Il difficile percorso delle Indicazioni Nazionali
Quale sviluppo avranno le nuove Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, elaborate dalla commissione Valditara, dopo i pareri e i rilievi critici mossi dal CSPI e dal Consiglio di Stato? Vogliamo capire meglio quale sarà l’iter e le eventuali modifiche che saranno apportate, dopo la bocciatura del regolamento da parte del Consiglio di Stato, che ha sospeso il parere sullo schema di regolamento delle nuove Indicazioni Nazionali, evidenziando gravi lacune nell’analisi di impatto del regolamento presentato dal Ministro dell’Istruzione. È vero che il parere del Consiglio di Stato è consultivo, ma certamente il Ministro non potrà ignorare i rilievi sollevati.
Quali rilievi vengono fatti dal Consiglio di Stato? Le lacune strutturali riguardano:
- l’analisi di impatto della regolamentazione, inadeguata sotto diversi profili: mancano evidenze misurabili delle carenze delle attuali indicazioni e non emergono le ragioni specifiche delle modifiche introdotte; come abbiamo detto da subito, perché modificare le attuali indicazioni?
- risultano assenti gli indicatori quantitativi per misurare l’efficacia degli interventi proposti dalle nuove indicazioni;
- incompletezza dell’analisi di compatibilità con le direttive dell’Unione Europea, in particolare sul ridimensionamento del ruolo delle competenze chiave a favore di una didattica piegata sui contenuti;
- l’insegnamento del latino per l’educazione linguistica: viene evidenziato il rischio di aumentare il divario tra studenti, con conseguenti problemi di equità educativa; inoltre, vi sono questioni economiche e organizzative, poiché i docenti di lettere potrebbero non possedere i requisiti necessari.
Inoltre, il testo delle Indicazioni presenta errori formali e refusi che richiedono correzioni. La sospensione del parere comporta il rinvio dell’iter di approvazione.
Il Ministro ha minimizzato i rilievi del Consiglio di Stato definendoli una normale interlocuzione tra istituzioni e ha dichiarato che apporterà le modifiche suggerite. Va ricordato che l’iter per tradurre le indicazioni in Decreto Ministeriale non è concluso: esse dovranno passare per l’approvazione della Corte dei Conti, tutto questo mette in discussione l’applicazione per l’a.s. 2026/27. Tuttavia, è probabile che il Ministro non demorderà e farà di tutto perché le indicazioni entrino in vigore a partire dal prossimo anno e non è escluso che scelga la strada di applicarle per via sperimentale utilizzando l’art.11 del Dpr 275/99.
Per questo, oltre a mantenere alta la mobilitazione e a criticare duramente questa operazione, riteniamo necessario aprire una nuova fase: entrare nel merito dell’impianto culturale e didattico per capire quali spazi la scuola avrà per dare continuità alle attuali indicazioni, nel momento in cui entreranno in vigore le Indicazioni Valditara. Credo che questo sia l’aspetto su cui lavorare in questo momento.
In questa analisi, è corretto tenere separati il piano politico da quello culturale e didattico. Sul piano politico, rimane fermo il nostro giudizio totalmente negativo sull’intera operazione, voluta non per aggiornare le attuali indicazioni, ma per sostituirle completamente, affidandone la riscrittura a una commissione di esperti in larga parte sconosciuti al mondo della scuola.
Abbiamo già detto che la strada corretta sarebbe stata quella di aggiornare le attuali indicazioni, entrate in vigore dopo cinque anni di sperimentazione, aggiornandole come avvenuto nel 2018. Un aggiornamento necessario soprattutto per tenere conto dello sviluppo delle tecnologie della comunicazione, come l’uso dell’intelligenza artificiale nella didattica; della ricerca scientifica e pedagogica nelle discipline, in particolare le STEM, della ricerca nel campo delle neuroscienze e dell’apprendimento e dell’importanza degli ambienti di apprendimento come l’UDL (Universal Design for Learning).
Rimane ferma la nostra contrarietà a questa scelta di riscrivere le indicazioni, che segna una rottura netta e una discontinuità rispetto a quelle precedenti.
Il 18 ottobre, come molti già sanno, è prevista una mobilitazione nazionale contro le Indicazioni Valditara, promossa da CGIL, Proteo, Cidi, MCE e diverse associazioni disciplinari.
Le Indicazioni volute dall’attuale Ministro sono il prodotto di una scelta politica di parte, dell’attuale destra che governa il Paese, scritte male da una commissione anonima e da una consultazione ipocrita rivolta alle scuole con un questionario preventivamente indirizzato.
Invece, voglio ricordare che le Indicazioni in vigore sono il frutto di un lungo percorso storico di riforme e sperimentazione sono un documento didattico, pedagogico e culturale tra i più alti prodotti dalla scuola italiana, frutto di una sintesi culturale dei pensieri laico, cattolico e di sinistra; un documento ispirato ai principi della Costituzione, nato da lunga sperimentazione e fondato su alcuni principi cardine:
- La scuola mira allo sviluppo dello studente in quanto persona, mettendolo al centro dell’apprendimento;
- Una scuola inclusiva che non discrimina;
- Una scuola che sposta il baricentro dall’insegnamento all’apprendimento;
- Una scuola che progetta il curricolo in una logica verticale e unitaria, coerente con l’autonomia didattica, puntando alla contestualizzazione del curricolo;
- È la scuola che definisce obiettivi, contenuti, metodologie e organizzazione didattica in coerenza con i bisogni formativi degli studenti;
- Una scuola non trasmissiva e non nozionistica, ma attenta agli ambienti di apprendimento, dove “l’autorevolezza del magister” non si basa solo sulla lezione frontale, ma sulla capacità di progettare e svolgere un ruolo di regista, capace di motivare e coinvolgere attivamente gli studenti.
Questi principi sono entrati nella scuola grazie alle Indicazioni del 2012 e non possono essere cancellati; la scuola non può tornare indietro.
Quali sono gli spazi per difendere questi principi e queste innovazioni irrinunciabili presenti nel DM 254 che le Indicazioni 2025 vogliono in parte azzerare, riportando la scuola indietro?
Credo che lo strumento fondamentale per dare continuità alle Indicazioni Nazionali sia valorizzare e dare piena attuazione all’autonomia scolastica, come sottolineato dai rilevi fatti dal CSPI nel documento del 27 giugno scorso e che il Ministro non ha ancora fatto propri.
Un primo aspetto da chiarire è che, in base all’autonomia scolastica, in particolare agli articoli :1/3/4 e 8, e all’art. 117 della Costituzione, non si parla più di programmi nazionali prescrittivi emanati centralisticamente dal Ministero, ma di Indicazioni Nazionali, cioè di piste di lavoro che le scuole devono attuare all’interno di una cornice normativa nazionale.
Come giustamente ricordato nel documento del CSPI, le Indicazioni Nazionali e il curricolo d’istituto, come previsto dal DPR 275, sono gli elementi che caratterizzano la scuola dell’autonomia:
- le indicazioni rappresentano la garanzia di unitarietà del sistema scolastico nazionale;
- il curricolo rappresenta lo specifico di ciascuna scuola.
È su questo aspetto che dobbiamo lavorare, indicando alle scuole lo spazio di azione per dare continuità a quanto stanno facendo.
Le scelte sull’organizzazione del curricolo, su quali attività e conoscenze disciplinari far lavorare gli studenti, le scelte organizzative e metodologiche, nonché gli obiettivi specifici di apprendimento, spettano alla scuola. Esse sono progettate in riferimento al contesto della classe, ai bisogni formativi degli studenti e al territorio in cui è inserita la scuola.
La scuola deve garantire il raggiungimento dei traguardi di sviluppo delle competenze, che è vincolante per tutte le scuole sul territorio nazionale. Riteniamo che questo sia uno spazio concreto, utilizzato e consolidato nelle scuole, che va difeso e su cui lavorare.
Walter Moro