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Pinocchio, le faine e la corruzione

Pubblicato il: 04/06/2013 11:00:54 -


L’intervista a Savino Roggia, autore di “Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino” (Tecniche Nuove Ed., Milano 2012) offre uno spaccato sulla corruzione del XIX secolo, elemento che ieri come oggi rimane uno tra i più disaggreganti della società. Collodi promuove un uomo dotato di coscienza: per prevenire le moderne faine occorre risvegliare il Pinocchio che è in ogni cittadino, un uomo onesto che agisca sul sentiero dell’illuminazione.
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Linda Giannini intervista Savino Roggia, scrittore e farmacista.

D: Savino Roggia, nel suo Pinocchio ritrovato, sottolinea un burattino alle prese con la corruzione. Perché?
R: Per la trama matura di un Pinocchio che riconosciutosi burattino in una società montata al contrario decide di riordinarla, è inevitabile l’incontro con la corruzione, con le faine perfezionate a rubare il pollaio del contadino, il tesoro della società stessa.

D: Cos’è la corruzione?
R: È il frutto di un uomo egoista e materialista, vittima di un’ideologia difensiva radicata in un cuore arroccato nel compiacimento della sua autosufficienza e che non permette a nessuno di mettere in discussione il suo pensiero.

D: Con quale animo Pinocchio incontra le faine?
R: Da fustigatore della società, che invece di cercare la soluzione nel tessuto umano, si affida a tagliole e cani guardia per non farsi rubare l’uva e le galline. La illumina circa la giustizia costruita sulla legge del taglione, la quale accorpando processo e sentenza lontani dal pubblico, rinunciando alle testimonianze e al movente, la riduce a un fatto privato tra il danneggiato (il contadino) e il presunto danneggiante (Pinocchio): tutto si gioca sul corpo del reato – l’essere preso nella tagliola -, sulla ritorsione la cui sentenza massimizzata sarà sancita dal più forte e, visto il contesto malandrino, per punire il singolo e ammaestrare la moltitudine.

D: Cosa simboleggia la tagliola?
R: È l’instrumentum per riflettere sul diritto a sfamarsi, diritto alla proprietà e diritto alla giustizia. Dipinge, all’“affamato” Pinocchio, quanto il desiderio sconfinato a insoddisfazione perenne, lo porterebbe al furto quale via di appagamento; e al contadino come l’uso della tagliola, del ricorso alla rivalsa per ripagarsi dell’uva, della roba rubata alimenterebbe ulteriore infelicità. La vendetta ha in sé il seme dello sconvolgimento sociale: prepara le condizioni per nutrire istituzioni farabutte che raccolgono e mantengono il potere sugli uomini ricorrendo alla coercizione della frusta, la quale, vedi caso, mentre “purifica” l’individuo ne promuove la riduzione a marionetta.

D: Quale rapporto lega le faine?
R: Anche se Collodi le definisce compagne, il significato rimanda ad un uomo guastato che vive di e per se stesso. Più che sugli amici, può contare su complici resi subalterni attraverso un abile processo di pigmeizzazione. La corruzione frantuma le relazioni e il tessuto sociale.

D: Come si giustifica il corruttore?
R: Non si giustifica: vive la corruzione come atto scontato e coerente. Cerca il proprio simile solo per imbastire un malaffare. Difatti, “una di queste faine, staccandosi dalle sue compagne, andò alla buca del casotto e disse sottovoce: ‘Buona sera, Melampo’”. Il corrotto è una persona dai chiari limiti morali, fondamentalista, antiquato, impenetrabile e fuori dal tempo.

D: Come Pinocchio imbriglia le faine?
R: Entrando nella mischia, facendo il cane da guardia della polis con una coscienza indignabile. Pinocchio sa della possibile retrocessione sociale, e non la desidera, non vuole ritornare al pezzo di legno da catasta. Sta al gioco: le faine non erano ancora finite d’entrare nel pollaio, che chiuse alle loro spalle la porticina. E non contento di averle richiuse, vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra, la sua prima pietra da cittadino ligio ai doveri e determinato a esercitare i suoi diritti, e a guisa di puntello a sostegno della società.

D: Il punto di forza per prevenire le moderne faine?
R: Risvegliare il Pinocchio che ogni cittadino si porta dentro; aver fede nella propria e altrui perfettibilità; essere caritatevoli nel riconoscimento cosciente del prossimo fino a mettere in pratica atti di benevolenza e amore per aiutarlo e soccorrerlo; e nutrire la speranza nel prodotto della fede e della carità.

D: In quali personaggi scopriamo questi successi?
R: Nel cane Melampo: da inseguitore di Pinocchio si trasforma in suo amico. E nel monello Eugenio, svenuto perché abbagliato dal contenuto del libro di aritmetica del burattino.

D: La differenza tra l’errare di Pinocchio e delle faine?
R: Il primo erra per il suo e altrui bene e piange, chiede perdono; quindi è un soggetto perdonabile. Le seconde, no e mai potrebbero. Sanno solo rubare. E, poi, non saprebbero a chi chiedere il perdono. Sopra di esse non esiste altro.

D: Oggi, chi è il corrotto?
R: La signora scippata che invoca determinazione alle autorità nell’attuare misure adeguate e sorvola sul marito mentre raggira lo Stato o il personale dipendente.

ENGLISH ABSTRACT
The interview with Savino Roggia, author of “Pinocchio rediscovered, the courage of recognizing oneself as a pupper” (Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino), Tecniche Nuove Ed, Milano 2012), offers a view of 19th century corruption. Yesterday, like today, it remains one of the most disaggregating elements of society. The weasels that set about ransacking the chicken coup recourse to a justice based on the law of retaliation. In contrast, Collodi promotes a man with a conscience, Pinocchio, the puppet who having understood how much his predicament depends on a society turned upside-down, sets about changing it by charming dishonesty with the honesty on a man on the path of enlightenment.

Note sull’autore
Savino Roggia, a 14 anni, da Orta Nova giunge a Milano. Tra lavoro e studio serale si laurea in farmacia. Nel 1980 lascia l’attività di ricercatore farmaceutico per quella di titolare di farmacia in Vernante tra le Alpi di Cuneo. È giornalista pubblicista scrive su settimanali e nel 1998 pubblica “Salute, farmacia e informazione” (II edizione Ed. Gribaudo, 1998).

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Immagine in testata di Wikimedia commons (licenza free to share)

Linda Giannini

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