Scuola democratica. Learning for Democracy/2

La pubblicazione del secondo numero di una rivista rappresenta sempre il vero banco di prova, se il primo numero, infatti, vale soprattutto come presentazione e dichiarazione d’intenti è il secondo numero che permette di dimostrare la capacità di mantenere le promesse: la nuova serie di “Scuola Democratica”, che, nel sottotitolo learning for democracy riassume il suo manifesto di rivista aperta all’approfondimento teorico dei problemi relativi all’educazione e l’impegno per il diritto all’apprendimento, riesce con questo secondo numero a trovare il giusto equilibrio tra informazione, documentazione, approfondimento teorico, sollecitazione di un puntuale dibattito e attenzione al corpo vivo della scuola nel nostro paese.

L’intervista di A. Schleicher, Responsabile dell’indagine Ocse Pisa, apre il fascicolo elencando gli altri progetti Ocse, in particolare TALIS (teaching and learning international survey) e PIAAC (programme for international assessement of adult competencies), che sviluppano studi comparativi sui risultati dei sistemi di istruzione e in genere sugli apprendimenti secondo metodologie di indagini cicliche, atte a monitorare gli outcomes dei processi di lifelong learning sull’insieme delle popolazioni; questo approccio permette di evidenziare come lo studio sui quindicenni sia importante per valutare l’attrezzatura che i sistemi di istruzione dei vari paesi offrono ai giovani per rispondere alle sfide di un mondo in continua trasformazione. “Comparare per apprendere” è la formula chiave di una riflessione che studia quali strumenti siano necessari a cittadini e cittadine per vivere con consapevolezza in un mondo che cambia, senza essere vissuti dai cambiamenti in atto.

I quattro contributi presenti nella sezione saggi entrano nel vivo dei temi caldi dell’educazione nel nostro paese e non solo. L. Ribolzi e M. Pellerey chiariscono il senso e le difficoltà dell’approccio per competenze nella scuola italiana; M. Vaira affronta il problema dell’eccellenza nella istruzione superiore attraverso l’analisi comparativa della situazione di Francia, Germania, Inghilterra e Italia; M. Pireddu nomina gli spazi che i nuovi media forniscono agli apprendimenti non formali e alle culture partecipative attraverso le reti.

Particolarmente stimolante il dibattito articolato in punti di vista a confronto.

Per la scuola la controversia culturale sulle competenze, protagonisti A. M. Ajello, G. Israel e L. Benadusi, si esprime in toni talora accesi, che tuttavia non nascondono la necessità di mantenere qualità agli apprendimenti culturali, che nella scuola si realizzano, senza dimenticare che sapere e cultura sono alla base di sistemi di padronanza, di orientamento e di controllo di azioni finalizzate alla produzione di comportamenti responsabili. L’interrogazione, ormai più che decennale (R. Maragliano), sull’incidenza delle tecnologie digitali nell’ambito della comunicazione sociale e sulla trasformazione degli ambienti scolastici aspetta ancora risposte, al di là delle esperienze accumulate.

Per l’università lo sforzo di rappresentarla nei difficili e rischiosi passaggi attuali, attraverso la lettura di “numeri” disponibili, mette bene in luce la necessità di andare al di là delle medie per capire cosa offre l’università e per spiegare il declino dell’interesse degli studenti, che si esprime nella caduta delle immatricolazioni negli ultimi anni. (A. Cammelli, A. Gavosto S. Molina, G. Luzzato, S. Mangano e M. Regini)

Apprendimento, formazione e lavoro è il terzo dei punti di vista; lo spunto è il quaderno pubblicato nel 2010 dalla associazione treelle sul lifelong learning in Italia. I contributi di A. Bulgarelli, C. Zucchermaglio e F. Florenzano ne allargano i riferimenti agli apprendimenti non formali, che si realizzano in relazione al lavoro e alle pratiche sociali, ma anche alla necessità di impegnare risorse verso i settori nei quali l’impresa sociale produce e sostiene apprendimenti nel corso della vita delle persone.

Missione impossibile, il bel testo di C. Moreno su possibili pratiche di formazione continua dei docenti, a partire dalla esperienza legata al progetto Chance, caratterizza la sezione Pratiche, che la rivista inaugura da questo secondo numero, come spazio in cui collocare attori e strumenti per quanti riflettono, ricercano e agiscono nel fare scuola.

Rassegne e recensioni contribuiscono a riprendere il ragionamento su merito e equità nell’istruzione anche in relazione esperienze di altri paesi e la Storia (la narrazione di M. Spicola), che chiude il fascicolo, riconduce l’attenzione alla “scuola per gli ultimi”, che un paese democratico non deve lasciare indietro.

Per approfondire:
http://www.scuolademocratica.it/

Vittoria Gallina