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Visita a DIDACTA: la fiera per la scuola

Pubblicato il: 24/04/2024 04:38:19 -


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DIDACTA, la fiera annuale dedicata alle scuole e al mondo della formazione, si è recentemente svolta (20-21-22 Marzo) alla Fortezza da Basso di Firenze. DIDACTA Italia è un marchio internazionale, nato in Germania, importato e organizzato dall’Ente FirenzeFiera  con l’assistenza di un Comitato Organizzatore che include varie istituzioni inclusi MIM e MUR. L’INDIRE  é il Partner Scientifico che organizza in particolare gli eventi di formazione.

Tutte le Fiere sono il punto di incontro tra l’offerta di cose da vendere e la domanda di chi ne ha bisogno. Naturalmente c’è una differenza fra le antiche fiere agricole o artigiane e i moderni saloni. In questi oltre agli oggetti si offrono servizi, idee e talvolta anche ideologie. Del resto, a dire il vero, i cantastorie nelle fiere ci sono sempre stati.

I visitatori-clienti di Didacta sono le scuole e le strutture di istruzione e formazione, cioè essenzialmente docenti e operatori della formazione. L’offerta viene da una vasta gamma di industrie, organizzazioni, enti pubblici e privati.

I numeri e i protagonisti di DIDACTA

DIDACTA è un evento relativamente recente in forte crescita. Quest’anno circa 20.000 sono stati i visitatori, con un aumento del 26% rispetto all’anno precedente. E’ certamente anche uno degli effetti del PNRR, che ha ovviamente creato una notevole domanda e offerta di strumenti e servizi per l’istruzione. Un raffronto può essere quello con Job&Orienta di Verona che ha ospitato recentemente 45.000 visitatori, ma è molto più longevo e affronta una più ampia tematica.

Gli Stand di Didacta hanno ospitato un’offerta molto strutturata. La presenza più numerosa (930 stand) è quella dei produttori di strumenti e servizi per le scuole: arredi, tecnologie, e relative consulenze e supporti formativi. Naturalmente le nuove tecnologie digitali sono prevalenti. Negli stand si incontrano sia le grandi imprese tecnologiche, che offrono i loro prodotti standard, sia le società che offrono soluzioni ad hoc. A volte con alleanze fra imprese ed editori.

L’editoria scolastica è rappresentata da 54 editori di vario livello, incluse alcune piattaforme in rete. Ma si fanno notare per la loro assenza gran parte degli editori scolastici di rilievo (come, ad esempio, Loescher, Zanichelli).

Gli Enti privati e pubblici, organizzatori di offerta formativa, sono stati 50. L’INDIRE è ovviamente al centro di questo settore sia in quanto organizzatore del programma scientifico, sia come ente ufficiale e nazionale di ricerca educativa e formazione dei docenti. Appare invece limitata l’offerta dei grandi enti culturali. Si deve citare il CNR, che documenta un evidente impegno con iniziative in tutti i suoi centri. Ma, ad esempio, non c’è stata l’Accademia dei Lincei, che pure offre un vasto programma di conferenze per i docenti. Ha partecipato un solo museo (Museo del ‘900 di Venezia Mestre), nonostante siano molti quelli che hanno attività di formazione anche molto strutturate. Piuttosto incisiva la presenza degli enti di formazione professionale, ad esempio il salesiano  CNOS.

Le istituzioni pubbliche titolari di politiche educative, per circa la metà toscane, occupavano 17 stand. Fra queste ovviamente MIM, MUR, M Cultura.

Per la prima volta è stato aperto un padiglione specifico per le Università. Hanno partecipato in 17.

Gli stand delle associazioni sono stati 17.  Fra queste  ADI, ANISN, Rete ITS.

La circolazione delle idee e delle informazioni, era affidata ai numerosi eventi negli stand, ed alle conferenze (due delle quali con la presenza dei ministri del MIM e MUR).

Una vera e propria formazione è stata offerta da un programma scientifico di 400 seminari con circa 40 partecipanti ciascuno (con attestato di frequenza ai docenti), condotti da singoli esperti, docenti, ricercatori INDIRE o di altri istituti, rappresentanti dei Ministeri e in particolare dell’unità di missione del MIM per il PNRR.

Evidenze e riflessioni

Nella fiera è evidente un interesse molto attivo e una certa vivacità. E’ probabile che gli operatori scolastici che partecipano siano quelli in prima linea nella sperimentazione e con qualche responsabilità nell’innovazione tecnologica. La domanda è in che misura l’intero sistema scolastico è coinvolto concretamente. Per poterne discutere in una Fiera sarebbe utile qualche indagine sul campo, che però non c’è. Ma anche qualche stand dedicato ad esperienze significative di singole scuole o reti di scuole potrebbe servire.

