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I discepoli di don Milani

Pubblicato il: 12/07/2023 05:01:03 -


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Giovani interpreti degli allievi di don Milani

“Ce ne fossero di don Milani, ce ne fossero a mille. Soli 44 anni di vita, ma esemplare, migliore esempio non avrebbe potuto lasciare. Eppure, sono ben note le reazioni che dovette subire fino all’ultimo, fin nel suo letto d’ospedale. Solo 56 anni dopo la sua morte poté riprendere a circolare la sua celebre «Lettera a una professoressa». Poi non ha smesso più. Rendiamogli tardivo insufficiente onore rileggendola ancora e ancora. Dicevo ce ne fossero di don Milani, ma senz’altro ce ne sono, perché molti suoi semi poterono attecchire e dare frutto. Ognuno di noi può citare esempi di grandi insegnanti incontrati”: così scrive nella sua rubrica sul Corriere della Sera la poetessa Vivian Lamarque[1].

Al grande esempio di don Milani il regista Leo Muscato e la coautrice Laura Perini hanno dedicato nel 2017, in occasione del  cinquantesimo anniversario dalla morte del Priore di Barbiana, lo spettacolo “Vangelo secondo Lorenzo”, che dopo il  debutto alla Festa del Teatro di San Miniato ha proseguito una tournée di due anni, con 80 repliche, che si chiuse a Milano nell’aprile 2019 al Teatro Franco Parenti[2].

Lo spettacolo accompagna lo spettatore in un viaggio di approfondimento storico-biografico sul priore di Barbiana e, allo stesso tempo, di riflessione sul suo insegnamento appassionato e rivoluzionario, sensibile ai temi della giustizia sociale,  dello sfruttamento del lavoro minorile, e orientato a rendere migliore la vita degli ultimi, a riscattare dall’analfabetismo i figli di contadini e operai nell’immediato dopoguerra, fornendo loro gli strumenti necessari per difendersi dai suprusi: “Conoscere i ragazzi dei poveri e amare la politica è tutt’uno. Non si può amare creature segnate da leggi ingiuste e non volere leggi migliori. Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”, scriveva don Lorenzo nel suo testo più famoso, “Lettera a una professoressa”.

Il copione ripercorre la storia di don Milani, seguendo le due stagioni della sua breve vita – Vita da Cappellano a Calenzano (1947-1954) e Vita da Priore a Barbiana (1954-1967) – e è costruito sulla base delle testimonianze raccolte durante decine di interviste a persone che hanno vissuto accanto a Lorenzo per diversi anni, cucite a passaggi significativi dei libri e delle lettere del Priore.

La scuola di Barbiana è aperta a tutti: parrocchiani e comunisti, atei e credenti, nessuno escluso. La missione del giovane prete è convincere i genitori a mandare a scuola i loro figlioli che lavorano nei campi e nelle porcilaie, come forza lavoro necessaria al sostentamento familiare. La scuola non è pubblica se respinge gli ultimi.

Così a Barbiana Lorenzo dà vita a un vero e rivoluzionario laboratorio pedagogico, senza banchi, cattedra lavagna,  registri e  voti:  sedici ore di scuola al giorno, 365 giorni all’anno, attraverso la lettura dei quotidiani, la scrittura collettiva, il ragionamento a partire dall’esperienza di tutti i giorni.

Allo spettacolo “Vangelo secondo Lorenzo”  prendono parte anche sette bambini, giovanissimi debuttanti, che dopo aver partecipato a un laboratorio teatrale interpretano i giovani allievi di Barbiana.

Ho avuto modo di seguire questa esperienza e l’ottima prova di alcuni di loro e, recentemente, di intervistarli, ora che sono giovani liceali. Attraverso le loro parole apprendiamo che hanno scoperto un Maestro con la M maiuscola, un “esempio da seguire”: “Prima di questa esperienza non sapevo neanche dell’esistenza di don Milani, quindi essendo tutto nuovo per me ho avuto modo di apprezzare molto la sua figura. Ciò che mi ha colpito maggiormente è che, proprio perché proveniva da una famiglia benestante, capiva ancora di più il bisogno di una scuola per i ragazzi di Barbiana; ammiro come fece avvicinare i ragazzi allo studio, sapendo che era loro necessario e che ne avevano il diritto, attraverso lezioni che possono già definirsi moderne” – dice Andrea[3]. E aggiunge: “Nella mia piccola esperienza nei panni di un giovane allievo di don Milani ho compreso come siano cambiati i tempi; moltissimi ragazzi della mia stessa età, sessant’anni fa lavoravano e spesso erano analfabeti. Oggi noi abbiamo la possibilità di frequentare scuole pubbliche, o private, e spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati”.  Per definire don Lorenzo in una sola parola, Andrea non esita: “Tenacia”. La stessa tenacia e desiderio di comprendere i bisogni degli allievi e di aiutarli nel raggiungere traguardi sfidanti che molti di loro ritengono di avere incontrato nei propri insegnanti.

Obiettivo del “Vangelo secondo Lorenzo”: portare al più ampio pubblico, compresi gli studenti più giovani,  un padre semisconosciuto e per tanto tempo osteggiato della nostra cultura e offrire l’occasione per attualizzare la missione del Priore, pensando a chi dedica oggi la propria esistenza ai giovani che abitano i quartieri più a rischio delle periferie delle metropoli, ai giovani ristretti nelle case circondariali, ai migranti a Lampedusa, ai bambini in Siria o in Africa.

Le Barbiane di oggi

“Mi capiranno tra cinquant’anni”, aveva predetto lo stesso Lorenzo Milani nei suoi consueti toni provocatori pochi giorni prima della scomparsa, a soli 44 anni, il 26 giugno del 1967.

Oggi a cento anni dalla nascita e a oltre cinquanta dalla scomparsa, il cardinale Matteo Maria Zuppi – nel suo intervento alla Giornata di studi “Le Barbiane di oggi. Quali proposte per la scuola” – promossa dal Dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica di Milano[4] – non esita a affermare che “il Priore, che appunto non aveva mezzi termini e era animato da una passione senza compromessi, si irriterebbe parecchio e ci prenderebbe a calci tutti per i tassi di abbandono che mortificano la scuola italiana. Per questo ci fa bene mettere al centro la passione simile delle tante Barbiane di oggi e riconoscerne ancora di più l’importanza”.

Con passione intervengono a raccontare la propria esperienza di Barbiana di oggi i rappresentanti di cinque realtà territoriali che provano a mettere in pratica ogni giorno un ideale di giustizia formativa: “Provaci ancora Sam” – progetto di aiuto a circa 50 ragazzi pluriripetenti ogni anno, presso oratori e associazioni a Torino, con l’obiettivo di garantire l’acquisizione delle competenze irrinunciabili del primo ciclo di istruzione[5]; a Milano e a Lodi la Scuola di seconda opportunità “Sicomoro I care”, ispirata a un’idea profetica di scuola, che sappia insegnare a  annunciare la speranza e a denunciare dove i diritti sono negati, che sia essenziale e che sappia stupire, riavvicinando alla scuola gli studenti a  rischio di dispersione[6]; il Progetto don Milani del Polo Exodus, partito dai quartieri di Quartoggiaro (Milano) e Africo (Reggio Calabria), e allargato a sei regioni (Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Calabria e Toscana), che fa leva sull’esperienza laboratoriale di musica, sport, teatro e volontariato per contrastare la povertà educativa minorile[7]; la scolarizzazione dei minori rom delle Scuole della Pace, raccontata nella prima fase di aggancio da parte della scuola di via Rubattino a Milano dei bambini del campo nomadi – da 6 a 36 iscritti – e in occasione dell’insurrezione delle maestre durante lo sgombero della baraccopoli[8]: questa esperienza, supportata dalla Comunità di Sant’Egidio, ha risvegliato pensieri e azioni di solidarietà anche in altri quartieri di Milano e in altre città d’Italia.

Tutto questo, e molto altro, dimostra che se Barbiana è stata possibile, è possibile fare le Barbiane di oggi, costruire una cultura dell’educazione che metta in pratica un ideale di giustizia, che sappia prendersi cura di ogni allievo e allieva individualmente, che cerchi di rovesciare un futuro già scritto e sappia sognare sui bambini che sembrano avere poche possibilità di successo formativo. provare a sognare un futuro di giustizia e di pari opportunità è possibile.

Un sistema scolastico equo permette a chi ha un talento di qualsiasi natura di esprimerlo e invece la scuola italiana è, purtroppo, ancora una scuola di classe, che cristallizza e impedisce la mobilità sociale, non sempre riesce a mettere al centro i diritti fondamentali della persona e a difenderli con determinazione, a dare nuove opportunità ai più fragili,  a chi è fermo nel proprio percorso scolastico, o, ancor meglio, a  arrivare prima che il disagio si possa manifestare, a stare accanto a chi cammina piano o si ferma, e non soltanto a chi cammina velocemente.

I dati delle prove INVALSI parlano chiaro: il tasso di abbandono scolastico è in calo, ma rimane tra i più alti dell’Unione europea, in particolare al Sud e tra i giovani nati all’estero. Se il tasso di abbandono nel Nord-est non arriva al 10% (9,6%), al Sud supera il 15% (15,3%), con un picco del 21,2% in Sicilia.

Inoltre, come sottolinea Renata Viganò – Professore Ordinario di Pedagogia Sperimentale presso la Facoltà di Scienze della Formazione – la percentuale degli  invisibili (15-29enni), fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione in Italia è superiore al 20% (23,1%), dieci punti in più rispetto ai paesi UE e più del doppio di Francia e Germania, che si attestano al 9,2%.

A questo quadro, già di per sé non confortante, va aggiunta la cosiddetta dispersione implicita, cioè gli studenti che conseguono un titolo di studio di scuola secondaria di secondo grado, ma non raggiungono le competenze minime previste al termine del percorso dei 13 anni di scuola (9,7% del totale nel 2022, quasi 1 diplomato su 10).

In sintesi si può affermare che la scuola non riesce a ridurre lo svantaggio medio nei risultati degli studenti provenienti da famiglie in cui il titolo di studio più alto posseduto è la licenza media, rispetto a quelle in cui almeno un genitore è laureato. In termini di punti percentuali la dispersione implicita è più che doppia per gli allievi che provengono da famiglie meno avvantaggiate e quasi quadrupla per gli allievi di cui non sono disponibili i dati di background.

Anche in questo caso è da rimarcare il divario territoriale nord-sud, in quanto in generale nel Nord il numero di alunni eccellenti è superiore rispetto a Sud e Isole, mentre è inferiore quello di studenti fragili.

Per recuperare il senso della scuola – una scuola che con le sue più di mille ore all’anno sappia ingaggiare gli studenti e mantenere la promessa di servire al futuro -, sembra necessario imboccare quattro direzione di lavoro, a partire dagli ambienti di apprendimento, passando per il senso dello studio e il desiderio di sapere, trasformando la scuola da non-luogo a luogo e dando una finalità condivisa al sapere e alla fatica dello studio. Barbiana appartiene alla storia e è irripetibile, ma lo spirito e la missione delle Barbiane di oggi è quanto mai attuale e necessario.

Come ha affermato Luigi Berlinguer in un contributo su L’Unità “siamo ancora una scuola di classe e poco attrattiva” e pertanto “la condizione è superare la natura classista della nostra scuola, la dispersione e gli abbandoni di chi il nostro sistema educativo non riesce a sostenere nel proprio studio. Nella scuola, ha invocato risolutamente Papa Francesco, tutti hanno un posto, tutti, auspicando inclusione e orizzonti aperti”[9]. “La più grande rivoluzione del nostro tempo è la scuola per tutti e l’Italia non la realizza ancora, perché l’impianto educativo strozza questo evento fondamentale per la democrazia che è l’accesso di tutti al sapere, nella valorizzazione delle diverse capacità: questa è l’urgenza, dunque. Combattere la dispersione scolastica, sia quella che lascia fuori gli studenti, sia quella che canalizza in ghetti dequalificati una parte di loro. L’inclusione sociale se diviene soltanto un cancello aperto per accedere a un pascolo brado non è una grande conquista. La scuola per tutti o è di qualità o non serve. Io piuttosto parlerei di merito diffuso, da premiare in tutte le sue forme: anche i successi parziali e quelli raggiunti attraverso la cooperazione sono importanti, perché il seme del merito si diffonda come elemento di promozione umana e non di selezione sociale”[10]. Parole scritte oggi? No, dieci anni fa, ma ancora quanto mai attuali.

“In ultima analisi, saremo giudicati
per l’amore che avremo messo nelle cose.”
Lorenzo Milani

 

[1] V. LAMARQUE, Gli eredi di don Milani per fortuna ci sono, in Corriere della Sera, 5 giugno 2023

[2] https://www.leomuscato.com/vangelo-secondo-lorenzo

[3] Andrea Pillitteri frequenta oggi il terzo anno del Liceo scientifico a Milano. E’ andato in scena in Lombardia insieme agli altri giovani interpreti: Sebastiano Daffra, Olivia Fantozzi, Lio Ghezzi, Sebastian Mattia Knox, Emily Tabacco, Samuel Zinicola.

[4] https://dipartimenti.unicatt.it/pedagogia-Le%20Barbiane%20di%20oggi.pdf

[5] http://provaciancorasam.it/

[6] https://www.fondazionesicomoro.it/index.html

[7] https://www.exodus.it/news/donmilani2/don-milani-2-ragazzi-fuori-serie-11-04-2019.html

[8] I rom di via Rubattino. Una scuola di solidarietà. A cura di E. Giunipero e F. Robbiati, Paoline Edizioni, 2011.

[9] L. BERLINGUER, “Siamo ancora una scuola di classe e poco attrattiva”, in “L’Unità”, 25 novembre 2015.

[10] L. BERLINGUER, “Giusto premiare il merito, ma la scuola sia di tutti”,  in “L’Unità”, 12 giugno 2012.

Rita Bramante Già Dirigente scolastica, membro del Comitato Nazionale per l'apprendimento pratico della Musica

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  • Cara Rita, ho l’onore di averti conosciuta per via amicale, e di aver apprezzato da subito la tua sensibilità il tuo equilibrio e le tue competenze. Ci unisce una forte passione, direi per entrambe bruciante, nei confronti della Scuola di ogni ordine e grado, dei bimbi e giovani soprattutto di quelli più in difficoltà. Ti ringrazio per i notevoli contributi che pubblichi. Ci faccia sorridere che quest’ultimo mi è arrivato da una giovane Bella Persona che conobbi più di 7 anni fa quando fu mia supplente per soli 15 giorni. Subito legammo e mai più ci lasciammo.Ha avuto da poco la cattedra alle Medie di I grado, come vincitrice di Concorso Ordinario..Con affetto e riconoscenza Francesca

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