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La valutazione nella relazione educativa

Pubblicato il: 11/03/2020 07:56:54 -


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Forse è utile soffermarsi su alcuni aspetti del problema, o per meglio dire del groviglio, della valutazione formativa e in particolare della relazione tra i due attori principali  della scuola: il docente e lo studente. La relazione educativa è fatta di rispetto, cultura, empatia, comprensione e trasparenza; di tutti questi aspetti si sostanziano i diritti dei docenti e degli studenti. Perché imparare è un diritto costituzionale, così come lo è la  libertà di insegnamento. 

Il potere docente

Il docente sa bene di avere in mano molti strumenti importanti, ma anche molte ‘armi improprie’, che si possono così riassumere: privare per sempre l’accesso ad alcuni saperi, rendere sgradevoli o impervi alcuni percorsi di studio e di apprendimento, mortificare chi apprende (sia esso bambino, adolescente, giovane adulto) non dotandolo degli strumenti adatti a capire che cosa sa e che cosa gli manca per essere sicuro di quanto serve per progredire. In una parola che cosa ha dato o sta dando la scuola allo studente per muoversi in un mondo in cui l’accesso alla conoscenza e a  un sapere “competente” gli deve essere garantito per confrontarsi, nei diversi contesti, con quanti condivideranno con lui il lavoro, la socialità, la partecipazione consapevole ai compiti della vita adulta? Qui la valutazione formativa deve sapersi far carico del compito di rispettare chi impara, per farlo crescere, ma anche di dargli strumenti per auto valutarsi e forse anche per mettersi in discussione, per capire bene a quale punto del suo lavoro si trova e cosa dovrà fare per assumere la responsabilità di se stesso. Questo è aspetto formativo fondamentale, che va curato con attenzione a tutte le età. 

A che punto sono?

Chi si occupa di scuola sa bene i disastri che nascono dalle mortificazioni, che   escludono chi «»non ce la fa», ma anche dall’eccesso di dedizione affettiva, dal maternage, che lascia soltanto nelle mani del docente la funzione di rispondere alla domanda «a che punto sono?».  Come potrà acquisire senso di responsabilità e di capacità critica un soggetto (bambino, adolescente, giovane adulto) che per anni è stato amorevolmente (nel migliore dei casi) accudito e giudicato da chi è più adulto, ha più cultura e più potere (registro, promozione, bocciatura)? Perché privarlo di punti di vista esterni ed estranei alla relazione che si genera  dentro il contesto della singola classe, per sentirsi guardato, valutato e confrontato con altri punti di vista e rispetto ad altri parametri, di cui gli siano forniti chiaramente i termini e le regole? 

Il prof. Lapiccirella (1),  ancora docente di latino e greco negli anni 1950/60  nel liceo Dante Alighieri di Roma, aveva l’abitudine di riconsegnare agli studenti i compiti svolti, senza aver ancora espresso il giudizio e il voto; sul compito  apparivano, segnate in nero, tutte le cose sbagliate, dalle più gravi alle meno gravi; ogni studente era chiamato con calma a spiegare  «cosa aveva pensato» quando aveva scritto i singoli brani della traduzione da o in latino o greco o quando aveva espresso una valutazione su un autore studiato in letteratura. Il voto finale dei singolo lavoro era il risultato di questo confronto, in cui tutta la classe  capiva bene come piccole inesattezze o gravi insufficienze potevano essere corrette e ricollocate in modo adeguato. Forse anche un bambino delle elementari potrebbe giovarsi di procedimenti di questo genere, mettendo segnature a penna, senza usare faccette più più o meno meno ammiccanti, e rispettando la sua personalità di soggetto che apprende, che sa di avere il diritto di spiegare cosa ha prodotto e su quali basi, imparando ad argomentare e ad accettare dati di fatto e soluzioni valide. 

Valutazione formativa e valutazione di sistema

Acquisire senso critico e capacità di rispettare e rispettarsi sono il frutto di abitudini e comportamenti quotidiani. Che poi ci sia l’opportunità di misurarsi sui parametri di una ‘valutazione di sistema’, può essere un di più, che arricchisce i contesti e le opportunità formative, senza interferire o sminuirne il valore. Del resto, sono indicazioni che hanno un significato interessante la scelta istituzionale di non far pesare la valutazione di sistema sul voto dato dai consigli di classe o dalle commissioni di esame, come compromesso accettabile, su cui lavorare in futuro; e,  nella stessa direzione, la decisione autonoma di più del 90% degli studenti della secondaria superiore che lo scorso anno si sono sottoposti volontariamente alle prove Invalsi e le esperienze di molti docenti che, in gruppo, le utilizzano per riflettere sul proprio lavoro. Stupisce che il Miur, col sostegno di parlamentari, giornalisti, opinionisti, ecc. senza intervenire nel merito, per rendere più scientificamente utilizzabile la valutazione di sistema, si sia affrettato a ‘sterilizzarla’, tenendola nascosta fino alle radiose giornate di agosto(?) agli studenti e ai docenti che li hanno di fronte  durante gli esami finali. Come se i primi fossero bambini da proteggere, e i secondi deboli soggetti influenzabili, incapaci di distinguere i risultati del proprio lavoro e di quello dei propri studenti da altre modalità di confronto. Non si aiuta la scuola a cambiare e i giovani a formarsi nascondendo punti di vista e risultati diversi … sotto il tappeto.

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(1) Segretario del CLN provinciale, Lapiccirella il 29 gennaio 1944 diresse con Carlo Lizzani e Massimo Gizzio la manifestazione contro tedeschi e  fascisti dei giovani romani. Dopo la strage delle Fosse ardeatine, nel pronao della chiesa di Santa Maria Maggiore, commemorò pubblicamente il suo collega Pilo Albertelli, lì  trucidato con altri 334 patrioti romani dai tedeschi per rappresaglia dopo l’attentato di via Rasella

Vittoria Gallina

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