Quattro date che hanno sconvolto il mondo

Rassicuro i lettori che non sto parlando del 21 dicembre 2012! Lascio ai superstiziosi credere nelle predizioni non scientifiche, magari ragionevoli nel locale, storicamente determinato, contesto culturale dei Maya ma, comunque, non scientifiche. Vorrei proporre una sintetica riflessione per il 2013. Le date alle quali mi riferisco sono le seguenti (ricordo che per istruito si intende chi ha completato l’obbligo scolastico a 16 anni, pertanto i “non istruiti” sono coloro oggetto di abbandono scolastico entro il 16° anno di età).

1. 1984/5 – nasce il TCP/IP di Internet (il Web nel 1990 con il primo ipertesto), io ero al CERN di Ginevra quando nel DD (Data Division) Department scrissero il primo Url (annunceranno il web nel 1990) mentre io lavoravo in un Lab limitrofo che studiava il Muon-Electron scattering. Partecipai ai primi seminari. Il primo cellulare (commerciale). Prima chat 1988.
2. 1995/6 – nascono i browser (Explorer… e il Mosaic nel 1993) quindi i “client software” per gestire la rete agevolmente dal PC di casa. Prima Internet si limitava a una rete molto efficiente in Unix (da cui poi il Linux) tra Università e Centri di Ricerca come il CERN di tutto il mondo. Io stavo facendo il dottorato di ricerca e “migravo” dall’hub della ricerca a quello più grande del Web. Primo sms 1992 dalla Nokia.
3. 2001 – Si impenna la crescita dei “non istruiti” mentre esplodono le prime chat e i primi social network. Nasce il primo social network nel 1997. Ma, si diffonderanno nel 2003 con Myspace (anno in cui si definisce così con Friendster e Linkedin). Nel 2004 Facebook, Twitter nel 2006 e Google+ nel 2011. Compaiono i primi smartphone (Blackberry, HTC…). Il primo smartphone è del 2002 (commerciale). La scuola diventa autonoma nel 1997 (e così al Titolo V della Costituzione, nel 2001). Dal 1997 si avvia l’era delle nuove riforme (da quella lontanissima di G. Gentile).
4. 2006 – i “non istruiti” superano gli “istruiti” mentre si prepara il terreno per l’ultima grande idea di Steve Jobs e la Apple che porta, prima, agli Ipad (2010) e, poi, all’iCloud (2011, proprio prima di morire). Definirei l’iCloud la ICT 3.0. E poi, lo streaming e il Coolstreaminig sin dal 2005. Il Cloud è essenzialmente una nuova modalità per comunicare informazione poiché l’informatica è informazione e la rete è comunicazione. Il cloud nasce dal “Cloud computing”. Quest’ultimo esiste in due versioni: Apple e Google. Apple “sincronizza”: estende il software all’elaborazione di più dati (mail, musica, note, foto…). Google porta il software nella rete (nel browser trovi tutto, la gestione delle foto, della musica… filmati) – Youtube nasce nel 2005, esplode nel 2006. Il Cloud computing esplode nel 2006/7 con la crisi finanziaria (eliminando molte tecno-strutture a supporto del “computing”).

Lo sviluppo delle invenzioni e dei brevetti, delle innovazioni tecnologiche sia software che hardware, delle dinamiche sociali per l’istruzione, dell’interazione complessa tra tutte queste componenti è difficile da districare. Però, possiamo fissare dei nodi rispetto ai quali individuare dei cambiamenti macroscopici nei comportamenti collettivi.

1. Nel 1985 inizia la “vera” grande migrazione dall’analogico al digitale (“Cloud education” di Arturo Marcello Allega, “Ancora (!?) sui nativi digitali” di Franco De Anna).
2. Nel 1995/6 nascono i primi “veri” nativi digitali (“I nativi digitali, una specie in via di apparizione” e “Born digital 2.0” di Paolo Ferri).
3. Nel 2001 inizia la veloce ascesa dei “non istruiti” (“E-book, verso l’intelligenza digitale” e “Darwin, Pareto e l’istruzione” di Arturo Marcello Allega).
4. Nel 2006 i “non istruiti” superano gli “istruiti” e mentre i primi crescono i secondi decrescono invertendo velocemente la loro tendenza (“Chi ha il pane non ha i denti” di Arturo Marcello Allega).

La domanda è: l’innovazione digitale è direttamente proporzionale alla crescita dei “non istruiti”? Nonostante l’apparente forzatura di una diretta associazione e quindi dipendenza, si tratta di “non istruiti” o di “nuovi istruiti” (da apprendimento digitale, ‘naturalmente’ informale)? In che termini, l’istruzione formale sta subendo una “naturale” esclusione sociale? Quanto tempo è rimasto al vecchio impianto analogico prima di essere sostituito in parte o integralmente dal nuovo impianto digitale?

Consapevoli che analogico e digitale sono due facce di una stessa medaglia (realtà complessa dell’uomo e del modello di cultura assunto dalla società in cui vive), occorre anche constatare che la velocità con la quale i “nuovi alfabeti” si producono e si moltiplicano tende in modo spontaneo (quasi per una necessità di crescita – J. Monod) alla soppressione dei “bisogni analogici”. Cosa accadrà? Il mondo analogico reagirà isolando e lottando contro quello digitale? Dobbiamo aspettarci una guerra all’ultimo bit? Ecco, questo è esattamente e paradossalmente l’approccio dal quale non ci possiamo esimere se il fine è comprendere le dinamiche evolutive dell’interazione tra analogico e digitale: utilizzare come organizzatori concettuali della comparazione analogico-digitale i “bisogni” piuttosto che i “mezzi strumentali”; partendo, magari, dalla piramide di Maslow ma ricordando, nel contempo, la centrale etica della teoria dei bisogni della A. Heller, proprio per evitare che i nativi o i migranti finiscano per essere divorati dalla specie più forte (alludo, qui, alla acuta metafora di De Anna).

Arturo Marcello Allega