La scuola italiana vista da OCSE-PISA 2018, l’equità

Le indagini OCSE-PISA sull’apprendimento non sono delle olimpiadi scolastiche, ma il tentativo di restituire un’immagine complessiva dei vari sistemi scolastici. Si tratta di capire se e come le caratteristiche dei sistemi influenzano l’apprendimento dei giovani quindicenni che, a questo scopo, è correlato a numerose variabili di contesto.

Accanto ai volumi del rapporto di base della recente indagine OCSE-PISA 2018, è uscito ed è reperibile sul sito OCSE-PISA lo studio PISA 2018 Insights and Interpretations, a cura di Andreas Schleicher. Lo studio tra l’altro propone l’interpretazione di alcune analisi specifiche sull’equità e sull’efficienza dei sistemi, ponendo in relazione i risultati internazionali, in particolare quelli sulla lettura, con alcune variabili di sfondo. Proponiamo alcuni elementi di queste analisi che stimolano riflessioni sulla scuola italiana. Questo link rimanda a un documento pdf contenente le tabelle qui commentate.

La difficoltà di conciliare equità ed eccellenza

Il punteggio in ‘lettura’ (così qui indicheremo la literacy nella lingua madre) è messo in relazione con lo status socio-economico degli studenti (Fig. 4)[1]. Gli studenti, ordinati secondo il valore crescente del loro status, sono raggruppati in dieci parti uguali (decili): nel primo decile stanno gli studenti più svantaggiati e nell’ultimo i più avvantaggiati.

Il grafico espone per ogni paese il valore del punteggio in lettura per gli studenti dei primi due decili, degli ultimi due e del decile intermedio il quinto.

I sistemi asiatici e i paesi del nord Europa mostrano differenze di performance molto limitate fra studenti con stato socio-economici più alto e più basso e, contemporaneamente, alti risultati complessivi e alto valore delle eccellenze.

Vediamo, in forma tabellare i valori per l’Italia e, per confronto, quelli di Francia e Germania. I valori sono desunti dalla tabella citata e sono arrotondati all’unità per semplicità di lettura.

 

1°D 2°D 5° D 9°D 10°D
Italia 390 440 476 510 525
Francia 390 440 485 550 560
Germania 400 455 505 555 575

 

I risultati dei più svantaggiati nei tre paesi sono molto vicini. L’Italia, rispetto agli altri due paesi, presenta una minore differenza di risultato fra i più svantaggiati e i più avvantaggiati (35 punti) rispetto, per esempio, alla Germania (75 punti). Ma presenta anche un risultato significativamente minore degli avvantaggiati, con un appiattimento verso il basso.

Diversità tra le scuole

Un’analisi classica nelle indagini di questo tipo è quella che risponde alla domanda: in che misura le performance degli studenti si differenziano fra le scuole e all’interno delle scuole? Tecnicamente si calcola quale percentuale della varianza totale dei punteggi è spiegata dalle differenze dentro le scuole e quale da quelle fra scuole (Fig.7). La media OCSE è circa 30% fra le scuole e 70% dentro le scuole. Per capire meglio in Finlandia la differenza fra scuole è meno del 10% della varianza totale e dentro le scuole più del 90%. L’autore del rapporto dice scherzosamente: se cerchi la scuola migliore è quella vicina a casa tua ovunque tu abiti. L’Italia è fra i paesi in cui la differenza fra scuole è alta: circa il 40% della varianza. Questo è stato un dato costante di tutte le somministrazioni precedenti. In Germania è ancora maggiore, circa il 55%, mentre in Francia è minore, circa il 30%.

