ClanDESTINI (seconda puntata)

“Oltre alla ferita e all’ospedale t’è toccata pure la scuola!” la maestra Tina non sapeva che Didier già riusciva a capire l’italiano. Tentò di carezzargli la testa ma si spostò, ormai con le due canadesi riusciva a muoversi agilmente e non c’era stato modo di tenerlo a letto.

La volontaria di “Curiamoci studiando” guardò la maestra con aria seccata “Ogni bambino ha diritto ad essere protetto in modo speciale, soprattutto quando si trova in situazioni patologiche! Studiare è la cosa più bella che gli potesse capitare…”.

“Ma, Linda, stai proprio sempre a pontificare!” sbuffò Tina “Scherzavo! Scappare dalla guerra è il meglio che gli è capitato, oppure le cure per quella ferita tremenda! La scuola in ospedale è un lusso che forse non riesce nemmeno a capire, col caratteraccio che ha, poi!”.

Didier la guardò con occhi inespressivi, poi gettò un’occhiata sospettosa in giro e si allontanò svelto dalle due donne zoppicando fino ai tavolini della mensa. Scelse un posto d’angolo, tirò giù dal tavolino il pesante sgabello di ferro e si mise a sedere, spalle al muro. Due decine di bambini bianchi gridavano assistiti da quattro suore con la tonaca nera.

“Vammi a prendere da mangiare” ordinò a Kamal, il marocchino. “Il dolce, metti anche il dolce!”.

Osservò gli italiani che chiacchieravano e facevano un sacco di rumore. Quei bambini avevano tutti qualche strana malattia, ma ce l’avevano nel posto giusto, in un ospedale, dove c’era da mangiare tanto da buttarlo e un sacco di uomini per curarli e stare al loro servizio. La lingua non era stata un problema, anzi faceva finta di non capirla bene, per stare un po’ coperto.

Oltre al suo, parlava due dialetti arabi, lo spagnolo, e capiva l’inglese e un po’ di francese. L’italiano era quasi come lo spagnolo. Osservò Kamal che parlottava con l’infermiere coi baffi. Gente pacifica quei dottori e quegli infermieri: sicuramente non c’era nessuno lì che avesse preso d’assalto un nido di mitragliatrici o che avesse lanciato una granata!

Magari era il solo ad aver ammazzato. A parte quelli che aveva ucciso in battaglia, che non valgono, gli era pure capitato di dover eliminare tre prigionieri e una donna che non voleva dargli i viveri per i suoi.

Un capo di plotone ha le sue responsabilità, l’aveva capito presto e non s’era mai sottratto, ma sparare a quella donna gli aveva fatto tanta impressione. Guardò suor Annunciazione che divideva il pane e sospirò. Doveva avere gli stessi anni di quella donna, gli stessi di sua madre, ma le bianche invecchiano tardi.

Erano passati un paio di mesi da quando si era arreso a un gruppo di osservatori dell’ONU, lo avevano subito portato in un ospedale oltre il confine con lo Zaire per operargli gamba e piede malamente pugnalati da una scheggia di granata. E lì c’era stata la ferita alla pancia. Ma quell’ospedale era uno schifo, ci sarebbe morto, e poi non era sicuro, lui voleva andare più lontano, anche a costo di perdere la gamba…e c’era andato vicino. Ma aveva finalmente raggiunto la costa.

Ora stava a posto, non era mai stato così bene da quando lo avevano arruolato!

Che cambiamento fare il soldato! Gli avevano dato le scarpe e i vestiti, una divisa bellissima, e per di più un’arma automatica. Da povero a ricco, da pezzente a guerriero, d’un colpo s’era sistemato, poteva morire, certo, ma aveva da mangiare, da fumare e tutte le medicine necessarie, una pacchia oppure un destino a cui era stato impossibile sfuggire per quattro lunghi anni?

Kamal, il marocchino, con gli occhi sbarrati depositò davanti a Didier un vassoio che portava a fatica sotto il naso e scappò via. C’era il dolce, mancavano solo le sigarette. Assaggiò la pastasciutta col pomodoro e la trovò particolarmente buona.

La sala mensa si era pian piano riempita e la maestra con la volontaria di “Curiamoci studiando” s’erano dovute sedere al tavolino accanto a Didier che le ascoltava di nascosto apparentemente concentrato solo sul cibo.

“Osservalo, Linda, pare un capetto, pretende che gli altri bambini lo servano!” stava dicendo la maestra Tina a bassa voce “E forse non è solo un’innata attitudine al comando…”.

Linda prese il pane dalle mani della suora, lo spezzò e se ne mise in bocca un pezzetto. “Lo sai, un bambino mi ha detto che fa parte della fanteria dello spazio e che è in ricognizione sulla Terra per combattere gli alieni. Capito? … usiamo termini complessi e inusitati, così siamo sicure che non capisce che parliamo di lui.”

Tina scosse la testa. “Conoscerà poche parole, ma sa tutte quelle che gli servono per comandare gli altri! Nel suo territorio la guerra c’era, comunque, almeno se è vero che proviene dal Ruanda, dovrebbe aver fatto un viaggio terribile, il Ruanda non ha sbocchi sul mare…”.

“E allora i nigeriani? Siamo pieni di nigeriani. Dove li compri tu i film piratati?”.

La maestra che faceva parte di una lobby per la difesa della geografia nei curricoli, guardò distrattamente alcuni allievi lungodegenti chiassosi come bambini sani. “La Nigeria è dall’altra parte e fa storia a sé, ma ormai tutto il mondo è paese, mi dirai che è una forza della natura! Niente di strano che sia un po’ montato! Era ferito e si è spostato dalla regione dei grandi laghi fino al Mediterraneo.”

“Io li conosco i mitomani, sono tanti i bambini con la tendenza a raccontare avventure immaginarie come se fossero vere, quel bambino ha qualcosa però che mi fa impressione.”Linda si interruppe e abbassò ancora la voce “Ci siamo ricascate, stiamo parlando dell’Africa e delle sue guerre, anziché della fanteria dello spazio e del misterioso comandante D.”

“Certo è un enigma, del resto come quasi tutti quelli cui dobbiamo insegnare… anche quelli nostri.”

“Son tutti bambini nostri, Tina, son tutti nostri.”

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

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Le puntate precedenti

Prima puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori