Italiano per stranieri. Diario di bordo di un insolito “viaggio”

Mese di novembre dell’anno scolastico 2010/2011: sta per cominciare, presso l’ITIS “Giovanni XXIII” di Roma, il corso annuale di Lingua e Cultura italiana per stranieri. I ragazzi che hanno scelto di partecipare a tale iniziativa didattica frequentano regolarmente la scuola, sono immigrati da alcuni anni in Italia, provengono da Paesi lontani come il Camerun, il Perù, le Filippine, il Brasile e da due nazioni del continente europeo: la Polonia e la Romania. È stata preparata un’attività laboratoriale, utilizzando la parola “viaggio” come filo conduttore, sia nel suo significato letterale sia in quello metaforico: viaggio, dunque, come condizione dell’anima, come allontanamento da persone e cose care, viaggio nel tempo alla ricerca del passato della nazione Italia, che è stata terra di emigranti e oggi è luogo di immigrazione.

20 NOVEMBRE 2011

Biblioteca della scuola, prima lezione del corso C1. Gli studenti formano un gruppo allegro e eterogeneo: Justine, Eveline, Alexandru, Alfredo, Maria Jnes, Mirela, Shiela, Florentina; chiediamo loro di riferire la storia del viaggio che hanno affrontato per giungere in Italia. Ognuno racconta la propria esperienza, rievoca in alcuni casi situazioni problematiche. Utilizziamo le grandi carte geografiche che sono appese alle pareti della biblioteca per cercare le città, i fiumi, le montagne del luogo che io chiamo patria e che per loro è il Paese dove sperano di poter vivere un presente senza paure o privazioni. Ci serviamo poi dell’atlante per individuare il punto esatto dove si trovano le nazioni dalle quali gli studenti provengono: segni ben delimitati sulla carta, che hanno, però, nel cuore di chi ha lasciato quei luoghi, lo spazio infinito dei ricordi e della nostalgia. Guardando i ragazzi che osservano con attenzione e curiosità le carte geografiche, desiderosi di iniziare il percorso didattico, siamo certi che quest’anno, per due ore alla settimana, nei pomeriggi di lunedì e venerdì, la biblioteca dell’Istituto si animerà, sarà una bellissima aula di laboratorio per la storia, la lingua, la cultura italiana e, perché no, anche per il viaggio, quel viaggio che è la nostra vita, la loro vita.

Gli studenti hanno analizzato le tappe fondamentali del percorso risorgimentale italiano e si sono appassionati alle vicende di Garibaldi, Mazzini e Mameli. Hanno poi studiato le cause e gli eventi che hanno determinato, nel XX secolo, la formazione della Repubblica parlamentare. Hanno letto alcuni articoli della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (…)”, ”L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli (…)”, “La scuola è aperta a tutti (…)”, “L’Italia riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo (…)”. Al termine dei due moduli di lavoro abbiamo chiesto loro: “Che cosa rappresenta per voi l’Italia?” Le risposte sono state sincere: “C’è il lavoro di mio padre, qui io ho la possibilità di studiare, per tornare poi nel mio Paese come medico”, “Per me l’Italia è il progetto di un futuro migliore”, “Per me è il posto dove voglio restare”, “È una terra che mi ospita, ma non mi ama. Voglio ritornare a casa mia”.

Le sagge parole di Eveline hanno trovato tutti d’accordo: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. PER TUTTI”. Le successive unità didattiche hanno riguardato il tema del viaggio come allontanamento da cose e persone care. Sono stati analizzati testi relativi al problema dell’emigrazione nel corso del Novecento. Molta curiosità ha suscitato la lettura del Rapporto dell’Ispettorato americano, del 1912, sugli immigrati negli Usa: “(…) Hanno la pelle scura, si lavano poco, rubano, vivono ammassati in piccole case (…).”

Prima di rivelare la provenienza delle persone descritte nel testo, abbiamo chiesto agli studenti di fare delle ipotesi ed è stata grande la loro sorpresa quando abbiamo spiegato che quel documento riguardava gli italiani arrivati nel primo decennio del 1900 a Ellis Island (USA): persone costrette all’emigrazione a causa dell’estrema povertà patita nel Paese d’origine.

Un vivace dibattito ha avuto luogo in seguito alle riflessioni indotte dalla lettura critica di un articolo di giornale del 1906, dal titolo “Il naufragio della nave Sirio”, e del testo narrativo letterario di Sciascia “Il lungo viaggio”. La vicenda degli emigranti veneti imbarcati sulla vecchia nave “Sirio” per andare in Brasile, morti quasi tutti prima di giungere alla meta a causa di un naufragio, ha ricordato agli studenti i tragici viaggi dei nostri giorni di tante persone provenienti dall’Africa, che con fatiscenti imbarcazioni cercano di raggiungere Lampedusa, avamposto dell’Europa, e trovano invece la morte in mare. La lettura del racconto di Sciascia, ambientato nella Sicilia degli anni ’50, relativo alla truffa patita da alcuni contadini, che utilizzarono ogni avere per pagare un illusorio viaggio verso “Nuova Yorke”, ha subito portato i ragazzi a spontanee analogie con quanto accade oggi a molti uomini, che impegnano tutti i beni a disposizione per cercare di emigrare in Italia, diventando, invece, quasi sempre, vittime di persone senza scrupoli.

Durante l’attività di analisi testuale i ragazzi hanno elaborato nella forma scritta le loro riflessioni, hanno riassunto i documenti esaminati, hanno effettuato esercizi di ricerca lessicale, ma hanno anche imparato che la nazione che li accoglie è stata terra di emigranti, anche se, in molte occasioni, gli italiani non ricordano più quelle valigie di cartone con cui i loro nonni affrontarono l’ignoto.

GIUGNO 2011

Le lezioni del corso C1 sono terminate, gli studenti si preparano a sostenere gli esami presso la prestigiosa sede dell’Istituto “Dante Alighieri”, per conseguire la certificazione “Plida”. Affermano di essere un po’ emozionati, ma non preoccupati per la prova che li attende.

Il piano di lavoro svolto nel corso dell’anno è stato costruttivo. Le prime due unità didattiche hanno riguardato l’aspetto storico del “viaggio”. E, poi, il “viaggio” vero. È stata una bella esperienza, abbiamo lavorato con entusiasmo, con loro, siamo stati colpiti dalla dignità e dalla determinazione con cui provano a cambiare il corso della vita e siamo convinti che la scuola, nonostante tutte le difficoltà quotidiane che rendono il suo ruolo nella società sempre più fragile, possa ancora contribuire a formare i nuovi cittadini italiani, che sono anche i figli del mondo.

Un “viaggio” che ha lasciato molti segni; i ragazzi coinvolti hanno prodotto molti materiali che hanno lasciato alla consultazione di tutti coloro che seguiranno. Ad esempio, hanno tradotto i Principi della Costituzione italiana nelle diverse lingue e li hanno commentati alla luce delle rispettive culture e Costituzioni, generando così un dibattito interculturale che ha alimentato un forte senso di appartenenza alla scuola e alle loro rispettive etnie. Integrazione non significa perdere la propria identità culturale, ma rafforzarla, “valorizzandola e arricchendola con la cultura dell’altro”. La passione che ha alimentato questo percorso didattico si è trasformato nella richiesta di mediatori culturali esperti che potessero integrare la partecipazione di genitori ed esterni alla ricerca educativa avviata tra studenti e docenti.

di Emma Patriarca, Rossella Marinucci, Antonella Bartoli, Arturo Marcello Allega

Patriarca Marinucci Bartoli Allega