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Pinocchio contro Arlecchino e Pulcinella

Pubblicato il: 12/11/2013 14:32:59 -


L’intervista a Savino Roggia, autore di “Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino” (Tecniche Nuove Ed., Milano 2012), che prende in esame i tre burattini più famosi del mondo: Arlecchino, Pulcinella e Pinocchio. Solo Pinocchio, però, riconosce come il mondo è stato manipolato da burattinai e si ribella contro lo “status quo”. Pinocchio incoraggia gli uomini a distruggere la propria coscienza, a riscoprire il libero pensiero e a forgiare una nuova coscienza in conformità con i “dieci comandamenti e la beatitudine”.
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Linda Giannini intervista Savino Roggia

D: Savino Roggia, nel suo “Pinocchio ritrovato” con quale alfabeto rilegge l’incontro tra Pinocchio, Arlecchino e Pulcinella?
R: Con quello del buffone, lo specchio della realtà deformato al ridicolo, una realtà che seppur partecipata resta riserva di caccia del potente di turno. Solo il giullare, senza temere ritorsioni, può beffeggiarlo e al contempo punzecchiare gli accoliti, affinché si affranchino dal biberon del conformismo.

D: Perché tutto questo?
R: La magia è che il buffone fa comodo al re perché, mentre fa sghignazzare, fuori dal palazzo diffonde e consolida le condizioni a lui più favorevoli: cadute, capovolgimenti e ragionamenti temerari, che evocano ai governati i vantaggi di quell’ordine e convince loro a stare e restare buoni.

D: Cosa separa Arlecchino da Pulcinella?
R: Il modo di irridere il potere.
Il primo arpeggia l’arcobaleno del sentire umano; il secondo lo sincopa passando dal bianco – rinascita – della sua veste, al nero – morte – della sua maschera.

D: E cosa divide Arlecchino e Pulcinella da Pinocchio?
R: Di fronte a Pinocchio, Arlecchino e Pulcinella retrocedono a sudditi brontoloni. Il Burattino incita all’impegno, al fare di più per la comunità; non solo pennella e unghia le dipendenze dei truffati e l’ingordigia dei truffatori, ma agisce, mostra ai bistrattati del mondo come liberarsi da simili catene.

D: Approfondisca.
R: La martellata inflitta al Grillo parlante è l’inizio dell’impegnativo viaggio per diventare uomo e cittadino. Infatti, uccisa la coscienza che lo ha reso burattino, al viandante non resta alternativa che rifarsi una nuova coscienza, foggiata a pensare con la propria testa, a tacere su quello che non conosce e a parlare il necessario su ciò che sa.

D: Non è cosa da poco!
R: Certo. Pinocchio vola alto. Essere e rimanere parte del Creato è un precetto e accettarne le sfide significa porsi tra i vittoriosi.

D: Pinocchio quando smette di essere un burattino?
R: Il Pinocchio fisico tradisce quello mentale. È apprendista uomo fin dalle prime battute. Fin da quanto dice al Grillo parlante: “e, se vuoi farmi un piacere, vattene subito”.

D: Cos’è la coscienza?
R: È lo spazio interiore in cui ritirarsi durante la tormenta della passione, per valutare i propri comportamenti e le proprie azioni, alla luce dei doveri – del compiere o non compiere atti secondo la propria volontà – e del diritto di fare tutto ciò che non è contrario alla legge, alla morale e alla libertà altrui.

D: Perché il termine “avventure” di Pinocchio?
R: Per il senso della bugia dalle gambe corte; il concetto di avventura evoca la favola e concede il tempo necessario affinché la verità venga accolta al meglio. Rifarsi la coscienza significa mettere in pratica le leggi del Decalogo e delle Beatitudini. E non è cosa da poco e da tutti.

D: Cosa significa un Arlecchino stramazzato ai piedi di Mangiafoco?
R: La variopinta maschera con il proprio sacrificio richiama il principio secondo il quale, se i burattinai vengono dopo i burattini, niente sarà meglio per la loro estinzione dell’annientare il burattino che è in lui, cioè in ogni uomo.

E Pinocchio chi scortica appellando Mangiafoco “Signor”, “Cavaliere”, “Commendatore” e “Eccellenza”?
Pinocchio: “si prostra ai piedi di Mangiafoco, di colui che può mettere fine allo strazio degli impauriti cucinando finalmente il mostro che si portano dentro. Gli bagna la barba di lacrime, il grembiule simbolo dell’azione, per lavargli l’onta della sua inazione spingendolo ad agire, ad avviare la trasformazione finale di questo montone e liberare il gregge umano dal giogo. Si appella alla pietà umana, ma inutilmente: si sente rispondere che in un tale contesto non esistono signori. Il Signore è uno solo. Operare in suo nome non è cosa da uomini. Tenta con la pietà cavalleresca, della parte nobile, la più ricca in princìpi, della comunità! Neanche a parlarne. Visto come i cavalieri del re avevano condotto l’operazione per l’Unità d’Italia, potrebbero solo peggiorare le cose. Si appella alla pietà dei campioni della nuova società, i commendatori. Meno del meno: costoro tra speculazioni e accaparramenti sono troppo coinvolti a perpetuare le razzie. Tenta infine con la pietà di coloro che si fregiano del titolo di Eccellenza”.

ENGLISH ABSTRACT
The interview with Savino Roggia, author of “Pinocchio rediscovered, the courage of recognizing oneself as a pupper” – Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino – (Tecniche Nuove Ed., Milano 2012), takes a look at the three most famous puppets in the world Harlequin, Punch and Pinocchio. Only Pinocchio recognizes how the world is being manipulated by puppeteers, denounces them and rebels against the status quo. He encourages mankind to destroy its own conscience that has for so long imprisoned free thinking and re-forge a new conscience in accordance with the “ten commandments and bliss”.

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Immagine in testata di wikimedia commons (licenza free to share)

Linda Giannini

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