ClanDESTINI (quarantacinquesima puntata)

Linda e Tina stavano chiacchierando nella sala professori, Linda aveva in mano un misuratore di pressione da polso. “Eccolo, non costa neanche tanto. È per Ghaliya, la nostra piccola yemenita e andrà benissimo anche per Cristóvão, quello arrivato dall’Angola. Sai, a proposito dell’ultimo sbarco, mi ha fermato un cronista di Teleisolanostra.”

“Che voleva?”

“Complimenti per la nostra capacità di accoglienza eccetera, pensa voleva sapere quanti libici abbiamo, quanti marocchini, quanti ruandesi. L’ho liquidato. Di marocchini mi ricordavo solo Kamal.” si avvicinò all’amica “Allora leggi ‘Famiglia Cristiana’ on line?”

“Peggio sto leggendo il Giornalino on line di ‘Famiglia Cristiana’ e la free news,” disse la maestra Tina “ci sono articoli sulle app. Son semplici, come serve a me. Per preparare la lezione.”

Kamal alzò la testa dal suo computer, mentre Linda posava il pacchetto sul grande tavolo.“Non sono marocchino, mia madre mi ha partorito nel Saharawi. E che sarebbero le app?” chiese.

“Un’idea di Linda per aiutare operativamente te e tutti i nostri malati, che ora ne abbiamo tanti, dopo lo sbarco! Allora marocchino era tuo padre!”

“Mio padre era bianco, come voi due.”

“Scusami se ho sbagliato.” si difese Linda “Quanto alle app ho detto solo che sarebbe bello insegnarvi un mestiere, anche Natis fa così con i giovani clandestini. Con i signori della guerra e i governanti corrotti non è facile far funzionare una ONG, Urgently ha abbandonato le adozioni a distanza e si è messa a sostenere chi fa le app. E mi vogliono coinvolgere.”

“Sono troppe le cose che non conosco dell’Africa. Non so niente di una cosa che si chiama app.” disse Kamal.

Linda e Tina sorrisero. “È una cosa nuova! Ti piacerebbe, rimanendo in Africa, un futuro come quello di Bill Gates e Steve Jobs? Li hai mai sentiti nominare?”

“Tipi come l’Uomo Mascherato?!” scherzò Kamal.

“È una grande idea che ci è venuta” disse Linda “Natis mi ha detto che oggi il 73% degli africani possiede un telefono cellulare, se pensi che dieci anni fa la percentuale era appena del 4%! Vanno più forte dei computer… Costano meno e non hanno bisogno di tanta energia per funzionare.”

“E voi che c’entrate coi cellulari e queste app?”

“Tanti giovani, in Africa, si stanno rendendo conto del fatto che puoi avere un laptop e farci un po’ di soldi. Sono ragazzi ben informati e consapevoli dei problemi dell’Africa. Come certo sei anche tu!” lo stuzzicò la maestra Tina.

Kamal assentì “Ma continuate a non dirmi cosa sono le app!”

Linda rise e andò alla finestra a guardar fuori. Tina finì di stampare gli articoli di “Leggo” e del “Giornalino” e gli rispose: “App è una abbreviazione di application, cioè applicazione. Alla gente bisogna insegnargli cose nuove, attraenti, serve per la motivazione… sennò li prepari a fare i contadini… o i camerieri! Andiamo da Natis… Vuoi venire con noi? Dopo che Didier si è infilato da solo su uno di quei pescherecci, mi sembri depresso!”

Kamal fece un gesto d’indifferenza, Linda si girò dalla finestra “Per quanto! Anche i contadini e i camerieri…” disse dubbiosa lasciando cadere la tendina. “Venendo qui ho avuto l’impressione d’esser stata seguita… da un’Opel.

Tina prese il pacchetto dal tavolino e lo mise nella cassetta della posta del dottor Gemito poi seguì gli altri fuori della sala professori.

Passando videro Totuccio, Ghaliya e Cristóvão, che si affaccendavano attorno a un pugno di new entry; i nuovi arrivati già erano attratti da quell’aula assolata e dai computer sui tavoli.

Tina entrando in macchina prese fiato e confessò. “Faccio conto sui tuoi amici che già parlano bene l’italiano perché li aiutino a capir tutto, quando gli parlerò dell’avventura di costruire le app!”

“Come gliene parli?” chiese Linda mentre si guardava intorno e accendeva il motore.

Tina alzò le spalle. “Ora provo la lezione con te e Kamal. Magari comincio traducendogli la parola. App è la prima parte di tante parole.” guardò l’articolo stampato “App-artamento, app-rovazione, app-ello, approssimativo, apparato… Quando ho sentito parlare di “app”, non ne sapevo niente e ho pensato che questo insieme di tre lettere, fosse un acronimo, ne abbiamo parlato l’altro giorno, Fiat, Coni, CGIL, Rai, parto da lì, tu ti ricordi?

Kamal fece cenno di sì, “ONU, CIA, USA…”disse.

Tina sorrise. “Invece questa è solo un’abbreviazione.”

“Che in italiano vuol dire applicazione.” disse Tina “App è una parola che vuol dire applicazione software” proseguì “tecnologia informatica, quello che vi piace di più studiare… son cosette piccole e simpatiche, in genere e sono studiate e pensate per essere utilizzate nei cellulari e nei tablet. La banca ce ne ha regalati dieci in tutto, così possiamo lavorarci insieme.”

Linda decise di intervenire ancora lanciando un’occhiata allo specchietto retrovisore “Servono solo piccole somme sia per creare le app che per utilizzarle, ecco perché è esploso il boom. E non ci vuole neanche una grande perizia informatica per creare un’applicazione buona per promuovere qualsiasi servizio, assistenza medica, turismo…”

Kamal assentì e gli scappò un sorriso. “Potrebbe funzionare, trovate sempre qualcosa per fregarci.”

Tina la guardò infastidita. “Non è una gara, sai? Non è per sadismo che vogliamo che studiate. Hai già capito che ci fanno Linda e Natis con le app?”

Kamal alzò le mani “Ho messo in relazione alcune cose…” si difese, poi la blandì “forse è una bella idea la vostra… in fondo, avete pensato, se ce la fanno nell’Africa arretrata…”

Linda cambiò marcia e girò la testa. “Scherzaci tu… Gli studenti africani del tech, armati di questa roba e cellulari, stanno cambiando il destino della loro terra. Io li ho visti in Ruanda, le donne con le ceste sulla testa che camminano a un passo dagli studenti che vanno a lezione per imparare l’informatica. E ce n’era uno che gestiva insieme l’Internet cafè del campus e la sua azienda di app. S’era reso conto che gli studenti non venivano informati dei cambiamenti di orario, così ha creato una app mobile per questo oggi lavora per Urgently ed ha tre dipendenti, fornisce una serie di app a chiese, scuole e aziende. Vi pare che ci segua quell’Opel?”

Sia Tina sia Kamal si guardarono intorno ma non c’erano Opel che li seguivano.

Erano arrivati alla sede dell’ONG, entrarono dal cancello.

Tina scrollò le spalle. “Smettila di essere così nervosa, sapranno bene che Didier non è più con noi.”

“Non so se lo sanno. Aspettate voglio vedere se passa quella macchina”

Rimasero in macchina aprendo i finestrini.

“Continua tu, Linda! La lezione la faremo insieme. In fondo sei più esperta di informatica…”

Linda spense il motore e girò verso gli altri due, senza mancare di tener d’occhio la strada… “In generale le app vivono nei telefonini e nei tablet, anzi in tutti i dispositivi mobili, cioè nei sistemi tecnologici che la gente trasporta con sé e possono essere connessi al web.” Tacque “Il resto ce lo spiegherà il mio amico Natis. Dev’essere ancora nel magazzino che hanno ricavato da san Gerlando.”

Posteggiarono sull’area riservata nel cortile davanti al magazzino dell’ONG.

Un’Opel era già parcheggiata . Al suo interno non c’era nessuno.

(continua)

La foto in testata, sotto licenza Creative Commons, è di “linksicilia”, utente Flickr.

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L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

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2011 – “Battere il ferro finché è caldo”, di Luigi Calcerano
2011 – “Che fine ha fatto il principe azzurro?”, di Luigi Calcerano
2011 – “La spia di Tel Aviv”, di Luigi Calcerano
2011 – “Un fantasma detective”, di Luigi Calcerano
2012 – “Gratta e Fiuta”, di Filippo Calcerano e Luigi Calcerano
2012 – “Meminisse Iuvabit – Sarà bene ricordare”, di Luigi Calcerano
2012 – “Solo un’altra vita”, di Luigi Calcerano
2012 – “Come ti racconto il doping”, di Luigi Calcerano
2012 – “Il breve addio”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori
2012 – “Sherlock Holmes a Roma”, di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori.

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