Un’analisi specifica dello studio (Fig. 8) mostra in che misura, nei diversi paesi, gli studenti della fascia più alta di indice socio-economico e di quella più bassa sono “segregati”, cioè raccolti in scuole diverse. La segregazione è massima per ambedue le fasce nei paesi in via di sviluppo e minima nei paesi scandinavi. In alcuni paesi asiatici non c’è segregazione della fascia bassa, ma c’è per la fascia alta. L’Italia si colloca nella media OCSE per gli studenti più socialmente svantaggiati e leggermente al di sotto per i più avvantaggiati socialmente. La notevole differenza fra scuole, dunque, è strutturale e non sembra rafforzata, in Italia, da queste forme di segregazione. Essa rende soprattutto conto di due elementi concomitanti, chiaramente evidenziati nel rapporto nazionale: la differenza fra le zone geografiche e la differenza fra tipi di scuola. Di fatto la scuola ha una scarsa capacità di compensare le differenze socio-culturali e territoriali che esistono nella società.

Spesa mediocre risultati mediocri

Il punteggio è stato messo in relazione anche con la spesa calcolata come il costo per studente per la presunta durata degli studi (Fig. 9). Ovviamente i risultati crescono con la spesa, ma oltre un certo limite la maggiore spesa non garantisce un risultato proporzionalmente maggiore. C’è una zona in cui il risultato cresce linearmente con la spesa e l’Italia si trova in questa zona con un costo per studente di circa 90.000 dollari. Il costo è quasi lo stesso per la Francia e sensibilmente superiore per la Germania (100.000 dollari).

Il tempo dedicato all’apprendimento

Il punteggio in ‘lettura’ è messo in relazione con il tempo dedicato all’apprendimento e mostra che in generale c’è scarsa correlazione tra i due valori (Fig.10). Il tempo non è dunque un fattore decisivo perché l’apprendimento dipende molto dalla qualità dell’apprendimento e dall’ambiente di studio. Questa è una cattiva notizia per l’Italia dove il numero di ore settimanali è fra i più alti, quasi 50 (evidentemente inclusivo del tempo-scuola e dello studio a casa), a fronte di un risultato di apprendimento sotto la media OCSE. In Germania (37 ore), in Francia (40 ore) il tempo dedicato è molto minore, ma i risultati sono migliori. La Finlandia è il paese con il minor numero di ore dedicate (36) e uno dei risultati più alti.

Le risorse alle scuole come compensazione

Sono pochi i paesi che adottano politiche compensatorie fornendo alle scuole svantaggiate, dal punto di vista socio-economico, più risorse (materiali didattici e personale insegnante) di quelle avvantaggiate (Fig.11). In Finlandia le scuole svantaggiate hanno più personale delle avvantaggiate che viene anche dedicato a funzioni di consulenza/supporto. In Italia le scuole avvantaggiate e svantaggiate hanno staff docenti quantitativamente equivalenti e un’altra analisi (Fig.12) mostra che i livelli di laurea sono gli stessi per tutte le scuole,  ma le scuole svantaggiate ricevono una quantità sensibilmente minore di materiali didattici. Non appare quindi, da questi dati, una vera politica compensatoria. Le situazioni Francese e Tedesca sono simili, anche se in Germania si rileva una carenza di personale.

Le analisi offrono segnali dai quali non è opportuno trarre conclusioni nette, ma è possibile comunque fare alcune affermazioni.

  • La difficoltà di combinare equità ed eccellenza è evidente.
  • Le diversità di performance in relazione allo stato socio-economico e in particolare quella sulla lettura sono particolarmente gravi, se si tiene conto che quelle misurate non sono sofisticate competenze accademiche, ma competenze di base, rilevate alla fine del ciclo dell’obbligo, necessarie per tutti non solo per la prosecuzione degli studi, ma per la vita.
  • L’articolazione del nostro sistema scolastico, che dovrebbe principalmente offrire percorsi capaci di favorire le vocazioni, ma senza negare competenze di base a tutti, in realtà si adatta alle disparità socio-culturali anche in chiave territoriale.
  • Un segnale da approfondire è quello delle performance mediocri a fronte di un investimento molto alto in ore di studio perché suggerisce una scarsa qualità della didattica e dell’organizzazione scolastica.
  • Non ci sono segni di politiche compensatorie delle disparità.

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[1] L’indice di status socio-economico è un indice composito che tiene conto sia di dati di status sociale, sia di dati di comportamento culturale riferiti alla famiglia degli studenti.

Mario Fierli