ClanDESTINI (quarantesima puntata)

Dalla Capitaneria di porto i quattro uomini erano usciti di corsa, ma soltanto Salvatore impugnava un’arma.

“Teniamoci dietro i capannoni merci” disse Hansen “con il fucile mitragliatore l’uomo sul faro può sparare anche alle ombre.”

“Cerco di avvicinarmi ai ragazzini e alla monaca, per fare quello che devo.” Disse Salvatore guardandolo fisso negli occhi.

Hansen vide Salvatore allontanarsi ed estrasse un’automatica proprio nel momento in cui l’uomo sul faro effettuò una sventagliata ad arco. Esplose anche lui qualche colpo alla cieca, poi vide il suo uomo accasciarsi.

“Ti ha preso?” gridò.

“Alla coscia, niente, ma mi è caduta la pistola.”

“Levati dalla vista che mi avvicino.” Disse il tenente di vascello Gigetto. Scattò in avanti, raggiunse Salvatore e lo trascinò al riparo, mentre Hansen sparava un fuoco di sbarramento.

Sul faro Nino con il suo cannocchiale ERS-45 M, montato sulla slitta del fucile mitragliatore, passava al setaccio la banchina sottostante alla ricerca della sua preda.

“Fatti vedere negretto, questa volta non ti manco… fatti vedere che non posso scendere fino a quando non ti becco. Poi penserò anche agli altri soldatini che vogliono fare il tiro a bersaglio co’ mia.”

Sparavano da due punti opposti. Si erano tutti nascosti, in punti diversi, ma si erano tutti coperti, doveva trovare il sistema di mandarli allo scoperto. Guardò verso il borsone, era l’occasione che aspettava da un sacco di tempo. Ora o mai più… quando gli sarebbe ricapitato? Posò il fucile e armeggiò nel borsone: assieme a tre pistole di differente calibro c’erano granate, dinamite, bombe a mano e fumogeni.

Un piccolo arsenale che raramente tornava utile, quanto tempo s’era portato appresso tutto quel peso inutilmente, ma adesso…

Accese la miccia e lanciò tre candelotti uniti insieme con un nastro adesivo, subito dopo lanciò due fumogeni. Meglio non farsi mancar niente. La forte esplosione fece crollare le lamiere arrugginite e sconnesse di un capannone vicino alla monaca e ai bambini, un fumo denso riempì la banchina.

Tutti, intorno, stavano tossendo e si stropicciavano gli occhi irritati, li vedeva bene tutti, a parte quel bastardo di negretto.

Vide che l’uomo con gli occhiali scuri si spostava correndo carponi dietro le casse verso il peschereccio, Nino sparò qualche colpo nella sua direzione, ma poi spostò il fucile verso i capannoni, doveva tenerli in scacco ma ammazzare il bambino quello era l’obiettivo.

“Vieni fuori” sussurrò “Non puoi restare nascosto. Vedrai… i fuochi d’artificio sono appena cominciati e stanotte illumineranno tutto il molo.”

Cola, ascoltate le poche parole che gli aveva detto il suo capitano, era corso, facendo un largo giro al riparo, verso la gru. L’uomo mascherato, seguito da Diavolo, era riuscito a raggiungere l’ultimo peschereccio. Era lì che stavano caricando le casse con le armi, era lì che aveva visto il braccio della gru immobilizzarsi dopo gli spari. Evidentemente l’uomo che l’azionava non voleva rischiare di tenere a mezz’aria una cassa di armi e munizioni con i proiettili che le fischiavano intorno.

Il gancio pendeva sopra l’ultima cassa scaricata, immobile. Mister Clumper si nascose dietro la cassa, mise nella fondina, sotto il cappotto, una delle due pistole e impugnò con la mano destra il grosso gancio.

Poi ordinò a Diavolo “Vai da Cola, sono pronto!” indicando il molo con la canna della pistola. E il lupo schizzò via sul ponte.

Passarono alcuni interminabili minuti ma poi finalmente il gancio ebbe una scossa e cominciò lentamente a sollevarsi verso la parte terminale del braccio della gru, mentre l’uomo infilava un piede nel gancio e afferrava con la mano libera il montante.

Nella notte piena di bagliori un uomo pendeva dalla gru come da una forca, il vento gli agitava le falde dell’ampio cappotto a quadri… sotto il cappotto s’intravedeva una strana calzamaglia rossa. La sua mano armata era tesa verso il faro.

“Sta salendo lassù” Didier, da dietro una tettoia di eternit, puntò il dito contro il cielo scuro mentre dal faro crepitavano alcuni colpi che scheggiavano il selciato davanti a lui.

“Ma cosa vuol fare?” chiese Totuccio.

“Un colpo impossibile” scrollò la testa Kamal riparandosi dagli schizzi di cemento che arrivavano fino a loro.

“È me che vuole prendere!” riflettè ad alta voce Didier.

