Preadolescenti ed etica pubblica

Non solo contenuti disciplinari e competenze. C’è anche la formazione di un’etica pubblica, o almeno un impegno educativo capace di sostenere il passaggio da un’etica “familiare” a un’etica “civile” tra i compiti della scuola, sancito fra l’altro dallo specifico insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”.

Gli anni cruciali sono quelli della preadolescenza, tra gli 11 e i 13, quando l’orizzonte valoriale – la distinzione tra ciò che è bene e ciò che è male, tra i comportamenti corretti e quelli che non lo sono – cui si è approdati negli ambiti circoscritti e protetti della famiglia e della prima esperienza scolastica, impatta con mondi più larghi e plurali e con vissuti più autonomi: i media, le mode, l’influenza crescente del gruppo dei pari, gli spazi dello sport, della musica, della strada, i fatti di cronaca, il rapporto diretto o indiretto con realtà sociali complesse e con comportamenti individuali e collettivi controversi.
Dei processi educativi in ambito scolastico attraverso cui nella preadolescenza si forma – o non si forma – l’etica e la responsabilità civile non si conosce molto.
Incombe invece, attraverso una vasta fenomenologia di comportamenti negativi o a rischio, il sospetto di una diffusa afasia delle agenzie educative, scuola compresa.
Schermature ispirate a un eccesso di tutela dei più giovani? Imbarazzo degli insegnanti a rivelare alcune prese di posizione che potrebbero inquietare i colleghi e le famiglie? Sottovalutazione del profilo educativo della scuola a fronte dell’ansia crescente di “apprendimenti” disciplinari il più possibile efficienti?

Una recente indagine condotta dal sociologo Alessandro Cavalli in alcune scuole medie di Genova e di Palermo è confluita nel volume: “L’etica pubblica dei preadolescenti” e permette di saperne di più. Attraverso la compilazione di “diari” in cui ogni giorno, per due settimane, gli studenti annotano e commentano comportamenti “corretti” e “scorretti” che li vedono protagonisti o osservatori, i ricercatori rilevano elementi utili a disegnare un quadro delle difficoltà di maturazione della coscienza e della responsabilità civile.
Così si notano significative differenze di genere, territoriali, sociali. E anche evidenti problemi di padroneggiamento di una strumentazione linguistica appropriata.
Sullo sfondo, l’inquietudine per un paese che “non brilla per spirito civico” e per le difficoltà a “crescere e formarsi una coscienza pubblica in un’epoca in cui larghi strati delle classi dirigenti sembrano esibire quasi con compiacimento la propria decadenza e degradazione morale”.

Per saperne di più:
“L’etica pubblica dei preadolescenti. Un’indagine nelle scuole di Genova e Palermo”, a cura di Alessandro Cavalli, Laura Scudieri e Antonio La Spina, Ledizioni LediPublishing, Milano 2013. Recensione a cura di Fiorella Farinelli

Fiorella Farinelli