Lunga vita al Liceo classico! Convegno nazionale a Milano

Il Liceo classico, scuola dal glorioso passato, attraversa in Italia, come in altri Paesi, un’evidente crisi e è necessario pensare al suo presente e al suo futuro, sensibilizzando l’opinione pubblica intorno a un indirizzo di studi che rappresenta le radici del pensiero europeo e rilanciando la sua forza di attrazione. Se ne è parlato per due giorni il 28 e 29 aprile nel convegno di studi “Il Liceo classico del futuro. L’innovazione per l’identità del curricolo” al Politecnico di Milano.

Questa location non è una straordinaria bizzarria, anzi il prof. Luigi Berlinguer – promotore dell’iniziativa in qualità di Presidente del Comitato per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica, insieme alla Direzione Generale per gli Ordinamenti scolastici del MIUR, al Politecnico e all’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia – rivendica con forza la paternità della proposta in una sede accademica prestigiosa, ma diversa da una facoltà umanistica; il Rettore prof. Giovanni Azzone sottolinea di aver accolto subito con favore l’idea di ospitare il convegno al Politecnico, da sempre impegnato ad attrarre studenti di qualità e a valorizzare l’unitarietà del sapere scientifico e umanistico.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto pervenire il proprio apprezzamento attraverso una lettera, in cui afferma che il nostro Paese deve molto al Liceo classico e che l’impegno oggi deve essere quello di renderlo utile al futuro e riuscire a trovare gli anticorpi alla fuga dal Liceo classico, arrestando un declino progressivo e pericoloso.

Si tratta di intraprendere un progetto decisamente controcorrente e i Licei classici sono già in prima linea in questa direzione. Tra i Paesi censiti dall’UNESCO il nostro è il primo per siti culturali di interesse per l’intera umanità e deve – anche in base all’articolo 9 della Costituzione – tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione, il primo patrimonio al mondo. Questo patrimonio non vive e non può vivere da solo; senza una memoria anche l’inestimabile ricchezza archeologica è come se non ci fosse e rischia di diventare un mucchio inespressivo di pietre. Rischiamo in altre parole di assistere al funerale della nostra tradizione culturale, che continua a parlare all’umanità soltanto se la si preserva e la si fa vivere: se no bastano tre generazioni per dimenticare tutto! – avverte Maurizio Bettini.

La diffidenza delle famiglie nei confronti degli studi classici è evidente nei dati di iscrizione: circa il 10% nel 2000, poco più del 6% per il prossimo anno scolastico, dopo essere scesi anche sotto questa soglia: tante famiglie non credono più al valore dell’equazione ‘classico = scuola di serie A’, che prepara a qualsiasi tipo di studi e sa interpretare istanze attuali. Il punto è dunque che non sono più rimandabili scelte coraggiose, in gran parte già intraprese dalla scuola reale: superare l’enciclopedismo, ridurre il grammaticalismo, trasformare radicalmente l’insegnamento – non bisogna annoiare e far soffrire! – rivedere la corrente gerarchia scolastica delle prove che pone al vertice la prova di versione. Il prof. Berlinguer afferma senza giri di parole che la seconda prova così com’è va cancellata e la sua affermazione è sottolineata dall’applauso della platea.

Cancellata o cambiata: testo breve, da comprendere e riarticolare, inserire in un contesto storico e culturale, correlare con altri testi. Qualcosa di radicalmente diverso dalla versione come normalmente concepita.

Perché i giovani non scelgono il classico? In parte perché ci sono materie che soffrono una crisi di gradimento anche per ragioni di percezione sociale e di oggettiva difficoltà, ma uno dei motivi è anche quello che non hanno conoscenza dei classici alla scuola ‘media’. Bisogna scongelare i classici, tirarli fuori dal freezer: nel dibattito di Alessandro D’Avenia con i giovani liceali del classico si fa una vera professione di fede della bellezza del mondo antico, non solo da conoscere, ma di cui diventare protagonisti e attori. Più classico al Liceo classico e anche altrove, anche alla scuola ‘media’, o alla primaria, affascinando con il racconto dei miti e con la storia delle parole. La lettura integrale dell’Odissea a 14 anni ha una potenza, lascia il segno, perché dentro i classici c’è qualcosa che non è archeologia.

La rete nazionale sta già sperimentando molte novità, grazie alle tecnologie, alle Olimpiadi di Lingue classiche, alle Summer school per docenti, ai percorsi CLIL, al teatro e alla musica, alla notte bianca dei Licei classici, per fare conoscere quanto gli studi classici siano al passo coi tempi, rimanendo una paideia che ha fatto grande una civiltà millenaria. E uno spazio anche alla sperimentazione, alla manualità e all’alternanza scuola-lavoro: mens et manus, come recita anche il motto del MIT!

In libreria tra pochi giorni e al Salone del Libro di Torino il testo “Processo al Liceo classico”, resoconto di un’azione teatrale che è andata in scena a Torino nel novembre 2014, avvocato difensore lo scrittore, semiologo e filosofo Umberto Eco. Il Liceo classico ne esce assolto, ma deve prendersi cura del proprio futuro per formare il capitale umano creativo di domani, forte per discernimento critico e coscienza della propria storicità.

Per approfondire:

Comitato per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica Il “Processo al Liceo classico”

Rita Bramante