Il cuore oltre l’ostacolo: la Didattica a Distanza come occasione di innovazione consapevole

Nel marzo 2020 la scuola italiana è stata una delle prime agenzie del terzo settore a sperimentare gli effetti della pandemia. Per descrivere metaforicamente quel che è accaduto a scuola e che spesso viene rappresentato con toni disfattisti, preferisco utilizzare la parola peripezia, che, etimologicamente, rimanda al concetto di avvenimento inatteso che ribalta la linearità degli eventi, scompiglia le carte in tavola, ma, nei suoi effetti a lungo termine, non porta necessariamente alla catastrofe, anzi, può essere opportunità di sfida ed evoluzione. Insomma: sempre per attingere al campo semantico della cultura classica, potremmo dire che, a fronte di uno scenario socio-sanitario drammatico, la scuola non ha vissuto una tragedia, bensì un’epopea, da affrontare con coraggio, lungimiranza e autodeterminazione, gettando il cuore oltre l’ostacolo.

La Didattica a Distanza, poi ribattezzata Didattica Digitale Integrata, non è auspicabile a lungo termine, perché gli alunni in età evolutiva hanno bisogno di vivere in modo completo i loro anni di scuola, dove le componenti emozionali e sociali (veicolate dalla comunicazione non verbale e dalla corporeità) sono importanti almeno quanto quelle cognitive. Tuttavia, per affrontare la contingenza, la DaD/DDI, se ben interpretata, è una risorsa e non un fardello; è l’occasione di ripensare i processi di insegnamento/apprendimento e di diffondere tra tutti i docenti le buone prassi metodologiche e innovative che prima erano prerogativa quasi esclusiva di scalpitanti pionieri. Potremmo dire che ‘la scuola ai tempi del Coronavirus’ ha affrontato un compito di realtà di educazione civica, di cittadinanza digitale: un grande problem solving.

Nessuno sottovaluta le fatiche e i condizionamenti della reclusione forzata. Tuttavia, in questo scenario arduo, in questo deserto di assenza, la scuola è stata presenza, pur da remoto. Manca la fisicità? La videocamera rischia di svilire e deformare il linguaggio non verbale? In realtà, durante la CMC (Comunicazione Mediata dal Computer), ci si può concentrare maggiormente sulla voce; e ci si accorge di quale arma potentissima essa sia, di quanto sia importante consolidarne la padronanza, per poterla poi utilizzare con maggior consapevolezza anche nelle interazioni di persona.

In ogni caso, la DDI va ben oltre la trasmissione broadcast (quindi uno-a-molti) di monologhi professorali. Per essere efficace, la DDI non deve essere versativa’, non equivale ad ammorbare gli alunni per 6 ore al giorno con lezioni autoreferenziali in videoconferenza. Al contrario, una buona DDI ha ben altri linguaggi, altri modi, tempi e codici rispetto alla didattica in presenza. Diventa occasione per ribaltare i paradigmi e applicare l’attivismo pedagogico, mescolando lezioni sincrone con attività asincrone e laboratoriali, per equilibrare conoscenza e competenza, valorizzare le tecnologie sia come strumento per comunicare a distanza, sia come grimaldello per un’innovazione metodologica consapevole e responsabile che superi il modello trasmissivo: opportunità di distillare i nuclei fondanti delle discipline, senza perdersi dietro un fantomatico ‘programma da finire’.

La DDI, possibile  occasione per una buona e innovativa didattica: l’esperienza dell’ICS Umberto Eco

La DDI diventa allora una chance per (ri)conoscere le potenzialità di tecnologie e linguaggi digitali grazie ai quali spalancare nuovi orizzonti di insegnamento, educazione, apprendimento; e agire la valutazione come parte integrante del percorso, organica all’esperienza formativa: manifestazione dell’alleanza pedagogica docente-discente, strumento con cui l’insegnante esercita il cosiddetto assessment (dal latino assidere, sedersi accanto), ossia accompagna l’allievo a diventare cosciente del proprio processo di apprendimento, a svolgere una riflessione metacognitiva. 

Sulla scia delle Avanguardie Educative dell’INDIRE, l’ICS Umberto Eco (Milano: 60 classi / 1.500 alunni tra primaria e secondaria di I grado) ha cercato di vivere la DDI con questo slancio, facendo di necessità virtù. Grazie anche alla formazione continua immersiva (formale, non formale, informale), il Collegio Docenti dell’ICS Eco è diventato una fucina di innovazione, una ‘comunità che apprende’. E che riflette. L’eredità è il consolidamento dello spirito di squadra, grazie al contagio positivo tra insegnanti, alla contaminazione tra tradizione e innovazione, tra setting classico (docente in cattedra) e setting innovativo (docente facilitatore), ha destrutturato   la gabbia disciplinare e promosso intersezioni tra area scientifica, umanistica, espressiva. 

Sicuramente la crescita professionale dei docenti è stata significativa a livello tecnologico; ma ciò che davvero conta non è il funzionamento delle piattaforme sincrone o delle classi virtuali asincrone in sé e per sé, ma l’innovazione metodologica che esse favoriscono. Se si confondono strumento e finalità, si rischia di applicare schemi vecchi a situazioni nuove. Tra l’altro, parte del tempo-scuola in presenza già di per sé non deve essere frontale, e non solo perché si parla di flipped-classroom, cooperative-learning, peer-tutoring, ma anche perché lo spazio-tempo scolastico, se si limita a essere trasmissivo, fallisce sempre. Con o senza strumenti informatici.

Sono ottime strategie quelle di inserire in piattaforma consegne, tutorial e webinar (preparati dai docenti) per dare indicazioni operative agli alunni in merito alle attività che loro realizzeranno in autonomia, producendo elaborati testuali, grafici, tecnici, audio,  video, app e blog, scandendo i propri tempi e i propri ritmi in maniera personalizzata e autodeterminata. E imparando che la scuola e il mondo esterno possono comunicare: pensiamo alle esperienze di service-learning, dove un progetto didattico dotato di rilevanza civica viene messo al servizio della cittadinanza. 

La web-radio è una delle idee più originali trasformate in realtà dall’ICS Eco. Attivata contestualmente all’inizio del primo lockdown, è una repository pubblica di audio-podcast registrati dai bambini e ragazzi, con la guida dei loro docenti. Si trova di tutto: dalla lettura di libri alla drammatizzazione di racconti, alla valorizzazione di testi originali degli alunni (narrativi, argomentativi, poetici, di taglio giornalistico, ecc.). Si segnala in particolare l’esperienza Il passaggio dell’orso, che è approdata anche sulla rivista web di Liber-Liber e che è un esempio di come le competenze acquisite durante la DaD/DDI siano andate ad arricchire le metodologie di insegnamento dei docenti e di apprendimento attivo degli alunni, anche in un’ottica di rendicontazione sociale grazie a cui far “s-confinare” la scuola. In sostanza, per dirla come George Siemens (il padre del Connettivismo): «Dimentica i podcast, pensa alla democrazia della voce. Dimentica qualsiasi strumento […] e pensa invece al fondamentale rinnovamento delle modalità con cui la conoscenza viene prodotta, diffusa, condivisa e legittimata». La strada per il futuro è tracciata.

Riferimenti sitografici

Maria Giaele Infantino DS dell’istituto comprensivo U. Eco di Milano