Una Fiera è sempre anche un rivelatore di tendenze. I due temi largamente prevalenti in questo caso, sono le Tecnologie Digitali e l’Intelligenza Artificiale.

Alcuni anni fa gli strumenti digitali proposti potevano essere, ad esempio, oltre al computer o il tablet, la lavagna luminosa e la minirobotica. Ora l’offerta è molto più articolata e sofisticata perché, fra l’altro, è passata dalla tecnologia-strumento alla tecnologia-ambiente. La spinta viene essenzialmente dal PNRR, che ha scelto come innovazione strategica l’aula-ambiente digitalizzata per attività progettuali e cooperative, l’aula immersiva e attrezzata per la realtà virtuale, i laboratori tematici-disciplinari. Ambienti per una didattica innovativa.  La domanda è se questo movimento è destinato davvero a segnare una svolta nella pratica della formazione. L’idea di usare le tecnologie come leva per aggirare l’immobilismo del sistema scolastico non è nuova, è entrata in campo fin dagli anni ’70 e anche prima, soprattutto negli Stati Uniti. E’ in sostanza il tentativo di riformare un sistema partendo dalla sua costituzione materiale. Ma sappiamo che il problema è molto più vasto e che un ruolo centrale in questa costituzione ce l’hanno gli aspetti strutturali: cattedre, orari, spazi, curricoli.

Gli algoritmi di Intelligenza Artificiale, con i quali abbiamo convissuto per anni senza accorgercene, finché eseguivano i nostri ordini vocali o riconoscevano  un oggetto o un volto, sono di colpo diventati un problema per l’istruzione quando hanno iniziato a produrre su richiesta testi, immagini o a risolvere problemi. Molti seminari ma anche vari incontri negli stand sono stati dedicati a questo. In buona parte si tratta di ipotesi di lavoro, ma anche esperienze. In qualche stand sono spuntati documenti più strutturati, testimoni di riflessioni e pratiche dotate di una certa sistematicità[1]. Il primo approccio è la conoscenza dei principi di funzionamento degli algoritmi di IA e l’attenzione agli aspetti etici, culturali e sociali. Per quanto riguarda la pratica didattica emergono due idee. La prima è l’uso dei sistemi di IA come aiuto al lavoro di programmazione didattica dei docenti: definizione di obiettivi didattici, produzione di materiali di apprendimento, produzione di problemi, ed esercizi, produzione di strumenti di valutazione. La seconda è l’uso come strumento per l’apprendimento degli studenti: combattendo contro lo spettro della “slealtà” (far fare i compiti alla macchina), si punta su un uso “adulto” del sistema fondamentalmente puntando a compiti che implicano approcci non standard (scoperta, indagine, progetto) per i quali è sensato stabilire un rapporto dialogico con l’IA.

Non è ancora riemersa un’antica idea, quella delle macchine per automatizzare l’insegnamento/apprendimento, nonostante l’attuale IA possa permetterne realizzazioni sofisticate. Un’idea, per la verità, entrata più che altro nella formazione professionale e, in alcuni paesi, nel recupero di abilità di base (per esempio aritmetiche e linguistiche).

Ci sono temi che spiccano per la loro assenza o presenza marginale. Una di queste è la formazione a distanza. L’esperienza Covid, che ha costretto a ricorrere in modo massiccio a questa pratica l’ha per ora irrimediabilmente legata alla doppia sofferenza dell’isolamento e di un approccio improvvisato, privo di confidenza con gli strumenti e i metodi.

Una fiera non è forse un luogo adatto per una visione generale della scuola. Lo scenario  di Didacta è stato essenzialmente il PNRR, con le sue innovazioni e i suoi finanziamenti. Si deve comunque notare che, a parte qualche conferenza, in particolare quella del Ministro del MIM, nello sfondo non sono emerse, neanche nello stand del Ministero, le ipotesi dei tentativi riformisti in corso. Solo l’ITS ha avuto un certo rilievo. Nulla sulla sperimentazione del nuovo itinerario di istruzione tecnica e professionale. Il Liceo del Made in Italy un oggetto sconosciuto

[1] Vale la pena citare, ad esempio, un testo: Giulia Lorenzoni, L’Intelligenza Artificiale a scuola. Guida per una pratica consapevole.  Lattes, Torino, 2024.

Mario Fierli

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