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Recuperare la soggettività attraverso l’educazione linguistica – di Katia Raspollini

Pubblicato il: 14/11/2018 13:30:01 -


Alfabetizzazione ed italiano L2 per stranieri.
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LESLLA (LITERACY EDUCATION AND SECOND LANGUAGE LEARNING FOR ADULTS) è un’associazione internazionale di  insegnanti, ricercatori e attori sul campo, che si occupa di alfabetizzazione ed in particolare di apprendimento della seconda lingua da parte di adulti stranieri. Ogni anno, a partire dal 2005, LESLLA tiene un simposio internazionale (il primo incontro si è tenuto a Tilburg),  presenta un bilancio del lavoro svolto e lancia i temi, che saranno oggetto di ricerche e sperimentazioni successive.

Il presente contributo è stato presentato in forma di poster nella giornata Pre-leslla Alfabetizzazione e italiano L2: Ricerca, pratiche e politiche dalla scuola al volontariato che si è tenuta a Palermo il 3 ottobre scorso in preparazione dell’incontro internazionale 14th Annual Symposium LESLLA 2018; una delle tematiche della sessione Rifugiati e richiedenti asilo: segregazione nei contesti ospitanti e acquisizione linguistica  era dedicata alle ricerche e sperimentazioni svolte ed effettuate all’interno dei C.A.S Centri di Accoglienza Straordinaria, luogo in cui è stata sperimentata l’attività didattica qui descritta.

Gli elementi che contraddistinguono i contesti segreganti sono

Il Controllo e la subordinazione “l’utente è pensato come adeguato nel momento in cui accetta la precarietà prescritta, attenendosi al suo ruolo di soggetto bisognoso, dimesso e riconoscente”. (Vacchiano 2001: 181)

L’Infantilizzazione come emerge dalle parole di un ospite del CAS “[..] Loro mi hanno detto: <<Devi imparare la lingua, Devi imparare la lingua!>> Sì imparare la lingua è importante ma io ho tanti pensieri. Io non sono un bambino, sono un uomo adulto. Mi puoi tenere qui per due anni se sono un bambino, un minorenne ma questo tipo di Centro serve per farmi avere i documenti. Non sono un minorenne e sono stato qui un anno, due. Cosa succede?”  (Barraco 2016:14)

La negazione della soggettività  attraverso l’opera di massificazione i migranti diventano un blocco unico che annulla le differenze comprese quelle relative alle  condizioni di fragilità che dovrebbero essere riconosciute come bisogni speciali.

Questi  aspetti sono così pervasivi e totalizzanti da ripercuotersi negativamente sulle dimensioni  sociali, cognitive e affettive del richiedente asilo durante il percorso di accoglienza; la condizione di segregazione influisce inesorabilmente anche sull’apprendimento della lingua italiana influenzando

-il filtro affettivo che può essere innalzato conseguentemente al vissuto di un evento traumatico o per via di uno stato depressivo diffuso;

-la motivazione minacciata dalla mancanza di prospettive future e connessa anche al mancato riconoscimento delle competenze professionali possedute (Kobelinski, 2012)

-la mancanza di negoziazione del percorso formativo che viene imposto a tutti nello stesso modo: “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali” (Don Milani, 1967).

Tenendo conto di questi aspetti è stata progettata questa attività  Non sono il mio permesso di soggiorno: azioni per l’affermazione di sé  nell’officina didattica della scuola  mettendo al centro dell’azione didattica  il proprio permesso di soggiorno un documento autentico fondamentale per essere riconosciuti e per essere accolti.

L’attività è stata proposta ad un gruppo classe di apprendenti analfabeti all’interno nel  Centro di Accoglienza Straordinaria della provincia di Trento con  l’obiettivo di esercitare la lettura globale e lo sviluppo di strategie di orientamento sul testo  utilizzando le informazioni presenti all’interno del  permesso di soggiorno ed in secondo luogo attivare l’espressione del sé attraverso l’uso della memoria visiva e la produzione orale in forma teatrale sovvertendo la burocratizzazione dell’identità.  A seguito delle fasi di riconoscimento e memorizzazione delle informazioni e del loro ordine all’interno del documento sono state  proposte agli studenti 4 forme di presentazione di se in forma di lettura teatrale: lettura in forma teatrale io sono la mia voce, la lettura spiegazione  vi dico chi sono, la lettura in piedi  vi racconto chi sono, la lettura in movimento Attenzione sono…

Nella prima versione io sono la mia voce, lo studente sta seduto di spalle al “pubblico” della classe  che lo ascolta in silenzio mentre presenta se stesso seguendo l’ordine delle informazioni personali presenti sul suo permesso; lo studente attraverso l’uso della memoria visiva legge globalmente le informazioni mentre il “pubblico” lo ascolta controlla che dia tutte le comunichi tutte le informazioni presenti; nella seconda forma vi dico chi sono lo studente illustra  la propria presentazione al “pubblico-classe” indicando con una penna dove si trovano le varie informazioni  all’interno del suo permesso  di soggiorno; nelle terza versione vi racconto chi sono lo studente “racconta” la presentazione di sé in piedi con il tono di una narrazione scandendo con pause le varie informazione e infine nell’ultima versione  Attenzione sono … lo studente deve richiamare l’attenzione del “pubblico-classe” con il proprio corpo muovendosi e deve  fornire tutte le informazioni  ritmandole con le mani. Queste diverse forme si espressione  sono progressive in termini di utilizzo del documento: si va dalla prima versione in cui lo studente “legge” il documento che ha in mano all’ultima fase in cui ne è sprovvisto totalmente dovendo fa leva sul ritmo delle proprie espressioni coordinate al corpo; viene dunque attivato un processo linguistico-espressivo e cognitivo che integra la memoria visiva e a breve termine con la sequenzialità (rispetto dell’ordine delle informazioni) con la prosodia.

 

Katia Raspollini

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