I nativi digitali, una specie in via di apparizione

Dal 1996 in Italia si sta affermando una nuova versione 2.0 dell’Homo sapiens, si tratta dei nativi digitali, sono tutti i bambini che sono nati dopo la diffusione di Internet (sono del dicembre 1995-gennaio 1996 i primi browser commerciali). I nativi digitali sono diversi da noi figli di Gutenberg, sono nati in una società multischermo e preferiscono alla passivizzante televisione gli schermi interattivi: cellulare e computer (o quello della tv se connesso a una consolle). Lo schermo del cellulare è per loro un spazio per comunicare (SMS) così come quello del computer connesso a Internet, quello amano di più.

A scuola (dati OCSE-PISA 2007) a casa e con gli amici (dati AIE 2007) il perimetro dell’identità comprende anche la loro identità on-line. Per noi nativi Gutenberg, il blog o la posta elettronica sono strumenti, per loro sono una parte integrante dello loro immagine del sé e delle loro relazioni sociali. Fra i 14 e i 19 anni l’88% degli adolescenti partecipa a forum o scrive sui blog (AIE Contenuti digitali, 2007).

Si “espongono” sui blog o su You Tube, vivono sullo schermo, per esprimersi, per apparire, per comunicare e per stabilire relazioni sociali e affettive. Il modo in cui vedono e costruiscono il mondo è differente. I “nativi” digitali hanno, infatti, a disposizione una grande quantità di strumenti digitali di apprendimento e comunicazione formativa e sociale: il web, i blog, l’iPod, MSN Messanger, il telefono cellulare, le chat, l’aula virtuale, Wikipedia, Myspace…

Il comportamento di apprendimento più originale dei “nativi” è il multitasking: studiano mentre ascoltano musica, e nello stesso tempo si mantengono in contatto con gli amici attraverso MSN, mentre il televisore è acceso con il suo sottofondo di immagini e parole. Il problema del sovraccarico cognitivo è risolto attraverso il continuo passaggio da un media a un altro, tramite uno “zapping” consapevole tra le differenti fonti di apprendimento e di comunicazione. I digital native, infatti, stanno imparando a “navigare” tra i media in maniera non lineare e creativa. Noi adulti cerchiamo sempre un “manuale” o abbiamo bisogno di strumenti per inquadrare concettualmente un oggetto di studio prima di dedicarci a esso. I nativi no! Apprendono per esperienza e per approssimazioni successive. Non è detto che sia un dato positivo, ma è un fatto.

Utilizzano una logica che è più vicina a quella “abduttiva” di Peirce, che non a quella induttiva/deduttiva di Galileo. Procedono attraverso una scoperta multi prospettica e multicodicale del senso dell’oggetto culturale o di apprendimenti che esplorano costruendosi man mano gli strumenti e le strategie adatte. Imparano dagli errori e attraverso l’esplorazione, piuttosto che mediante un approccio storico o logico sistematico. Inoltre la condivisione con i pari, la cooperazione, l’utilizzo di differenti approcci al problema dato e di molteplici codici e piani di interpretazione per risolverlo li differenziano radicalmente rispetto a noi. Un approccio “open source” e cooperativo alle fonti del sapere che è ben rappresentato dal modo in cui i giovani condividono la musica, il sapere e le esperienze online attraverso i più diversi strumenti di comunicazione digitale sul web.

I digital native, piuttosto che interpretare, configurano; piuttosto che concentrarsi su oggetti statici, vedono il sapere come un processo dinamico; piuttosto che essere lettori o spettatori sono attori e autori dell’apprendimento. Un approccio alla conoscenza che può essere descritto efficacemente dallo schema oppositivo rispetto a noi immigranti gutenberghiani.

Non è un fenomeno marginale, oltre 60.000.000 di adolescenti e preadolescenti statunitensi hanno un sito, una loro identità on-line su Facebook o Myspace. Sono indifferenti al copyright e condividono musica, immagini, suoni e sapere sulla Rete con i loro pari. I digital native pongono anche un problema a noi figli del libro e immigranti digitali: come stabilire un linguaggio comune, come entrare in contatto nella scuola ma anche nella vita con loro. Non è un piccolo problema, la cultura scritta sta cambiando forma e non traghettare in digitale la memoria analogica della cultura dell’Homo sapiens 1.0 è la sfida e la responsabilità che portiamo noi Gutenberg native.

Per approfondire:
• Il sito di nuMediaBios, l’osservatorio sui nuovi media dell’Università Bicocca
Giovani e media digitali, la ricerca di nuMediaBios
• OCDE Progetto New Millennium Learner

• Pew Internet and American Life project, Digital Natives: How today’s youth are different from their “digital immigrant” elders and what that means for libraries

• Il blog La scuola digitale di Paolo Ferri

Paolo Ferri