ClanDESTINI (ottava puntata)

La maestra Tina scosse la testa e aprì la cartella “Questa è la scheda di Totuccio, devo dire che è un bambino dolcissimo, socievole, intelligente, che non sembrerebbe aver problemi se ogni tanto non si mettesse improvvisamente a piangere. Io dico qualcosa di banale, un compagno si muove in classe e gli occhi gli si riempiono di lacrime… Adesso so che però mi ascolta… sente bene ciò che gli dico.”

Il maggiore dei carabinieri col forte accento siciliano si schiarì la voce. “Antonio Valaci è il figlio più piccolo di Calogero Valaci, ne ha altri due… Don Calogero ha fatto tutta la carriera necessaria, da utile picciotto a responsabile di settore, da giovane ha ucciso personalmente almeno tre persone, ma da un po’ d’anni ha imparato a occultare ancora meglio prove e indizi. Su di lui abbiamo un attendibile profilo, una serie di ipotesi, ma niente di concreto né sui tempi passati né su quelli attuali.”

“E l’intercettazione?” sbottò il dottor Gemito “Parla come un capo bastone.”

“Non prova nulla… vi chiederete allora perché ve l’ho fatta sentire.”

“Già, ci ha letto nel pensiero.”

“Per un’intuizione investigativa e basta” sembrò scusarsi il maggiore “Calogero Valaci era un ragazzo incanaglito e con gli anni è stato forgiato come un esecutore micidiale. Non ha un vero e proprio istinto predatorio ma, che volete, per riuscire, avere rispetto, potere, ha sentito la necessità di farsi animale anziché uomo.”

“Questo è il profilo che ne avete fatto?” chiese il medico.

“Supportato da una costellazione di microindizi.”

“Ora capisco” disse la maestra “il figlio con la leucemia può aprire uno squarcio in una personalità così costruita?”

Il maggiore sorrise alla maestra.

“Adesso gira intorno a Montelusa solo perché Totuccio è ricoverato qui, forse sente che c’è una specie di nemesi in questa malattia… con alcune cosche che hanno gestito il traffico dei rifiuti radioattivi. E la mafia che è il cancro nel corpo del nostro Stato.”

“Oppure, più semplicemente” concluse il dottor Gemito “magari vuole ridiventare uomo, dato che ha le paure, le angosce e le sofferenze di un uomo. E s’è riscoperto la voglia di lottare, non per la morte ma per la vita. Succede ad avere a che fare con certe malattie…”

“Certo, lo testimonia l’ultima domanda di Totuccio e la risposta del padre, nell’intercettazione…” Tina s’interruppe “ma lei ha in mente qualcosa!”

Il maggiore assentì “Avete capito molto, solo a sentire l’intercettazione. Al medico e alla maestra lo voglio dire senza mezzi termini: Totuccio deve diventare una pedina nel mio gioco, e la partita si concluderà…. con il pentimento di Calogero Valaci! Poi, finalmente, potremo cambiare gioco.”

La maestra Tina osservò l’ufficiale dei carabinieri che non accennava ad andarsene e relazionò brevemente sui due bambini neri che sembravano avere simpatia per Totuccio.

“Due clandestini!” disse il maggiore fissando il paesaggio isolano attraverso la finestra “Penso a come possono tornarci utili.”

Linda guardava Kamal armeggiare con il mouse, aiutato dalla bambina con la flebo. L’Africa era tornata alle dimensioni giuste e nella posizione geografica corretta, come pure la Sicilia.

“E allora bambini dovete sempre ricordarvelo, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo ci ha detto che ogni individuo ha diritto all’istruzione, perché l’istruzione promuove lo sviluppo della personalità…” Linda s’interruppe, stava usando le stesse parole della Dichiarazione “Vi farà crescere, e nel giro di giostra di pochi libri vi farà diventare amici bravi e tolleranti. E nel giro di altri libri e di altre lezioni vi farà diventare uomini e donne miti e preparate. Persone rispettose delle libertà altrui e persone che pretendono il rispetto della propria identità e della propria libertà.”

