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La Rete come modello

Pubblicato il: 10/07/2009 16:55:24 -


Se si pensa ai termini rete, web, network, o net è ormai naturale pensare a Internet. Ma che cos'è una rete?
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Se si pensa al termine rete, web o network, o net semplicemente è naturale pensare a Internet. Oramai siamo abituati ad avere quotidianamente qualcuno che ci dice le ultime novità sul… Web (non a caso il web è diventato un nome proprio, Web con la maiuscola appunto, per specificarlo rispetto a qualunque rete). E quando si chiede quale sia stata la prima rete esistente, i tecnologi si buttano a raccontare la Rete creata dal dipartimento della Difesa Americana, ai primordi di Internet (che non a caso significa inter-connessione di reti) per creare un sistema che fosse distribuito e quindi non distruttibile con un semplice raid offensivo su un singolo punto.

Spunta a questo punto un economista che, stimolato all’occorrenza incomincia a segnalare che in effetti, se intendiamo il significato di rete in modo non strettamente tecnologico, la finanza e le società, non solo quella industriale o preindustriale ma anche quelle più remote, avevano a che fare scambi e flussi, basati su nodi, relazioni tra pluralità di soggetti collettivi e individuali. Ecco che interviene un sociologo-antropologo che si illumina. Ha pane per i suoi denti: incomincia ad analizzare fenomeni sociali, eventi storici e anche altri fatti. Un esperto di comunicazione si mette a parlare di mass media, di reti televisive, di giornali e dell’informazione. Sembra che tutti siano impazziti. In fondo un po’ silenziosi un fisico, un chimico, un biologo. Sono lì che si guardano intorno. Qualcuno li sollecita a dire la loro. Il fisico chiede se prima dell’uomo esisteva la rete. Il chimico lo guarda, e polemizza perché è la solita domanda retorica. “Lo sai che la materia con le diverse particelle, nuclei, elettroni, fotoni, antiparticelle sono sistemi a rete? Allora perché hai dei dubbi?”. Il biologo allora interviene: “Sai prima dell’uomo le reti erano già ben sviluppate: pensa alle reti biologiche, con batteri che si scambiano codice genetico, e che fanno sistema. Il dubbio del fisico riguardava l’origine dell’universo, quando anche quelle strutture non erano ancora formate o erano in fase di strutturazione. Non prendertela con lui, sta pensando e si sta ponendo dei quesiti”. Un ingegnere in modo un po’ bizzarro si innesta nella discussione e vuole segnalare che, senza tanti quesiti ma solo con fatti evidenti, reti stradali, ferroviarie, telefonia sono state quelle reti che, senza tante parole e tanta teoria hanno permesso lo sviluppo. Una frase di questo genere non poteva che essere lo spunto per il filosofo che finora ascoltava e rifletteva. Lui sta cercando di capire quanto di comune c’è in tutto questo baillame di fenomeni ed eventi. Cerca di capire quali siano gli elementi fondanti di una qualsivoglia rete. E certo che i nodi nevralgici sono fondamentali, le relazioni tra questi nodi sono sempre più importanti. Un neuroscienziato si illumina e cerca di parlare del cervello come un sistema di interconnessioni sinapsiche tra semistupidi neuroni. Ma il filosofo incalza, guardando i teorici dei sistemi viventi e raccontando che non basta per capire la rete. “La rete è un sistema dinamico, quindi qualcosa che si relaziona e scambia informazioni, energia o materia con l’esterno (e cos’è l’esterno, l’ambiente?). Nascono flussi, retroazioni e fenomeni complessi. Non tutti facili da capire con le solite logiche parziali”.

Tutti rimangono ammutoliti, silenzio intorno.

Suona la campanella. Il gioco di ruolo è finito, tutti i ragazzi scappano lasciando lì il gioco che gioco non è. Escono divertiti facendo il trenino. L’insegnante voleva dire che aveva imparato molto da loro e che loro avevano finalmente fatto rete. Una rete di apprendimento, neanche tanto complessa, e che funziona.

Carlo Crespellani Porcella

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