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Parlare a scuola di doping

Pubblicato il: 30/06/2011 16:59:46 -


Approfondire a scuola gli avvenimenti legati alle recenti notizie sul doping e la crescente mancanza di valori positivi nello sport è opportuno e possibile.
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Quando il Ministro Berlinguer mi affidò la responsabilità dell’Ispettorato Educazione Fisica e sportiva – Coordinamento e gestione delle attività per gli studenti, dovetti calarmi in un settore, quello della pedagogia dell’educazione motoria e sportiva, di cui sapevo ben poco e che era in sostanza una res litigiosa molto delicata anche perché c’era una grande insoddisfazione tra gli operatori scolastici addetti e il Coni tendeva a considerare il Ministero della Pubblica Istruzione (così si chiamava allora) poco più di un utile gregario.

Mentre mi preparavo sullo specifico con le poche ma solide conoscenze sulla Pedagogia in generale, dovute all’insegnamento di Visalberghi, Vertecchi, Maragliano e Domenici e le poche ma solide conoscenze sulle prerogative dell’amministrazione centrale, il funzionamento delle istituzioni scolastiche e sui limiti delle partnership, alcuni grossi problemi si sono presentati, problemi su cui la scuola e il ministero non potevano tacere. Come il doping.

Da quei tempi di studio matto e disperato in cui lasciavo per fortuna traccia di quanto imparavo (mi furono allenatori Paolo Sotgiu e Gianmario Missaglia che insegnano ancora dalla dimensione in cui sono ora confinati) è uscito un libro (Luigi Calcerano, Francesco Casolo, “Educazione motoria e sportiva” Brescia, La Scuola 2003, collana Istituzioni di Pedagogia) che è stato adottato nel Corso di Laurea in scienze motorie dell’Università Cattolica di Milano.

Parlare del doping, dire anche soltanto che la scuola è contraria, come m’è capitato di accennare in un discorso di non più di cinque minuti alla manifestazione dei giochi della gioventù a Catania, era problematico, per quella sola breve presa di posizione, i Coordinatori di Educazione Fisica e Sportiva del Ministero chiesero al Ministro la mia testa. Il sostegno di Berlinguer e del delizioso Sottosegretario Carla Rocchi mi assicurarono che sul doping dovevamo dire molto di più di quel poco che avevo detto e nacque una intensa attività sulla materia, che ancora per molti è considerata insuperata.

Così il Ministero allora parlava ai DOCENTI: “Braccio di Ferro si aiuta con gli spinaci, Asterix ed Obelix con la pozione magica, Pippo con le arachidi… dai fumetti non vengono buoni esempi contro il doping! Le sostanze dopanti costituiscono uno dei peggiori e più subdoli attentati alla salute dei giovani. Esistono decine e decine di farmaci per frodare lo sport e ottenere illecitamente prestazioni atletiche al di sopra del normale rendimento. È doping l’utilizzo di qualsiasi sostanza o pratica medica che possa in modo fraudolento (cioè con inganno, imbroglio, truffa, arrecare un vantaggio a chi ne fa uso nelle gare sportive. Chiunque si ‘dopi’ bara, cerca di vincere e di prevalere con l’inganno, procurandosi mezzi e strumenti illegali, a danno di tutti quelli che, ancora, gareggiano in maniera onesta. Ci sono sostanze che non fanno sentire la fatica, che aumentano la forza fisica, che sviluppano la muscolatura in maniera abnorme e in breve tempo, che permettono di recuperare gli sforzi effettuati in maniera molto rapida… tutte comportano gravi rischi per la salute di chi ne fa uso. Gli insegnanti che si battono per contrastare l’uso del doping si trovano, spesso, a combattere contro un muro di silenzi, costruito da chi guadagna somministrando doping o assumendolo per raggiungere successo fama e gloria anche a costo di perdere la salute. La scuola tutela la salute dei giovani, il loro benessere e valori come la lealtà, l’onestà, la lotta all’illegalità, il rispetto verso se stessi e verso i propri compagni, la dignità personale. La scuola tutela uno spazio dove sia ancora possibile uno sport educativo, fonte di benessere, di confronto, di sana competizione, di crescita umana e culturale”.

Così il Ministero allora parlava agli STUDENTI: “C’era una volta un mondo, tanto tempo fa, in cui lo sport era una attività meravigliosa, educativa, che rafforzava il corpo e fortificava il carattere. Poi alcune patologie che erano nascoste, latenti hanno cominciato ad infettare lo sport sono scoppiate e, tra tutte, la più grave, per quanto soffocata ad arte, giganteggia la questione del doping. Si tratta di prendere farmaci, sostanze speciali per migliorare le proprie prestazioni sportive, per vincere, per diventare campioni, senza seguire la vecchia strada degli allenamenti, del sacrificio, affidandosi alla scienza per ingannare gli altri e noi stessi. Per guadagnare soldi e malattie. Certo spesso le cose non vanno come ci piacerebbe e non a caso ci affascinano i super eroi dei fumetti ed i maghi che risolvono i problemi con i poteri che vengono da Kripton (Superman) o da una misteriosa esposizione ad energie fantastiche (L’uomo ragno), o dalla magia (Harry Potter). Anche Pinocchio voleva raggiungere il paese dei Balocchi ma il suo corpo, se vi ricordate ne risentì moltissimo e quelli che lo avevano attirato in quel paese volevano solo sfruttarlo, farlo lavorare come un somaro e poi, venderlo, fare un tamburo con la sua pelle. Il fatto è che le sostanze dopanti non hanno solo l’effetto per cui vengono offerte, con esse la candela del corpo brucia e si consuma più presto, brucia da entrambe le estremità, arreca malattie gravi, spesso mortali. Fate attenzione, perché voglio spaventarvi, ma non con le storie del lupo e dell’Orco, con storie di calciatori che non riescono ad arrivare alla quarantina, di atleti che diventano impotenti sessualmente, di atlete femmine, che, a determinati controlli non sono adeguatamente distinguibili dai maschi. Si lotta con lo sport contro la droga, ed è una bella cosa, a patto che per fare lo sport non si assumano altre droghe, altri farmaci altrettanto distuttivi, per quelli che, come in certe guerre si chiamano effetti collaterali indesiderati. Ci sono addirittura alcune sostanze che non farebbero male in dosi convenienti (ma questo avviene anche per molti veleni, una goccia di nicotina uccide immediatamente, quella contenuta nelle sigarette uccide, ma molto lentamente). L’abuso e la dipendenza da molte di tali sostanze crea effetti che non è eccessivo definire drammatici. ‘Posso smettere quando voglio’ afferma in genere che si avvicina alle droghe propriamente dette, ma poi non è quasi mai possibile fermarsi in tempo, smettere. Quando ci si rende conto del guaio in cui ci si è cacciati, in genere è troppo tardi. Contro i ragazzi, ed in particolare contro i giovani atleti o i ragazzi sportivamente promettenti, si schierano due mostri terribili e potentissimi, il mercato dello sport spettacolo e il mercato delle sostanze dopanti. Il mercato dello sport spettacolo impone che si trovino sempre nuovi campioni da dare in pasto agli spettatori, atleti che li stupiscano, che li divertano, che polverizzino i record e rappresentino i moderni gladiatori. In cambio di pasticche, cure ed iniezioni qualcuno (non certo tutti) ottiene fama e ricchezze, una piccola fama e una limitata quantità di ricchezze, in genere. In cambio (ricordate il patto col diavolo, che in cambio delle stesse cose voleva l’anima?) c’è un prezzo da pagare, l’inganno, la frode, la salute, la vita stessa, certe volte”.

Per approfondire:
• Il numero del Periodico della consulta studentesca provinciale di Viterbo, settembre 1999, dedicato alla questione del doping.
• Il progetto multimediale di formazione dei docenti “Prevenire il doping tra gli studenti” (47 MB, file zip, per esplorarlo cliccare su avvio.exe dopo la decompressione)

Luigi Calcerano

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