrete un paesaggio molto bello, un incanto, vi piacerà.”

“Sappiamo tutto” gli rispose il collega afrikaner “ci fumiamo una sigaretta qui, aspettando…”

“Che dite, con i contrattisti mercenari alla porta siamo al sicuro?” ironizzò il Venditore Bianco “Spero che non inseguano altre ombre.”

Il fratello maggiore della morte si impazientì e richiamò l’interprete che gli parlò concitatamente e poi rimase mentre gli altri se ne andavano.

I tre bianchi si guardarono senza parlare. Poi il capo sbottò.“Perché minchia hai chiuso il PC?”

Il ragioniere siciliano si sedette e riaccese il portatile, mentre l’altro aggiungeva “‘infilati ‘sta chiavetta dove sai e fammi vedere la faccia del caruso da eliminare.”

L’interprete sudafricano si sedette e si accese una sigaretta, fissò anche lui lo schermo dove comparve un bambino ruandese, di etnia Tutsi, che imbracciava un Kalashnikov.

Seguirono altre foto di quel volto sorridente e truce nello stesso tempo, con il nome in sovrimpressione.

“Perché fai questa faccia? Lo conosci per caso?”

“Non ti impicciare.” Il capo dei venditori si tolse gli occhiali a specchio e si accese una sigaretta. Il ragioniere si lasciò cadere su una sedia.

“Badate! Il fratello maggiore della morte non perdona” li minacciò da ultimo l’interprete nero “È come Rutaganira, il cattivo della radio.” Accennò un saluto militare e raggiunse i suoi.

“E non perdona neanche la sorella, che pure noi conosciamo bene, se è per questo” osservò il ragioniere siciliano.

“Con quel bacetto che gli ha dato sulla guancia e sul collo devono aver firmato un patto di sangue.” Disse l’afrikaner.

“Ora lui, con l’arsenale che ha comprato da noi è diventato il maggiore azionista della ditta Morte & fratelluzzi che serve tutta l’Africa!” scherzò il ragioniere. “Certo qui nel Ruanda dopo il genocidio comincia a esserci troppa pace, ci voleva qualcuno come questo sfregiato…”

“Muto, spedisci piuttosto la solita mail agli altri intermediari. Li voglio vedere domani ad Addis Abeba, nell’albergo dell’aeroporto.”

“Sarà prudente?” L’altro alzò le spalle e si attivò.“Avranno concluso?”

“Non hai capito che ci tenevano d’occhio anche qui, oggi? È bene che si preoccupino! Ne hanno motivo… allargheranno i cordoni della borsa! Non dobbiamo aver fretta, tanto le armi agli Hutu non possiamo vendergliele prima di un paio di mesi…”

“Le vorranno prima, il fatto che erano qui ci dice che vogliono sapere come saranno equipaggiati i loro nemici!”

Il venditore bianco sorrise “Che volevi? un po’ di rischio c’è sempre. Qui sta la difficoltà del nostro lavoro: cercare di offrire speranza a un mercato senza speranza!”

Gli altri risero per compiacerlo, poi il Venditore Bianco concluse “Perché, picciotti, ve l’ho spiegato già altre volte, la guerra un affare è, anzi il più grande affare che ci sia, è!”

“E stavolta è doppio” si compiacque il ragioniere “i nostri pescherecci avranno in coperta le casse con le armi e nella stiva i fusti sigillati con i rifiuti radioattivi, che ancora devo calcolare con quale delle tre operazioni si guadagna di più, se con le armi o coi rifiuti.”

“È triplo, perché con un altro viaggio vendiamo le armi all’altra fazione” lo corresse il venditore “e forse quadruplo, se i tuoi riescono presto a intercettare un’altra domanda di smaltimento rifiuti… e facciamo in tempo a caricarli insieme alle armi anche per la prossima consegna. Questa volta, in fondo, la consegna in due tappe puzza, ma non ci ostacola: dopo aver scaricato le casse delle prime cinque navi, le affonderemo in mare aperto e il giorno dopo” concluse il venditore “faremo il secondo scarico e l’affondamento.”

L’afrikaner li guardò interessato “E il non sapere in quale porto dovranno attraccare non costituisce un problema?”

“Dal golfo di Aden, escludendo che ci dicano di risalire il Mar Rosso, si può solo scendere per le coste somale, a Bosaso, Mogadiscio o Chisimaio, dal nord al sud, la capitale però è da escludere… anzi se c’è un porto così sicuro potremmo usarlo per il prossimo affare e perfino per il Congo dove il Ruanda fomenta disordini.”

Il venditore continuava a fissare nello schermo il volto del comandante Didier.

“E non avete paura che il fratello maggiore della morte venga a sapere delle trattative in corso con i suoi nemici? A proposito, Rutaganira è il cattivo di una soap opera ruandese che sta spopolando, si chiama Musekeweya, nuova alba.” Gli disse l’interprete sudafricano.

“Io non ho paura di nulla, io vendo… che è l’arte più antica di tutte. Ora per prima cosa gli vendo la testa di questo” disse indicando l’immagine sul pc “Te ne vuoi occupare tu?”

Il ragioniere sorrise “Quando c’è da sporcarsi le mani voi… ma non mi mancano certo uomini capaci, qui però ci vuole una carta vestita, uno a livello di don Calogero, dopo tutto questo non è un bambino normale, è un guerriero addestrato, anzi un comandante.”

“Che fai, alzi il prezzo? Ricordati che senza di me le navi non uscirebbero neanche dal canale di Sicilia!”

“No, per quella testa mi faccio bastare l’un per cento che il fratelluzzo della morte ci offre, così faccio contento chi ci fa il servizio e un po’ di affiliati.”

Il venditore si rimise gli occhiali a specchio “Va bene, l’un per cento prendilo tu, e per l’eliminazione fa come ti pare, mi fido.”

“Aspetta! Questo negretto in Sicilia, che poi clandestino è, mi aiuti tu a trovarlo prima che la polizia lo arresti?”

“È un minore, non lo arrestano, ma certo che te lo trovo io il caruso clandestino.” Garantì il venditore “Ho già un’idea…”

“Il destino del picciotto è stato segnato da quando è uscito dal suo clan.” scherzò il ragioniere.

“Magari lo stesso destino gli toccava anche se ci rimaneva nel clan. Quello all’anagrafe è scritto a matita… ammesso che abbiano l’anagrafe, poi.”

Gli altri risero ancora, ma senz’allegria.

(continua)

Foto dell’Aeroporto Kruger Mpumalanga di Lidia Maria Giannini, studentessa, anni 12.

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Sesta puntata

Settima puntata

Ottava puntata

Nona puntata

Decima puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori