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EDUCATION AT A GLANCE 2025

Pubblicato il: 24/09/2025 19:48:04 -


Un breve excursus sullo  stato della istruzione terziaria
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Una premessa 

Mi permetto di condividere una sincera reazione personale. Ritengo che i rapporti dell’OCSE, così rigorosamente costruiti e documentati, siano un contributo essenziale per la ricerca e la costruzione di interventi necessari ed efficaci, sono convinta della validità della formula che ho appreso e apprezzato negli ambienti della ricerca educativa di OCSE, ETS ecc. “Se non dai qualche numero la tua affermazione è una opinione insieme e in mezzo a molte altre”. Tuttavia non posso nascondere l’impressione di spaesato turbamento che, in questi ultimi anni, mi provoca la lineare/ asettica / imperturbabile tranquillità di una lettura, che evoca, senza scomporsi, luoghi e soggetti, sempre più travolti e stravolti dagli eventi terribili che il mondo di oggi produce.  

Il rapporto Education at a glance 2025   ha come punto di attenzione l’educazione terziaria. 

“Un’istruzione terziaria di alta qualità fornisce agli studenti le competenze necessarie per cogliere le opportunità in mercati del lavoro in evoluzione, consentendo alle nostre società di affrontare le trasformazioni strutturali derivanti dall’invecchiamento della popolazione, dall’intelligenza artificiale, dalla digitalizzazione e dalla transizione verde”. Queste le  parole del Segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann che ha poi continuato “ Adeguare  l’istruzione alle esigenze del mercato del lavoro sarà fondamentale, poiché le persistenti discrepanze  e distanze tra domanda e offerta di competenze pesano negativamente su salari e produttività e incidono sul benessere degli individui””

Lo studio prende come riferimento generale i risultati della indagine PIAAC 2 , disponibili a partire da gennaio 2025, i dati, che questa indagine documentano, permettono di definire alcuni punti essenziali che il rapporto analizza: i livelli di educazione/ istruzione nei paesi OCSE rimangono  abbastanza alti, ma continuano ad evidenziare differenze soprattutto in relazione alle “opportunità” di raggiungere elevati titoli di studio offerte dalle realtà  sociali in cui le popolazioni  oggi vivono nel mondo globale.

Il rapporto si articola in 5 sezioni, che vale la pena scorrere rapidamente. 

L’Ineguaglianza delle opportunità 

La formazione terziaria dei giovani, seppure più elevata, evidenzia grandi  ineguaglianze  tra paesi ed entro lo stesso paese 

In questo anno si registra che  il 48% dei giovani adulti (25-34 anni) nei paesi OCSE è in possesso di un titolo di istruzione terziaria ( nel 2000 erano  il 27%);  chi ha  un titolo di studio  terziario in genere realizza guadagni più elevati, ha una occupazione più stabile e gode di una migliore condizione di benessere, ne consegue quindi in modo evidente  che  tutti i paesi OCSE  dovranno  sviluppare politiche adeguate, volte a rimuovere le barriere che escludono  l’accesso a percorsi post diploma  ed in particolare ad evitare le difficoltà a concludere questi percorsi di studio. 

Il 70% di giovani, che appartengono a famiglie, in cui almeno un genitore ha un titolo di studio elevato, accedono alla istruzione terziaria  contro il 26% di quelli i cui genitori hanno titoli di studio bassi, questo a causa dei costi e dei limitati supporti socio-culturali di cui possono godere. In 32 paesi Ocse solo il 43% consegue il titolo di studio terziario nei tempi previsti per legge, salgono al 70% entro i tre anni successivi ( gli uomini sono il 63% mentre le donne il 75%)

Quote limitate di giovani con un titolo di istruzione terziaria producono effetti negativi sulla quantità e qualità degli investimenti pubblici, aumentano la mancanza di competenze disponibili e restringono le opportunità di sviluppo socio-economico. Pochi   paesi evidenziano  progetti e attività volti a colmare queste diseguaglianze: dal 2012 ad oggi in Danimarca i giovani con genitori che non hanno completato la secondaria superiore e conseguono una qualificazione terziaria è aumentato di 20 punti percentuali (sono il 49% di tutti i giovani adulti, dato più elevato rispetto alla media OCSE), anche Inghilterra e nella la Comunità Fiamminga  del Belgio si stanno muovendo in questa direzione.

 In Italia, il 63 % dei giovani adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni, con almeno un genitore in possesso di un titolo di studio terziario, ha conseguito a sua volta questo titolo; la percentuale scende al 15 % per coloro i cui genitori non hanno completato gli studi secondari di secondo grado. Questo divario di 48 punti percentuali nel conseguimento di un titolo di studio dell’istruzione terziaria è superiore al divario medio dell’OCSE, che è pari a 44 punti percentuali. Per quanto riguarda le ricadute in termini economici, nella zona OCSE il 12,9 % dei giovani adulti (di età compresa tra i 25 e i 34 anni) senza un diploma di istruzione secondaria di secondo grado non ha un impiego, mentre in questa condizione sono solo il 6,9 % di quelli che sono in possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o post secondaria non terziaria. Si osserva un’ulteriore lieve riduzione del livello di disoccupazione di coloro che proseguono gli studi fino alla laurea, il tasso medio nella zona OCSE di giovani adulti laureati senza un impiego è pari al 4,9 %. In Italia  la tendenza è simile ma più preoccupante : il 14,8 % dei giovani adulti privi di un titolo di istruzione secondaria di secondo grado non ha un impiego, rispetto all’8,9 % di coloro che hanno conseguito un titolo di istruzione secondaria di secondo grado o post-secondaria non terziaria e al 6,5 % dei laureati.

Un accesso equo/ giusto all’educazione è uno strumento essenziale per la mobilità sociale

Solo supportando l’accesso di tutti alla istruzione terziaria si rafforza la mobilità sociale perché il livello di istruzione influisce  sui risultati nel/del mercato del lavoro. In molti paesi una istruzione di scuola secondaria è una buona protezione rispetto alla disoccupazione, ma un’ educazione terziaria permette di raggiungere una  collocazioni migliore e meglio pagata nel lavoro.

L’istruzione terziaria garantisce mediamente un guadagno del 54% superiore rispetto a  quello di chi ha solo la secondaria. Il vantaggio riguarda soprattutto chi ha un master o un dottorato, fino all’83% in più rispetto ai diplomati. Per dare eguali opportunità di accesso a questi lavori ed accrescere la mobilità sociale è necessario spezzare lo stretto legame tra condizione socioeconomica di partenza e conseguimento di un elevato titolo di studio. E’ necessario aumentare le quote dei lavoratori con elevate competenze perché oggi gli aspiranti a lavori qualificati, in possesso di competenze adeguate, sono relativamente pochi.

L’ultima indagine PIAAC 2 dell’OCSE evidenzia bene come una quota elevata di adulti abbia un livello di alfabetizzazione molto limitato, pari al livello inferiore, al di sotto del livello uno e  a livello 1 ( su una scala 0-5). Si tratta di soggetti che sono in grado di comprendere solo testi molto brevi, che comunicano informazioni molto semplici e immediatamente evidenti, in media si tratta del 27% della popolazione 25-64 anni dei paesi OCSE, questa percentuale è molto superiore  in Italia , dove questa popolazione raggiunge il  37% . In tutti i paesi OCSE ed anche in Italia gli adulti che hanno migliori livelli di alfabetizzazione partecipano di più a percorsi di istruzione e formazione, questo accade anche in Italia dove ( dati del 2023) il 62% degli adulti con elevate competenze alfabetiche ( livello 4) ha partecipato a corsi ecc. contro il 14% di quanti si attestano al livello 1 o inferiore . E’ interessante registrare come in tutta la zona OCSE aumenti la quota della “mobilità” della popolazione studentesca; negli anni 2018-2023 gli studenti “internazionali o stranieri” sono aumentati dal 6% al 7,4, l’Italia ha invece registrato un calo dal 5,6% al 4,8%

Non si tratta solo di garantire l’accesso, ma di sostenere chi si iscrive durante il percorso di studio per aumentare il numero di quanti completano il percorso terziario

In circa 30 paesi  OCSE e partner si evidenzia che solo il 43% dei nuovi iscritti ai percorsi terziari lo completa entro i termini della durata prevista, questa percentuale sale al 59% dopo un anno e del 70%  dopo ulteriori 3 anni. Completano il percorso meno uomini che donne ( dopo 3 anni abbiamo il 63% degli uomini e il 75% delle donne).In Italia il 37% di quanti si iscrivono all’università consegue il titolo finale entro la durata prevista dal corso intrapreso, diventano il 51% se si aggiunge un anno e il 56% tre anni dopo. 

Sicuramente i tassi di abbandono dei corsi di terzo livello dipendono dalla “lontananza” dei programmi di studio dalle aspettative degli studenti, dalla scarsa preparazione di questi rispetto a livelli e contenuti dei programmi accademici, da barriere di vario genere e da mancanza di supporti, quelli economici occupano uno spazio significativo. Sicuramente pesa il fatto che spesso la preparazione scolastica non è adeguata e manca un orientamento serio nella secondaria superiore, così come la struttura dei percorsi accademici, la sequenza degli argomenti dei corsi e la assenza di  misure e di  interventi di supporto, quando si evidenziano  difficoltà a completare gli studi iniziati.

Mancano inoltre sistemi di certificazione di quanto appreso in itinere, che potrebbero permettere a chi non completa gli studi di terzo livello, di inserirsi nel mercato del lavoro in modo da valorizzare le competenze acquisite

La spesa per l’istruzione varia molto da paese a paese , se si osserva solo la istruzione terziaria ed il settore ricerca e sviluppo, la spesa italiana per studente della istruzione terziaria è inferiore a quella per  lo studente dell ’istruzione primaria ed anche per quella secondaria e post secondaria  non accademica ed è inferiore a quella media OCSE 8992USD per studente contro la media OCSE di 15102US; se si misura la spesa in relazione al PIL le differenze risultano minori, comunque per l’insieme della istruzione dalla primaria alla terziaria l’Italia spende il 3,9% del PIL  , mentre lo stesso indicatore OCSE misura mediamente il 4,7% del PIL

La sfida del divario di competenze, al di là dei titoli e delle certificazioni formali 

I tassi di conseguimento di titoli terziari sono indicatori della qualità e dei risultati conseguiti dai sistemi educativi, ma registrare  le competenze raggiunte dagli studenti è ugualmente rilevante.. Nonostante l’aumento del livello di istruzione, le competenze di lettura/ scrittura e di calcolo degli adulti nella maggior parte dei paesi OCSE sono rimaste uguali o sono diminuite, tra il 2012 e il 2023, in percentuale significativamente elevata. Tra gli adulti senza istruzione secondaria superiore, il 61% ha ottenuto un punteggio ( dati PIAAC 2) pari o inferiore al Livello 1 in alfabetizzazione, il che significa che si tratta di persone che riescono a comprendere, al massimo, brevi testi su argomenti familiari. Tra coloro che hanno conseguito un diploma di istruzione secondaria superiore, il 30% non supera il Livello 1, e persino tra gli adulti, con un diploma di istruzione terziaria, il 13% ottiene un punteggio pari o inferiore a questo livello. Questi risultati esprimono in modo chiaro che ampliare semplicemente le opportunità educative non è sufficiente; i sistemi educativi devono anche garantire che gli studenti sviluppino le competenze oggi necessarie. I sistemi di istruzione terziaria dovrebbero quindi mantenere standard rigorosi anche nel momento in cui si pongono l’obiettivo di aumentare le opportunità di accesso. Nello stesso tempo devono adattare l’offerta formativa a una popolazione sempre  più eterogenea di studenti, che hanno  diverse aspettative in termini di formazione e di successive carriere.  Si tratta di offrire una proposta formativa più  ampia, che comprenda anche   le cosiddette ”competenze applicate avanzate”, per aiutare gli studenti a identificare  programmi capaci di garantire migliori opportunità, e, nello stesso tempo, le istituzioni  di istruzione terziaria  dovranno trovare modalità migliori di comunicazione per segnalare chiaramente le competenze che si possono  conseguire nei percorsi di studio  e  sono via via acquisite e possedute dai loro laureati

Affrontare la carenza di insegnanti per migliorare e rendere più efficaci i sistemi educativi

Sistemi educativi efficienti a tutti i livelli devono garantire la presenza di docenti molto qualificati in una situazione in cui, in tutti i paesi, si rileva una carenza di aspiranti a questa attività ed una difficoltà a mantenere in servizio personale valido.

All’inizio dell’anno scolastico 2022 -2023  solo Austria, Paesi Bassi  Svezia e le due comunità fiamminga e francese del Belgio hanno segnalato il 2% circa di posti vacanti nelle scuole. Tuttavia va tenuto conto che quasi il 7% dei docenti della scuola secondaria in area OCSE non risulta in possesso di una piena qualificazione ( mancanza di titoli richiesti). A questo si aggiunge il turnover del personale e la difficoltà di coprire i posti lasciati ogni anno per i pensionamenti, che in media sono tra 1% e il 3% ogni anno. Si nota anche un notevole abbandono per varie ragioni p.es in Danimarca, Estonia, Inghilterra ogni anno cambia lavoro e quindi lascia l’insegnamento il 10% dei docenti, mentre in Francia, Grecia e Irlanda si dimette l’1% del personale .

Politiche volte ad attrarre all’insegnamento come seconda carriera può contribuire a moderare le carenze di personale ed ampliare le prospettive e le competenze di chi lavora a scuola.

In molti paesi OCSE gli stipendi del personale della scuola sono inferiori a quelli di lavoratori con eguali tutoli di studio, impiegati in altri settori. Per fare solo l’esempio della scuola primaria:  nei paesi OCSE lo stipendio di chi lavora nella scuola è inferiore del 17% di quello di  una persona, con stesso titolo di studio, altrimenti occupata. In Italia, gli stipendi effettivi degli insegnanti della scuola primaria sono inferiori del 33 %. rispetto a quelli degli altri lavoratori a tempo pieno. Nei paesi OCSE dal 2015  gli stipendi dei docenti della scuola primaria sono aumentati  del 14,6% ( in Italia  nel 2024 sono  diminuiti del 4,4%).

 In tutti paesi OCSE, in  media, il numero degli alunni per classe è 20,6 studenti ( la dimensione delle classi è la stessa dal 2013 ).  In Italia, nel 2023 le classi  hanno in media 17,9 studenti, in calo di 1,4 unità rispetto al 2013.

I sistemi di ammissione all’università sono diversi tra i vari paesi OCSE ed anche all’interno degli stessi paesi, a seconda della tipologia di questi istituti.

 Diversi sistemi di ammissione agli istituti universitari  variano perché l’ammissione può essere libera  o a numero chiuso e  le domande possono essere  presentate direttamente agli istituti o a un organismo centrale , se si tratta di università pubbliche . In Italia, l’ammissione è libera per alcuni corsi di laurea e a numero chiuso per altri. I candidati presentano le domande direttamente agli istituti.

 

OECD (2025), Education at a Glance 2025: OECD Indicators, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/1c0d9c79-en.

Uno sguardo sull’istruzione 2025: Italia

Country note

 

Vittoria Gallina

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