Il bambino soldato si mosse con calma e andò a ripararsi dietro un furgone.

Le pallottole abbandonarono la tettoia e lo seguirono.

“Didier! Vieni qui!” urlò suor Annunciazione “Dove vai!?”

Lui le fece cenno di non muoversi.

Mister Clumper, appeso al gancio, continuava a salire come su un ascensore, la posizione giusta sarebbe durata soltanto un istante.

Didier corse ancora abbassato e rasente le macchine, poi, improvvisamente, si fece vedere, per un attimo, alzandosi in piedi.

Subito le pallottole tentarono di raggiungerlo, aveva tutta l’attenzione dell’uomo del faro.

L’Uomo Mascherato sollevò il braccio sinistro, puntò l’arma e guardò nel mirino in direzione della lanterna che era ancora poco sopra la sua testa.

Mentre Didier usciva dal riparo per farsi ancora scorgere, vide il fuoco dei nuovi colpi esplosi dalla canna del fucile mitragliatore e sparò a sua volta… una, due, tre, quattro volte in rapida successione.

“Ha sentito l’urlo?” chiese il guardiamarina Bepo.

“L’ha centrato” rispose Hansen “ha sparato contro il fuoco dell’altra arma, si era portato alla stessa altezza, in linea retta… il buio della notte ha fatto il resto.”

“Guardate laggiù” il guardiamarina indicava un punto dietro la darsena “quelle tre auto stanno sgommando via, lasciano i loro due morti nel porto.”

“Quell’uomo ha rischiato molto.” Borbottò il colonnello Hansen “Il Generale ha avuto fiuto a individuarlo… I due mafiosi non li piangerà nessuno, piuttosto avvisi la Polizia… quando ce ne saremo andati.”

Hansen si diresse verso Salvatore che era in piedi con la gamba ferita “Io devo andare via con uno di questi pescherecci che hanno appena terminato il carico, fai subito il rapporto dell’accaduto al Generale e digli che lo contatterò da bordo. Non voglio che mi faccia storie, bisogna seguire il carico fino al porto d’arrivo.”

Salvatore Macrì, con le mani che tenevano il fazzoletto sulla coscia, lo guardò e annuì, il volto contratto in una smorfia di dolore. “Vado anche a vedere se quel negretto è ancora vivo.”

“Io penso di sì” disse Hansen.” Sta arrivando tempesta… non solo dal mare.”

***
“Ancora tempesta,” disse Cola guardando le carte nell’ufficio del capitano mentre il peschereccio lasciava il porto “questo viaggio comincia proprio male, prima gli spari… ora… almeno di questa ci hanno avvertito subito!”

>>>AVVISO DI BURRASCA EMESSO ALLE 0900/UTC >>>BURRASCA FORZA OTTO INVESTE CANALE DI SICILIA E CANALE DI MALTA. >>>VENTO FORZA SETTE CON ISOLATI TEMPORALI E COLPI DI VENTO IN ATTO SU GOLFO DI >>>GELA E GOLFO DI MONTELUSA.

“Certo non è giornata da stare in mare” osservò Mister Clumper “si ballerà parecchio, hai in mente qualche contromisura?”

“Quando la burrasca arriva arriva” rispose il secondo “c’è poco da preparare. Come quello che sparava al porto… per poco non rovinava la nostra partenza… ho visto che è rimasto ferito uno di quei due uomini, forse un carabiniere in borghese.”

“Quel pazzo sul faro… gli abbiamo impedito di ostacolarci! Ora pensiamo al maltempo… dunque sappiamo che da nord arriva una burrasca forte, ce lo dice il CNMCA…”

“E bravo il Cinca, ora siamo presi in mezzo. Senti come si scrolla la barca… anzi, secondo me… ci andiamo proprio a mettere nel sacco!”

Il Capitano guardò fuori e scosse la testa.“Non potevamo restare a Montelusa… ora dirigiamoci verso il largo, dove la tempesta è meno forte, poi si vedrà!”
Cola fece una smorfia.“Già andiamo verso il vento a forza sette, con i nostri pescherecci così ben messi che sono destinati ad essere affondati!”

“Sai che non è proprio così, il grado di forza del vento è riferito alla prevista intensità delle massime raffiche e non alla velocità media oraria del vento. E i pescherecci nostri non sono poi da buttar via. Li affondiamo perché li affondiamo…”

“Bella consolazione! Io sento che dice la radio! L’altra volta ne ha parlato…”

“Se è una bella tempesta la radio ne parlerà per tutta la notte.”

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IL CALENDARIO 2012
Di Lidia Maria Giannini, studentessa. Dono per tutti i lettori e le lettrici di Education 2.0.

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

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Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com


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2011 – “Battere il ferro finché è caldo”, di Luigi Calcerano
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2012 – “Come ti racconto il doping”, di Luigi Calcerano
2012 – “Il breve addio”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori
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Calcerano e Fiori