La Scuola in tempi di emergenza

  1. La ricerca dell’equilibrio tra le molte criticità

La Scuola, oggi, sta vivendo una situazione decisamente ‘eccezionale’. Eppure, dinanzi alle difficoltà, lo spirito dei protagonisti di questo mondo, così delicato e tanto complesso, si articola creativamente, più che mai, esprimendo i suoi fantastici colori. Un mio caro collega, autore della bellissima lettera che allego, mi ha concesso di pubblicare la sua lettera alle famiglie, studenti e docenti ma, per la sua proverbiale riservatezza, ha chiesto contestualmente di restare anonimo, proprio perché ritiene che l’operato dei dirigenti, come quello di tutti, personale e famiglie, studenti e collaboratori, sia interni alla scuola, sia esterni, si esercita nella più grande umiltà della propria professione, quella naturalmente del “servizio” quotidiano.

Un chiarimento è d’obbligo. Ci si preoccupa delle scuole e della loro capacità di essere all’altezza della didattica a distanza. Si va quindi alla ricerca delle virtuose operazioni di Scuole ‘speciali’ e Regioni per chi offre di più. Ma ci si è chiesto quale sia la condizione delle famiglie? Che tipo di strumentazione possiedono, come riescono ad organizzarsi con tre PC in una piccola casa con tre figli, un marito ed una moglie tutti in “smart working”? Provvedono al cablaggio di una stanza affinché si trasformi in laboratorio? E, poi, perché “smart” e non semplicemente telelavoro? Ovviamente, è opportuno affrontare le questioni con il buon senso, e questa lettera è ricca di buon senso. Affronta temi interessanti: la didattica intelligente, il diritto generalizzato alla disconnessione, l’overflow, e tanto altro.

Alle famiglie

Agli studenti

Ai docenti

 

Gentilissimi,

mi rivolgo, a voi tutti, consapevole del fatto che la situazione di gravità nella quale versiamo genera squilibri e tensioni molteplici. Penso alle famiglie, costrette in casa con i ragazzi i quali, spronati in mille modi dai docenti, si trovano a dividersi spazi, PC, linea telefonica, scrivanie, sedie, TV, telecomandi, ricorrendo, quando possono allo smartphone, per un po’ di sano isolamento. E si, perché oggi l’isolamento è sano per ovvi motivi, e quindi anche per conservare equilibri psicofisici. Penso ai docenti, preoccupati della loro attività che, fuori dall’ordinario, li vede proiettati in un mondo decisamente lontano dalle loro abitudini, dal rispetto di un programma che non può essere più quello ordinario e invece deve essere ‘diverso’, perché a distanza, quindi da inventare. E si, anche qui, in parte da inventare, perché non si può proporre un sistema didattico che sia semplicemente l’emulazione di quello fisico, cioè in presenza, perché non si può pensare che a distanza si possano fare le stesse cose che si facevano in classe. Ad esempio, per molti docenti sarà certamente più semplice inviare per email, o via registro elettronico, o mediante altre vie, tanti materiali di studio e di verifica. Ebbene, suggerisco di pensare ad una didattica meno quantitativa e più intelligente, più qualitativa che massiva, perché sarà decisamente difficile procedere ad una valutazione “ordinaria” di una situazione “non ordinaria”. La ragione principale è legata al fatto che, nonostante la nostra scuola sia all’avanguardia per molti aspetti del ‘digitale’ (vedi semplicemente la fibra, la connessione a banda larga, la potenza di upload…), in questo momento manca l’elemento più sano e più proficuo della didattica, e dello stesso apprendimento, che è, appunto, la “relazione”. La relazione è fondamentale per tutti noi che abbiamo scelto di fare questo fantastico lavoro, profondamente e radicalmente essenziale alla crescita dei ragazzi, persone del nostro domani. E allora occorre sperare che il docente più sensibile (magari tutti) fosse disponibile a scambiare pareri con gli studenti via classroom, via videoconferenze, fino a produrre delle semplici video-lezioni che possano far sentire la voce e vedere il volto del proprio docente, da giorni distante, e allo stesso  tempo al docente il viso e la voce dei suoi studenti. Nel rapporto digitale asincrono, diciamo, manca l’aspetto umano, quello interattivo, ed è proprio questo aspetto relazionale ed emozionale che occorre curare nel presente momento di grande isolamento. Non è la stessa cosa linkare file audio-video di lezioni svolte da altre persone (per quanto, sempre e comunque, utili strumenti multimediali e didattici di grande supporto) perché, per quanto brave esse siano, conservano sempre quel distacco emozionale che solamente il proprio insegnante può evitare.

Della valutazione poi se ne parlerà. Stiamo studiando un sistema ‘soft’ che tenga conto delle difficoltà del momento, ma certamente il docente misurerà la partecipazione degli studenti ai suoi stimoli culturali e didattici.

Una altro problema, per il quale mi sento di dover indicare qualche consiglio, rilevato in questi giorni, è stato quello dell’overflow di attività, senza fasce orarie. In questi giorni ragazzi, genitori e docenti si sono scambiati una enormità di lavori, domande, perplessità. Pensare di stare tutto il giorno “immersi” nella didattica a distanza può, paradossalmente, diventare un boomerang. Sarebbe, a mio modesto parere, ragionevole, limitare il mattino, secondo un orario più possibilmente ‘standard’ (diciamo dalle 8,30 alle 14,30, come già indicato nelle disposizioni presenti sul sito della scuola), al lavoro istituzionale (con invio di materiali, correzioni – magari in classroom, consigli,…) insomma, attività didattica docente-studenti. Quindi, lasciare il pomeriggio alla famiglia (da non dimenticare, sempre chiusa in casa), in una sorta di disconnessione istituzionale, per organizzarsi con i propri figli nella distribuzione delle loro attività (incluse quelle di studio) e, ai ragazzi, uno spazio proprio, per sentirsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni, pensieri, considerazioni nella forma ben nota del ‘peer to peer’ via chat, o le vie che a loro sembrano più idonee. 

Infine, suggerisco ai docenti di sentirsi (magari in classroom) per un consiglio di classe, al fine di stabilire l’uso di una o massimo due piattaforme sulle quali lavorare, per evitare la “dispersione digitale”, la frammentazione o la moltiplicazione degli strumenti utilizzati, e quindi contenere la “confusione digitale”. Il digitale in questo frangente della nostra vita è essenziale, ma non dimentichiamo che la nostra forza è l’intelletto che sostenuto da una buona dose di emozionalità consente la scelta migliore per stare bene. Perché questo ora deve essere soprattutto il nostro fine primario: stare bene!  

La scuola è a vostra disposizione sempre. I contatti sono costanti tra tutto il personale docente e non docente. Io coordino tutti con la soddisfazione di avere il privilegio di una comunità educante che nel tempo è diventata spontaneamente una comunità di pratica costituta da persone, tutte, dalle famiglie agli studenti, dai docenti agli amministrativi, dai tecnici ai collaboratori scolastici, dai rappresentanti dei genitori ai rappresentanti degli studenti, di grande spessore etico.

Non desistete, restate a casa, non sottovalutate la “pandemia”:

pensare a voi stessi non è mai stato tanto altruista quanto può esserlo ora.

 

 

Arturo Marcello Allega