“Belle parole” sbottò Didier “ma cosa succederà quando io e Kamal usciremo da questa classe, quando usciremo dall’ospedale?”

“Anzitutto potrai camminare.” Gli disse Totuccio “Potrai perfino correre… e quando un bambino può correre, anche se è un clandestino, chi lo può riacchiappare?”

Tutti risero.

Linda era contenta della sua classe, mattinate come quella la ripagavano delle delusioni e incomprensioni che costellano inevitabilmente l’anno scolastico. Quel tempo così breve, così sincopato in cui avvengono le metamorfosi più prevedibili, ma anche quelle imprevedibili.

“Il suo destino lo riacchiappa.” Rispose duro Didier, poi guardò il bambino siciliano e gli sorrise “Se non corre più forte…”

Kamal alzò i pugni in segno di vittoria.

“Sapete” disse Linda “i mattoni con cui è costruita una scuola sono gli stessi che offrono un rifugio, una casa per tutti perché il diritto all’istruzione non può essere rifiutato a nessuno, che sia cittadino o straniero. E adesso, appena torna Tina vediamo di riprendere la nostra lezione.”

“Come sono questi clandestini?” chiese il maggiore dei carabinieri “Non proprio imputabili del nuovo reato solo per il fatto di essere minorenni… altrimenti sarebbero da rispedire a casa loro.”

La maestra prese le cartelle dell’intercettazione e le piegò per metterle nella borsa di stoffa che aveva a tracolla “E già col gommone di ritorno! Ma qui nel nostro povero Stato, comunque sono obbligati alla scuola e noi obbligati a dargliela! I nostri bambini sono stati azzittiti dalla vita! Kamal e Didier, senza di noi sarebbero soli con i loro ricordi e le loro malattie, totalmente isolati da un mondo esterno che non capiscono e non li capisce, per questo cerchiamo anche qualsiasi cosa che possa interessarli. Come i giochi al computer e i fumetti.”

“Didier è il nostro caso più difficile” se ne uscì Gemito “non basta, per lui aiutarlo ad accettare la separazione dal suo paese, ad adattarsi ai limiti derivanti dall’ospedalizzazione… dobbiamo fare di più.”

“Ogni suggerimento, anche di persone al di fuori della scuola, è il benvenuto!” disse la maestra Tina guardando poco convinta sia il medico che il maggiore.

“Io non me ne intendo” disse Gemito quasi per scusarsi “ma son certo utili anche per lui i fumetti, dobbiamo restituirgli il senso di continuità con il suo mondo e con le sue sicurezze…”

“E che dovreste fare allora?” gli chiese il maggiore dei carabinieri.

“Penso che bisogna fargli esprimere le paure e le ansie legate non solo alla sua situazione di malato e di ospedalizzazione che accetta stoicamente, dobbiamo ascoltarlo quando prova a parlarci del suo passato, anche se fosse inventato, anche la parte immaginaria del suo vissuto sarebbe preziosa, che cosa gli è successo, cosa ha fatto, cosa ha visto, perché pensa che qualcuno da fuori ce l’abbia con lui?”

“Didier” disse la maestra “non è apatico come Kamal che non parla quasi per niente, Didier sta un po’ migliorando, è sempre in movimento, fa riaprire e sanguinare le ferite, chiede, ispeziona, controlla, entra dappertutto, sta sulla difensiva… si comporta davvero come un militare che ha avuto un certo potere sugli altri, come lei maggiore, si fa obbedire, ma non gli ho mai visto fare agli altri maltrattamenti, prepotenze o vessazioni, non è un bambino cattivo… lo si vede anche da come tratta Totuccio.” concluse “certo ne avrebbe di cose da raccontare! A letto legge sempre quei fumetti dell’Uomo mascherato che gli ha dato Suor Annunciazione, le immagini abbinate alle parole aiutano la comprensione del testo, il suo italiano migliora a vista d’occhio. È incantato da quel personaggio, attraverso l’Uomo Mascherato sembra aver scoperto il potere magico della narrazione.”

Il maggiore assentì pensoso, anche quel piccolo clandestino era di sicuro una pedina del suo complesso gioco.

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

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Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Sesta puntata

Settima puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori