Wikimindmap a scuola
Uno dei dieci siti più visitati al mondo è quello di Wikipedia, la famosa enciclopedia multilingue online. Tra i visitatori più affezionati ci sono anche molti studenti, che la consultano per le loro ricerche, privilegiandola ad altri siti. L’esito della ricerca appare come il capitolo di un libro, articolato in paragrafi e sottoparagrafi, da leggere in maniera sequenziale (scorrendo la pagina/capitolo) o ipertestuale (utilizzando l’indice disponibile). Si tratta di una modalità di visualizzazione che in determinate situazioni può non essere di immediata fruizione.
Esiste una risorsa open source, Wikimindmap, che propone una modalità alternativa alla visualizzazione tradizionale dell’indice, offrendo l’opportunità di avere una visione d’insieme delle informazioni disponibili. È uno strumento online che può essere utile anche a scuola, per proporre ai ragazzi una modalità alternativa di ricerca e di organizzazione del sapere che può dimostrarsi più efficace e più intuitiva di quella tradizionale, dal momento che in pochi secondi visualizza il risultato organizzandolo in una mappa mentale articolata in nodi e sottonodi (che corrispondono alle voci dell’indice presente nella pagina di Wikipedia dedicata al termine cercato), espandibili e fruibili con un clic.
Accostare una mappa a una sequenza può contribuire a mettere in luce i collegamenti e permette di capire, o scoprire, i legami concettuali e mentali che consentono una riflessione critica sulle proprie modalità di apprendimento (o di insegnamento se il soggetto in questione è un docente).
Avere, inoltre, la possibilità di modificare questa mappa, arricchendola e facendola propria dal punto di vista dei contenuti e della grafica, avvalendosi di altri strumenti open source (Freemind), può essere, a nostro avviso, un’opportunità da non sottovalutare nel caso si voglia tentare di personalizzare e individualizzare la didattica, dal momento che l’esigenza di poter disporre di strumenti e metodi che possano rispondere ai bisogni legati all’apprendimento di ciascuno si fa sempre più sentire in una scuola che vuole offrire l’opportunità a tutti di far emergere e sfruttare le proprie potenzialità.
Con le opportune modifiche questo software è in grado di cercare informazioni su altri wiki o solo su alcuni in particolare, anche creati dall’utente stesso purché progettati con Mediawiki.
Si tratta di scaricare ed installare sul proprio computer, o sul proprio server personale o di scuola, una serie di software che costituiscono un insieme integrato di strumenti e apportare poche modifiche ad alcuni file in modo adeguato, eseguendo una particolare procedura (che abbiamo illustrato in uno spazio apposito: http://wmmlab.itd.cnr.it).
Questa “apertura” del software può stimolare attività didattiche che possono andare ben oltre la semplice ricerca in Wiki presenti in rete e anche ben oltre la costruzione di Wiki di classe.
A titolo di esempio, ne indichiamo alcune:
• Utilizzo sinergico di più tecnologie software in grado di dialogare tra loro
• Condivisione effettiva della conoscenza
• Prova di costruzione o arricchimento di un wiki in “umiltà”
• Accrescimento della conoscenza con valore aggiunto (il mettere insieme le conoscenze singole permette di analizzare, ossia “scomporre”, e sintetizzare, ovvero “ricomporre”, il sapere in modo che il “nuovo” sapere – quello che si costruisce insieme, mettendo in comune ciò che ognuno sa, ed evidenziando così gli apporti costruttivi di ciascuno – abbia incomparabilmente più valore della semplice “somma” dei saperi)
• Riflessione sulle modalità di apprendimento proprie (sviluppo e consolidamento della metacognizione) e altrui
• Riflessione sulle modalità di apprendimento singole e di gruppo (condivisione, dialettica, discussione, dimostrazione, confutazione…)
• Conoscenza e sviluppo di stili di pensiero nuovi
Quella che presenteremo in queste note è una risorsa modesta, senza pretese, ma che mette a disposizione delle funzionalità che possono rivelarsi, in alcuni casi, la chiave di volta per accedere al sapere e a una sua costruzione autonoma.
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Ferlino Oliva Caruso